rivista il: 16 settembre 2013
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Dal 9 al 13 dicembre, una tempesta di terra e di mare fece straripare la Roia, inondando il sobborgo di Sant’Agostino.
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       Iniziò con un fortissimo vento di mare, che sradicò ulivi e scoperchiò il monastero dei Conventuali e fece danni alle Canoniche, poi la Roia si allargò sulla piana dei Paschei, arrivando a lambire il Convento. Il 10 e il 12, riprese a piovere, allarmando non poco le Autorità. Venne tenuta una processione, verso il Capo, con le reliquie di San Secondo. Durante l’inverno un’invasione di lupi cervieri veniva ad infestare le vicinanze della città, arrecando gravi danni in alcune ville e negli isolati casolari.
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In ottobre, una sconcertante polemica tra la nobiltà ed il vescovo scoteva la città, sull’opportunità di spostare a primavera la festa patronale di San Secondo.
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        I "Magnifici", sorta di nobili locali, chiedevano al vescovo di fissare un’altra data per festeggiare il patrono San Secondo, giacché in quel periodo la maggior parte di loro soggiornava in Villa, a causa dell’aria irrespirabile in città, a causa dell’impaludamento della Roia.
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Nel mese di marzo, dalla Congregazione dei Riti giungeva il benestare a festeggiare San Secondo nella seconda domenica dopo la Pasqua.
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        Il Priore del Consiglio, Carlo Innocente Porro, decretava la solita salva di bombarde dagli spalti del Forte, nella sera della vigilia, quando ogni famiglia doveva accendere un fuoco dinnanzi alla porta di casa, in segno di pubblico giubilo.
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In aprile, il popolo evitò di festeggiato San Secondo nella nuova data.
Il 26 agosto, i Confratelli Bianchi, in veste da cerimonia, invasero la Cattedrale per dare inizio alla processione, con grande tumulto, fino all’intervento del Vicario Generale che impose l’ordine, inviando a Roma la relazione di certo Filippo Buttari, che incolpando du tutto il vescovo, chiedeva, coi nobili, il ripristino della data in agosto.
Il 31 agosto, la Congregazione dei Riti, da Roma ingiungeva al vescovo Giustiniani, residente in Mentone, di ripristinare la festa patronale di San Secondo all’usato tempo del 26 agosto.
Il 6 ottobre, da Mentone, il vescovo Giustiniani replicava alle accuse, ripristinando la festa nella sua data precedente.
Il 5 aprile, con un editto, il vescovo Pier Maria Giustiniani decretava la data per la celebrazioni, ogni anno, della festa patronale di San Secondo, nella giornata del 26 agosto.

Il vescovo Pentejo, riconsacrata Novalesa, riceveva in dono la reliquia del capo di San Secondo; martire tebeo a Victimulo, presso Vercelli; che trasferiva a Ventimiglia, dando inizio al culto ed a molte leggende sul santo.
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     Potrebbe aver avuto inizio la costruzione della Cattedrale romanica, sul terreno occupato precedentemente da una chiesa preromanica, edificata sulle fondamenta di una precedente bizantina o normanna, che aveva preso il posto di un tempio pagano, dedicato a Giunone. Le reliquie di San Secondo sono servite per dare ai ventimigliesi qualcosa di concreto da venerare, in alternativa all’Assunta, patrona della città e dalla diocesi, che di reliquie proprio non poteva fornirne.
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Il giorno di Pentecoste veniva scoperta la congiura ed il 28 giugno venivano giustiziati Ezzelino Doria e gli altri.
Il 7 di settembre, veniva commemorato San Secondo.
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       Nella data di quel giorno, l’antico necrologio della Cattedrale riporta: nota de beato secundio qui decollatus fuit apud vintimilium.
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Il 3 gennaio, il canonico Secondino Giudici fondava una cappella in onore a San Secondo, nella Cattedrale.

Il vescovo Galbiati riesumava le reliquie di San Nicolò e San Secondo, nell’altare di San Nicolò, in Cattedrale, e le proponeva a maggior devozione separandole

Il primo marzo, una ricognizione sulle reliquie di San Secondo, eseguita dal vescovo Broglia, relaziona: Restano più e diverse ossa,le quali sono conservate in un grande vaso con dentro l’effigge di un uomo armato, in numero di 29, cioé 27 insigne e due frammenti.

La nobile famiglia Porro, su un suo terreno presso il Resentello all’ombra delle Mauře, annessa ad una casa colonica, volle edificare una modesta chiesuola in onore di San Secondo, patrono della città e Diocesi di Ventimiglia.

Il vescovo Nicolò Spinola decretava il solenne culto della città e della Diocesi al nuovo santo Patrono, il martire della legione Tebea, San Secondo, protettore nella sfuggita pestilenza del 1579.
 
Le reliquie di San Secondo vennero racchiuse in un artistico busto d’argento, eseguito a spese del Comune
1650 Veniva eretto l’Oratorio di San Secondo, Orazione e Morte, detto dei “‘Neri”‘, sede della Compagnia della Misericordia, per volontà testamentaria di Antonio Porro, che donava la sua casa.

 

      FESTA PATRONALE

       A  lampa  de   San   Segundu

        Il 26 agosto, ricorrenza del Santo Patrono della Città di Ventimiglia e della sua Diocesi, durante la celebrazione  della  Messa Granda, in Cattedrale, a Geixa Granda. All’offertorio, la Cumpagnia consegna all’officiante, il cero decorato "U Çeiru", dedicato all’altare di San Secondo, come lampada votiva.

       Nel pomeriggio, durante lo svolgimento della tradizionale Pruscessiun, un drappello di balestrieri in costume, delegato della Cumpagnia, trasporta la macchina del cero per le vie ed i carrugi del Centro Storico, scortando l’artistico busto seicentesco, icona del Santo Protettore intemelio.

USANZE
USANZE

 

SAN SECONDO PATRONO,
PROSECUTORE D’UN AGOSTO COLMO DI RICORRENZE
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In Ventimiglia, fin dall’antichità, le ricorrenze laiche o religiose più importanti avrebbero avuto svolgimento nel mese d’agosto, come ci indicano le sovrapposizioni celebrative lungo il volgere dei secoli. Prosecutore dell’antica reminiscenza di festività collettive in questo mese è rimasto il solo San Secondo, dal XVI secolo, patrono della Città e della sua Diocesi.

LA CELEBRAZIONE DELL’ASSUNTA
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Sulle comuni celebrazioni festive, del XIII secolo, Girolamo Rossi ci lascia questa rilevante pagina: “Quanta dovesse essere perciò la ricchezza di non poche famiglie ed il benessere generale d’ogni ordine di cittadini, appariva in modo particolare nella festa più grande dell’anno, che ricorreva ai 15 di agosto, dedicata a Nostra Signora Assunta: festa già della federazione latina, che cominciava in Roma il 13 di agosto presso il tempio di Diana sull’Aventino, e a Ventimiglia lo stesso giorno presso il tempio di Giunone. Allorché il Cristianesimo si fece trionfante nella città nostra, si mutò il nome della divinità pagana in quello della Vergine Madre di Cristo: ma la solennità civile, che consisteva in celebrar feste popolari con simulacri di battaglie, alla presenza della magistratura, ed in una fiera che durava tre giorni, fu religiosamente mantenuta. Cominciava la sera del 13 a suonare per un’ora la campana maggiore della Cattedrale: e questo faceasi per invitare i rettori delle chiese, comprese nel territorio del Comune, a recarsi coi fedeli alla festa, che andava a incominciare, e associarsi quindi alla solenne processione, in cui al clero secolare e regolare preceduto dal vescovo, alle autorità civili e militari aventi a capo il podestà, pigliavano parte tutti i parafici o maestranze colle loro insegne. - Un fatto notevole attirava in copia i forestieri, ed era il poter assistere la vigilia della festa, allo scolo di un’acqua miracolosa, farmaco a molte infermità, che scaturiva da una stella in pietra, scolpita sul pilastro sinistro dell’elegante peristilio, che da il principale ingresso alla Cattedrale”.
        A confutare la citazione del Rossi sull’opportunità locale di servirsi del tempio di Giunone per celebrare Diana, nel 1972, Nino Lamboglia pubblicava il testo d’un antico manoscritto, relativo all’esistenza nella Albintimilium nervina d’un tempio dedicato proprio a Diana, fin dall’anno 90 prima dell’era Volgare. Le vestigia della chiesa cristiana, costruita sulla pianta di quest’antichissimo tempio, erano ancora visibili nell’anno 1836.
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IL CULTO A SAN ROMANO
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L’antico agosto festaiolo ventimigliese avrebbe avuto inizio, però, con una celebrazione legata al mito di Eracle, che, sul territorio dell’antica Contea, si è conservata nel culto dedicato a San Romano, partecipe all’agiografia di San Lorenzo, celebrati già il giorno 10 del mese.2
      La cristianità trionfante del IV secolo, ha riconosciuto San Cristoforo negli attributi appartenuti ad Eracle, quindi, potrebbe esser stato in quel periodo che la collina che sovrasta la città Nervina, oltre la Collasgarba, cessava di essere dedicata ad Eracle, per assumere il titolo di San Cristoforo, che conserverà fino al 1200; nell’attribuzione di protettore dei viandanti; ma ancora nel 1498, sulle Maure, era presente una chiesuola, poi dedicata a San Giacomo.
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       La collina avrebbe potuto esser dedicata ad Eracle a ragione del passaggio sul suo crinale della antichissima Strada Heraclea, che da Piacenza portava a Marsiglia, attraverso il valico della Turbia, sulle alture retrostanti il
Portus Herculis monœci.
       Lungo il tracciato di quella strada, l’immagine pagana di Eracle è stata sostituita da San Romano, per la semplice conformità sulla robustezza di Heracle e Cristoforo, col significato di grande o smisurato che, nel parlare di allora su quei siti, assumeva il termine:
Romàn, che col suo derivato: Romedàri indicava omaccione, uomo d’alta statura, da ro-molto e mevd-grandezza.

IL FERRAGOSTO DELLA ROMA CONQUISTATRICE
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Le celebrazioni religiose più importanti dell’antico Ferragosto erano quelle relative al giorno 13, dedicate alla dea Diana, legate alla vita dei boschi, alle fasi lunari e alla maternità. A questa festa era permesso partecipare sia ai padroni sia ai servi, senza che per quel giorno esistessero differenze sociali. Le donne durante tutto l’anno appendevano all’interno del tempio tavolette votive e consacravano alla dea le proprie vesti, per ottenere da lei un parto facile e felice. Nello stesso periodo si svolgevano feste in onore di altre divinità, tutte feste legate alla prosperità e fertilità della natura così come della donna.
       È possibile vedere anche una associazione della figura di Diana con quella della divinità lunare Selene: in molti riti dei romani, inoltre, Diana era venerata come divinità trina, punto di congiunzione della Terra e della Luna per personificare il Cielo. Custode delle fonti e dei torrenti, è considerata anche la protettrice degli animali selvatici. Aveva comunque altri lati positivi: era apportatrice della fresca rugiada e della pioggia ristoratrice, proteggeva i viandanti nelle ore notturne, si prendeva cura di monti e di foreste: un’ambientalista ante litteram.
      Il maggiore tempio dedicato a questa dea si trovava sul colle dell’Aventino, mentre il principale luogo di culto era presso il piccolo lago laziale di Nemi, sui colli Albani.
                                                                                             
Luigino Maccario

1) "Il Discorso de rebus Italiae, come anche un manoscritto conservato da Giuseppe Nervi, dicono queste precise parole: «Alpium Intimilium magna civitas quae comprehendebat duo suburbio, et suburbium occidentale erat presens Albintimilium, in quo habitabant illi soli, qui rebus valebant militaribus. In Albintimilio erat magnum templum Dianae dirutum». Aggiunge Girolamo Rossi: e questo tempio ancora si vedeva prima del 1836, che venne del tutto distrutto allorquando fecero la strada, che lo tagliava in mezzo, ed era di tre belle navate, la grandezza del quale superava assai il Duomo di Savona, come il scrivente lo ebbe a misurare, ed era composto tutto di pietra scalpellinata, la facciata aveva benissimo degli ornati, ma del tutto rovinati, la navata di mezzo era grandiosa alta e meraviglia ornata d’un bellissimo cornicione, però il volto era a terra, la navata di ponente era alta circa un uomo del resto rovinata, la navata del levante era ancora quasi intiera, ma però senza il volto, che fu del 645 circa, abbruciato dall’Ariano Rotari. ... Al momento dei lavori per la strada ottocentesca, sulle rovine emerse si sarebbe letta la seguente iscrizione, copiata dal Rossi nell’anno 1829, quando rimaneva murata sovra la porta del tempio medesimo. Virginis templum suhit insoletum / Nervios aris monet devolutos, / Ut procul Sanctis adytis recedat / Turba prophana. Dunque da quest’iscrizione si viene a conoscere, che codesto Tempio fu la prima Cattedrale. In un altro luogo venne rinvenuta un’altra iscrizione contenuta dal medesimo tempio, copiata dal Rossi: Depositis Humili Secundi loco / Sanctis Reliquis Nervia viderat, / Augustus voluit Virginis reditus / Tandem pignora reddere. Dunque, a ragione, a queste due lapidi a tutta si può conoscere come la prima chiesa cattedrale ventimigliese fu questo tempio, che avrebbe durato dall’anno 90 circa, sino alla distruzione della più antica Ventimiglia". (Nino Lamborglia, R.I.eI. - anno XXVII - n. 1-4 - 1972. I.I.S.L. Bordighera - p. 98)
2) Martire cristiano, San Romano ha tradizionalmente un certo culto sul nostro territorio, infatti ben tre siti nella parte bassa della Zona Intemelia conservano chiese dedicate a questo soldato: - Borgo con chiesa al confine Est del Principato di Monaco, prospiciente la Baia di Roccabruna. - Chiesa romanica nella valle del Carei, a Sud-Ovest di Castellaro, nell’entroterra di Mentone. - Chiesa campestre sul crinale di Bigauda, nelle campagne a Sud-Ovest di Camporosso. - Un altare, d’una certa importanza, nel santuario della Madonna delle Virtù, in Siestro. Legionario incaricato di assistere al supplizio di San Lorenzo, si rifiutò dichiarandosi cristiano. Fu sottoposto a flagellazione e poi decapitato a Roma nell’anno 258. Si invoca contro il pericolo di possessione demoniaca. Il
dies natalis è tradizionalmente il 9 agosto, la vigilia di San Lorenzo. È da considerare inoltre la continuativa commemorazione di san Ercole, il giorno 12 d’agosto.
3) San Giacomo ha rilevato persino la data del
dies natalis di Cristoforo, il 25 luglio. Nel 1346, il vescovo Bonifacio Villaco consacrava, nella Cattedrale, l’altare di san Nicolò, ponendovi anche le reliquie dei beati Secondino e Cristoforo. Il patrocinio di San Cristoforo contro la peste è stato rilevato da San Rocco, celebrato il giorno 16 d’agosto, mentre la parte agiografica del suo martirio che lo vide colpito da frecce è stata assunta da San Sebastiano e la parte riservata alla sua decapitazione, dopo San Romano, la ha rilevata San Secondo.

 

L'ISCRIZIONE SUL CERO DEL 2006