Descrizione delle antiche Rogazioni. All’epoca della loro origine, le Rogazioni erano molto lunghe e duravano quasi tutto il giorno; i servi, durante il triduo, erano esonerati dal lavoro, in modo che tutto il popolo potesse digiunare senza difficoltà: «in questo triduo tutti si astengano e usino cibi quaresimali» (I Concilio di Orléans). Si effettuavano molte stazioni. Il Messale Gotico ha una «serie di collette (collectiones) per le Rogazioni, da recitarsi nei vari luoghi dedicati ai Santi» (PL 72, 290 s.), «in San Pietro, in San Paolo, in Santo Stefano, in San Martino, in San Gregorio». Tutti i giorni, al termine della processione, veniva detta una Messa particolare (Miss. Goth., PL 72, 287-290) e ad ogni stazione veniva letta una pericope della S. Scrittura. Dalla prolissità di queste pericopi (P. Salmon, I, 138-168) si può capire quanto impegno venisse profuso nell’istruzione del popolo tramite la lettura delle Scritture: nel corso del triduo, infatti, si leggevano integralmente i seguenti libri: Giacomo, I Pietro, Tobia (primo giorno); II Pietro, I Giovanni, Giuditta (secondo giorno); II e III Giovanni, Giuda, Ester (terzo giorno).
      I canti processionali erano salmi, come riferisce più volte San Gregorio di Tours: «procedono salmeggiando dopo la croce, preceduti dagli stendardi» (Hist. Franc. ,IV, 5; V, 4; V, 11). Secondo il Messale Gotico: «in questo digiuno di mortificazione, istituito per tre giorni, pregando, tracciando il segno della croce, con la moltitudine del popolo e lodando la divina Maestà col canto della salmodia, chiediamo…» (PL 72, 288). Per quanto riguarda la durata, San Cesario di Arles scrive: «Non vi allontanate dall’assemblea della chiesa, poiché non ci affatichiamo per un arco di tempo tanto lungo da non poterlo sopportare. Infatti, colui che in queste sei ore non abbandona l’assemblea della chiesa, consegue un grande rimedio per la propria anima» (Sermo 208: G. Morin, S. Caes. Arel. opera omnia, 1937, 190).
        P. Radó, Enchiridion liturgicum, Romae-Friburgi Brisg.-Barcinone, 1961, pp. 1256-1258.       Traduzione di Daniele Di Sorco

       Tradizionalmente la festa dell’Ascensione si celebra il giovedì che segue la V domenica dopo Pasqua, ossia quaranta giorni dopo la Pasqua. Soltanto in tempi recenti è stata introdotta, in certi Paesi (tra cui l’Italia), la possibilità di trasferirla alla domenica successiva, per ragioni di uniformità col calendario civile. Le Litanie minori o rogazioni, quindi, si svolgono il lunedì, il martedì e il mercoledì che seguono la V domenica dopo Pasqua.

        Nel sec. V, la città di Vienna, in Gallia, fu sconvolta da numerose calamità: frequenti terremoti, continue sterilità dei campi, guerre incessanti atterrivano la popolazione. Perciò il vescovo San Mamerto, nel 469, istituì tre giorni di Rogazioni [dal latino rogare = chiedere, pregare, supplicare] prima dell’Ascensione: «prescrisse al popolo un digiuno, istituì una formula di preghiera, una serie di processioni, una felice distribuzione di elemosine» (San Gregorio di Tours, Hist. Franc., II, 34: PL 71, 231 s.). Il digiuno, sconosciuto a Roma nella ricorrenza del 25 aprile, a Vienna era considerato essenziale, come afferma Sant'Avito: «Questa festa è tale che la sua gioia consiste nell’austerità più completa, i suoi conviti nelle lacrime, i suoi cibi nella fame; la sua origine risiede nella necessità, il suo mantenimento nella carità, la sua celebrazione nel riposo e il suo riposo nella fatica» (PL 59, 293).
      Le altre città della Gallia soggette al dominio dei Franchi adottarono a poco a poco le Rogazioni di Vienna, prima la città di Clermont-Ferrand, su iniziativa di Sidonio Apollinare († 482), poi le rimanenti, finché il primo Sinodo di Orléans, nel 511, prescrisse i tre giorni di Rogazioni.
        Anche in altri luoghi d’Europa furono introdotte le Rogazioni: in Spagna, nel 517, il Concilio di Gerona le raccomandò (can. 2), ma, volendo conservare la prassi di non digiunare durante il tempo pasquale, le trasferì alla settimana dopo Pentecoste. A Milano furono adottate tra il V e il VII sec., di certo erano in uso prima Carlo Magno, ma venivano celebrate la settimana dopo l’Ascensione, quando «lo sposo se ne era ormai andato» (Borella, cit. in Righetti, Storia liturgica, II, 398-401). In Germania il Sinodo di Magonza le istituì nell’813: i partecipanti alla processione dovevano incedere «non a cavallo né indossando di abiti preziosi, ma coperti di cenere e vestiti di cilicio, a meno che una malattia non lo impedisca» (can. 30: Mansi, XIV, 72).