Ancöi l'è
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PEUTINGERIANA 

INTEMELIA

dall'antichità del Ponente Ligure 

   

       I territori siti nell’odierno Estremo Ponente della Liguria, contigui a quello esteso fino al Fiume Varo, erano anticamente abitati, nell’ordine, dagli Ingauni, dagli Intemeli e dai Vedianti, che in epoca imperiale romana hanno condiviso una composizione geopolitica unitaria suggerita dalle caratteristiche messe in evidenza nelle propaggini meridionali delle Alpi Marittime.

     Discendendo verso il Mediterraneo, dalle Cozie, i crinali dell’Arco Alpino Occidentale si frammentano in una serie di importanti displuviali rivolte a Sud, he vanno poi a trasformarsi in Appennini. Il Massiccio dell’Enciastraia localizza lo spartiacque che delimita il bacino terminante, verso il mare col Massiccio dell’Esterel. Il suo versante di Ponente presenta numerose displuviali rivolte a pettine verso il bacino del Rodano, per convogliarvi la maggior parte degli affluenti di sinistra. Il versante di Levante delimita il corso del Fiume Varo, che nasce presso Estenc, villaggio del comune d'Entraunes, situato a sud del Col della Cayolle, ad un’altitudine di 1790 metri; andando a sfociare presso Nizza.

       Dal crinale delle Marittime, che si conclude a Est con la Cima Pertegà, per originare il Colle di Cadibona, si dipartono due dorsali verso il mare. Quella a Ovest si conclude con Monte Agello, immergendosi con Capo d’Aglio, mentre quella a Est si immerge a Capo Nero. Delimitano l’ampio corso della Roja, che nasce dai 2192 metri del Colle di Cornio, presso il Passo di Tenda, e sfocia a Ventimiglia.

       Dalle Prealpi liguri, poco più a Levante, i 2200 metri del Monte Saccarello generano una lunga displuviale che si immerge col promontorio di Capo Mele, presso Andora, costituendo il bacino del Torrente Argentina, spartendo le sue acque dal Torrente Arroscia, che nasce dai 1488 metri del Passo della Guardia, presso Monte Saccarello, e sfocia presso Albenga. Il bacino dell’Arroscia è delimitato a Est dalla dorsale generata dai 2650 metri del Massiccio Marguareis, che finisce in mare coi 280 metri del Monte Piccaro, presso Ceriale.

 

       Nell’ampio territorio fin qui descritto, da sempre vi è insediata la frontiera ligure con la Gallia Narbonense, che non è mai apparsa un limite, ma semmai un’opportunità. Peculiarità del nostro territorio, che persino la Tabula Peutingeriana, dall’anno 375 dell’era volgare, mette in evidenza raffigurandone l’omogeneità e le particolarità sostanziali così come le abbiamo descritte riportate ai giorni nostri. 1

      Ancor prima dell’epoca imperiale il Passo della Turbia era attraversato da quel confine, che in seguito è stato dislocato lungo il corso del Fiume Varo per comodità e per maggior accostamento ai trasferimenti navali d’allora. Era dunque in territorio Intemelio che i percorsi stradali godevano di maggior interesse. 2

       Sui crinali di destra del corso del Fiume Roja si dipanava la strada che attraverso il Passo dello Strafurcu permetteva il funzionale raggiungimento del Basso Piemonte, a partire da Ventimiglia. Cammino attivato dalla transumanza delle greggi che trovavano pascoli estivi, nelle Valli attorno al Monte Bego, considerate dai pastori alla stregua di un santuario degno di essere istoriato con le incisioni delle Meraviglie.

        I crinali di sinistra del Roja erano percorso dalle strade che permettevano continui scambi con i Montani, dalle parti di Mondovì, dopo aver aggirato il Massiccio del Marguareis, dal Colle dei Signori.

 

  NOTE

   1   Il più antico documento cartografico ligure, dalla seconda metà del IV secolo la Tabula Peutingeriana mostra tutte le informazioni rilevanti sulla posizione delle città più importanti e delle mansio, ossia, i luoghi di sosta sulla rete stradale dell’impero romano. Indica anche la serie delle tappe giornaliere, raffigurate attraverso la segmentazione di linee rosse, sulle principali rotte di viaggio.

   2    Al termine di una parentesi deleteria, piuttosto recente, la frontiera è scivolata a Ponte San Luigi, in luogo improprio, presso i Balzi Rossi, che il Trattato di Schengen ha provveduto a ricondurre quasi alle specificità che abbiamo assegnato al passato.