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V E N T I M I G L I A

Biografie  di  ventimigliesi illustri

Tratte da “INTEMELIO - Conversazioni storiche, geologiche e geografiche sulla città e sul distretto intemeliese”.

 

 

AGOSTINO LASCÀRIS

    Il 28 luglio 1838 cessava improvvisamente di vivere in Torino il marchese Agostino Lascaris, conte di Ventimiglia, luogotenente generale, presidente della Reale Accademia delle scienze, decurione della città di Torino, protettore della città di Ventimiglia. Le rare e virtuose doti del suo cuore, le dotte opere, frutto di lunghi studi, trovarono nel Cibrario un fedele ed affettuoso espositore. Con lui si chiuse degnamente una nobilissima discendenza.

 

 

ING. GIUSEPPE BIANCHERI

    L’ingegner. Giuseppe Biancheri, è nato nella nostra città il 23 luglio 1815. Egli salì assai presto in fama non solo per le cariche esercitate nell’amministrazione del Genio marittimo, ma per l’amicizia, di cui l’onorò l’eminente scienziato e uomo di Stato Pietro Paleocapa. Nel 1857 pubblicava in Torino un’operetta col titolo “Studi sul prolungamento del molo occidentale del porto di Genova, opera che gli valse la carica di ispettore di sorveglianza dei porti del regno. Fu pure per due volte eletto deputato nel collegio di Oneglia. Dopo il 1877 ottenne di essere collocato a riposo e nel dicembre dell’anno seguente si spegneva nella sua villa di Latte a soli 62 anni di età.

 

 

CATERINA LORENZI

    Ricordiamo con gratitudine il nome di una dama ventimigliese: Caterina Lorenzi, la quale, vincendo l’umiltà dei natali con la nobiltà dell’animo, erogava il pingue patrimonio, frutto di lunghe e pertinaci fatiche, in opere di beneficenza, principalmente all’ospedale Santo Spirito. Una effigie marmorea della benefattrice è posta nell’atrio del civico ospedale a perenne memoria.

 

 

CLARA  PORRO

    La signora Clara Porro era figlia di Paolo e di Maria Orengo, ventimigliesi. Sebbene nata in Genova nel 1870, visse molto tempo a Ventimiglia, che ricordava sempre benché lontana. Nel 1906 sposò l’editore Giulio Speirani e morì in Torino nel 1917. Scrisse romanzi e novelle; collaborò assiduamente nel Giovedì, giornaletto per gli adolescenti. Fra i suoi libri, scritti con purezza di lingua, vi accennerò i seguenti: L’eroismo d’un fanciullo; Lotta di un cuore; Cuore di bimba; La signorina; Il morticino torna; L’albero di Natale; Vita campestre. Questi romanzi si possono leggere liberamente, perché non offendono né la fede né la morale; anzi, mentre dilettano, mirano sempre alla educazione del cuore.

 

 

NICOLA MURATORE

    Nicola Muratore, mio collega di scuola ed amico, nacque nel 1877 da Dionisio Muratore, capobanda della musica cittadina. Versatissimo nelle scienze finanziarie, pervenne al grado di direttore generale al Ministero delle Finanze. Scrisse varie opere relative al finanziamento delle opere pubbliche. Fu pure professore all’Università di Roma nella facoltà di scienze politiche ed economiche. Non dimenticò mai la sua natia Ventimiglia. Morì a Roma il 28 aprile 1944.

 

 

PAOLO GEROLAMO ORENGO

    Il marchese Paolo Gerolamo Orengo, vice-ammiraglio e senatore del regno, nacque a Ventimiglia il 21 ottobre 1826 e vi morì il 7 maggio 1921. Fu nominato• guardiamarina il 1° luglio 1847; sottotenente di vascello il 2 dicembre 1852; luogotenente di vascello il 29 agosto 1858. Il 18 febbraio 1864 fu promosso capitano di fregata, poi capitano di vascello nel 1869 e dieci anni dopo contrammiraglio; infine il 1° aprile 1885 vice-ammiraglio. Fu nominato senatore del regno il 25 ottobre 1896. Egli partecipò a tutte le campagne di guerra per l’indipendenza d’Italia, dal 1848 alla guerra del 1870, meritandosi non solo gli encomi dei suoi superiori, ma anche le medaglie al valore. Fu capo di gabinetto dei ministri Pescetto, Menabrea, Biancheri, De Pretis; fu segretario generale dei ministri Ribotti e Saint-Bon. Fece quarant’anni di servizio attivo, di cui venti in navigazione.

 

 

VINCENZO NATTA SOLERI

    Insigne dottore, medico chirurgo: Natta Soleri che, sebbene nato a Bussana, fu seconda sua patria Ventimiglia, in cui visse tutta la vita. Era un uomo di austeri costumi, di carattere franco e d’una rara modestia. Si laureò in medicina all’Università di Genova; volle pure addottorarsi nella celebre Università di Parigi. Mentre era ancora studente a Genova - così mi raccontò egli stesso - conobbe il padre santo, S. Francesco Maria da Camporosso, al quale parlò molte volte, conservando di lui una grata memoria e mettendone in pratica i saggi consigli. Il Natta Soleri faceva il medico con scrupolosa coscienza. Oh, quante volte ci trovammo insieme nelle case dei malati ! Quando vedeva che la malattia d’un infermo era incurabile e non poteva essere guarita con l’arte medica, predisponeva egli stesso il malato a ricorrere alla medicina celeste, a chiamare un sacerdote. Inoltre, chi potrebbe dire a quante famiglie povere che non avevano i mezzi per pagare le visite, il medico Natta condonò tutte le spese ? Egli conosceva e metteva in pratica il detto della Sacra Scrittura: “La carità copre la moltitudine dei peccati e fa ritrovare la misericordia di Dio”. Infatti egli la ritrovò nell’ultima sua malattia, in cui, confessato e comunicato, offrì a Dio tutti i propri dolori in espiazione dei falli commessi. Morì 1’8 agosto 1926; la sua morte fu un lutto generale per Ventimiglia. Egli volle un funerale semplice. Eppure nel trasporto della salma dalla Cattedrale al Vallone di S. Secondo - dovendosi trasferire la salma a Bussana, nella tomba di famiglia - accorse spontanea e commossa un’ingente folla di popolo. Tanta eredità di affetti si era acquistato con la sua bontà e carità fiorita !

 

 

ANTONIO FERRARI

    L’avv. Antonio Ferrari, mio collega di scuola, nato nel 1876, laureatosi in legge, non frequentò i tribunali, ma si limitò a vivere tranquillamente in famiglia con la madre e a dedicarsi alle opere di propaganda cattolica fra i giovani e gli uomini maturi. Fu capo dell’azione cattolica, fabbriciere della Cattedrale, presidente dell’ospedale ed anche dell’associazione San Vincenzo. Chi potrebbe dire il bene che fece con la parola ornata e saggia, con le sue opere benefiche ?  Sposatosi, non cambiò tattica. Rimasto vedovo con una figlia, fu chiamato alle armi durante la prima guerra mondiale. Non fece il militare perché, passata la visita medica, fu rimandato per malattia. Egli morì in età ancor verde il 20 agosto 1932, compianto dalla maggior parte dei Ventimigliesi.

 

 

SECONDO  BONSIGNORE

    Il canonico prevosto della Collegiata di Ceriana, don Secondo Bonsignore, nacque a Ventimiglia da antica famiglia nel 1866. Studiò nel patrio Seminario, indi fu mandato a Genova per frequentare l’Università teologica, dove si distinse per l’acutezza dell’ingegno e la memoria fenomenale. Fu ordinato sacerdote il 16 marzo 1889. Di fantasia ardente, di cuore sensibile, amante del bello, studiò con amore i classici, da cui attinse purezza di lingua, eleganza e nobili ed elevati pensieri. Più di tutto si dedicò ex-professo allo studio della teologia morale e dogmatica, sicché divenne un ottimo teologo. Tra le sue opere ricordo: La finalità del creato, Il soprannaturale e Lo stato religioso. Tradusse dal francese: 1) Storia dell’Ordine Carmelitano; 2) Storia di padre Doussot, domenicano; 3) Storia di suor Maria Elisabetta, carmelitana scalza.

 

 

ERNESTO CODIGNOLA

    Uno scrittore insigne e professore all’Università di Pisa fu Ernesto Codignola, nato a Ventimiglia. Questi fu mio scolaro, quando frequentava il patrio Ginnasio. Fin d’allora mi accorsi della rara intelligenza del giovinetto, che prometteva bene perché molto amante dello studio. Egli fu critico sociale, collaboratore di parecchie riviste italiane. Sono sue opere: 1) Il metodo d’insegnamento nelle scuole elementari; 2) La pedagogia rivoluzionaria; 3) Problemi didattici; 4) Traduzioni di opere pedagogiche di M. Blondel.

 

 

GIUSEPPE GIOGOSO

    Sebbene questo canonico sia nato a Santo Stefano al mare il 10 marzo 1862, pure visse sempre a Ventimiglia, insegnando letteratura nel patrio Seminario; di lui mi vanto di essere stato dapprima suo discepolo, poi suo collega nell’insegnamento del latino e greco. Egli fu autore di vari libri, tra cui ricordo il Mese Mariano, il Mese di Settembre, la Palingenesi. Fu membro di due Accademie, conferenziere arguto ed equilibrato nella critica. Fu traduttore di molte poesie latine, scritte con sapore oraziano dal can. Callisto. Al valore letterario, il prof. Giogoso unì quello di musicista, compositore di molte opere sacre e profane. Musicò un Miserere pei caduti d’Italia, che, pubblicato, gli meritò encomi e congratulazioni anche dalla Regina madre. L’augusto Sovrano, di motu proprio, il 3 marzo 1921 nominò il can. Giogoso cavaliere della corona d’Italia.

 

 

ANTONIO ORENGO

    Diede saggi di bello ingegno don Antonio Orengo, nato in Ventimiglia il 20 maggio 1762 dal marchese Nicolò, conte di Roccasterone. Ancor giovane abbracciò l’Ordine dei Somaschi, dove insegnò belle lettere nel collegio borbonico di Napoli e in quello di Ferrara. Egli nel 1799 stampò due volumi di poesie e più tardi un libro sugli ele­menti rettovici. Già avanzato in età, scrisse la tragedia di S. Secondo in versi sciolti. Morì in Genova nel collegio reale il 31 ottobre 1822.

Anche padre Agostino Rossi, dell’Ordine degli Agostiniani, nato in questa città nel 1777, ebbe estesa e ben meritata fama per la sua eloquenza straordinaria. Ad una bella presenza e vasta memoria univa un raro modo di porgere ed una voce tonante, sicché illustrò i pergami delle più illustri città d’Italia. Egli morì nel 1833 in Genova in età ancor vigorosa.

 

 

EMILIO  VIALE

    La morte non si mostrò meno inesorabile col degno sacerdote don Emilio Viale, che, nato in Ventimiglia da umili genitori nel 1831, per i suoi meriti e le sue virtù ottenne di essere elevato al grado di amministratore apostolico del Principato di Monaco. Appena il Viale fu sacerdote, insegnò nel patrio collegio e fu assunto, quale segretario, dal vescovo mons. Biale. Egli, investito d’un canonicato nella Cattedrale, veniva eletto prelato domestico di S.S. e insignito delle decorazioni di cavaliere dell’Ordine di S. Carlo e di comm. dell’Ordine del S. Sepolcro. Moriva nel giugno 1883, varcati appena dieci lustri di età.

 

 

ANTONIO BONSIGNORE

    Antonio Buonsignore, nato a Ventimiglia nel 1806, insegnava nel patrio collegio retorica nell’anno 1828. Dal 1835 tenne la cattedra di filosofia. Nel 1842, date le dimissioni da professore, fu nominato reggente postale. Ebbe la carica onorifica di provveditore agli studi fino al 1854. Sono sue opere: 1) L’incolumità di Ventimiglia nell’epidemia colerica del 1835; 2) Commedia tratta dai Promessi Sposi; 3) Versione dei Martiri di Chkeaubriand; 4) Traduzione in ottave del Paradiso perduto del Milton; 5) Traduzione dell’Henriade di Voltaire; 6) del Telemaco di Fenelon. Egli fu insigne letterato, di vasta cultura e di molta erudizione.

 

 

ANDREA ROLANDO

    Degno collega del Buonsignore fu il sacerdote don Andrea Rolando, nato nel 1802, educato a studi classici nel rinomato collegio di Montefiascone. Chiamato ad insegnare istituzioni retoriche nel patrio collegio, pubblicò in diversi tempi poesie italiane e latine e a lui si deve l’orazione sulle lodi di padre Angelico Aprosio, dedicata all’illustre concittadino avv. Giuseppe Biancheri. Don Rolando morì canonico della Cattedrale il 30 ottobre 1881.

 

 

CALLISTO AMALBERTI

    Il canonico Callisto Amalberti, nato il 3 febbraio 1835, morì il 30 gennaio 1914. Laureatosi in legge, abbracciò lo stato ecclesiastico e fu ordinato sacerdote nel 1859. Fu per cinquant’anni professore emerito di teologia, filosofia e storia ecclesiastica nel patrio Seminario. Fu canonico della Cattedrale, canonico onorario della Cattedrale di Monaco. Nel 1898 ebbe il titolo di prelato domestico da papa Pio X. Amantissimo degli studi classici, fu cultore esimio della lingua latina. Egli scrisse e pubblicò un considerevole numero di poesie latine, in latino purissimo, che lo collocarono fra i migliori latinisti del tempo. Coltivò pure gli studi storici e fu bibliotecario dell’Aprosiana e membro di molte Accademie italiane ed estere. Morì compianto sinceramente per l’integrità della vita, per la bontà e la sua dottrina, che lo rendevano caro a tutti.

 

 

GIUSEPPE LUIGI BIAMONTI

    L’abate Giuseppe Luigi Biamonti, filologo e poeta, è nato nel 1762 nei piani di Vallecrosia. Da giovane egli acquistò grande perizia nelle lingue latina ed ebraica, e fin d’allora improvvisò versi, imitando le poesie ossianiche, tradotte dal Cesarotti. In Roma studiò con ardore i classici e fu maestro di greco a Vincenzo Monti, dal quale fu molto stimato. A Firenze fu incaricato della custodia d’un ricco museo e tanto vi studiò da diventare assai dotto nella numismatica e nell’archeologia. Insegnò poi eloquenza nelle Università di Bologna e di Torino e cessò di vivere in villeggiatura presso Milano nell’ottobre del 1824. Di lui rimasero molte opere importanti, fra cui citerò: Trattato dell’Arte oratoria, le tragedie Ifigenia in Tauride e Sofonisba, molte poesie, traduzioni in prosa italiana delle tragedie di Eschilo, della poetica di Aristotile, delle Odi di Pindaro e dell’Iliade. Pubblicò inoltre parte d’un poema intitolato Camillo, il quale doveva essere una allegoria dei grandi avvenimenti di quei tempi, in cui fu scritto. Lasciò imperfetta un’opera sulla Sacra Scrittura. Scrisse molto riguardo la antica filosofia e sulla poesia degli Ebrei. Ventimiglia deve sapere grado a questo suo concittadino, perché, grazie ai buoni uffici di lui presso il conte Prospero Balbo, la scuola di Teologia in Seminario fu riconosciuta cattedra universitaria.