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EPOPEA DEL CHINOTTO

    Dal XVII secolo, sul territorio del Ponente Ligure, da Nizza a Nervi, tra le piantagioni di cedri, limoni, aranci  e aranci amari, trovavano grande diffusione le piantagioni di chinotti. Ridotte poi nell'area da Ventimiglia a Savona, a partire dall'Ottocento il chinotto conobbe ampia valorizzazione nell'artigianato profumiero, in pasticceria e nella produzione di bevande, fino al secondo dopoguerra.

    Oggi rimane coltivato a favore dell'industria solo nel tratto da Albenga a Savona  e  molto  intensamente tra Pietra Ligure a Finale Ligure. Se ne producono cinquecento quintali, per essere consumato candito, sotto maraschino, come marmellata, o per estrarne l'essenza.

 

 

RICOLTIVIAMO IL CHINOTTO

di Luigiono Maccario  - 2007

    Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, per l’Italia, la coltivazione del Chinotto (Citrus aurantium myrtifolia) era presente solo in Liguria, da Ventimiglia fino a Nervi e un po’ in Sicilia, presso Taormina.

    Fino al sorgere degli Anni Sessanta, sul bancone dei bar e delle osterie locali, non mancava il pittoresco vaso dei chinotti al maraschino, consumazione assai apprezzata dagli adolescenti di allora.

    Ai giorni nostri, rimane coltivato in maniera industriale solo nella provincia di Savona, da Albenga ad Albissola, con un picco di produzione nella zona compresa da Pietra Ligure a Finale Ligure.

    Rilanciato e sostenuto dall’Ente Provincia di Savona, e promosso dall’Arciconfraternita del Chinotto, con sede a Sestri Ponente, l’agrume vanta una notevole ripresa nella Riviera ponentina.

    Se ne producono cinquecento quintali l’anno, con tendenza all’aumento, giacché l’intera produzione viene conferita ad industrie locali, che lo preparano: candito, sotto maraschino, come marmellata, oltre ad estrarne l’essenza, usata in profumeria. Un altro sito produttore, in medio oriente, è la Georgia, la quale dichiara di produrne soltanto dieci quintali in più della Liguria.

    Avanti che la floricoltura intensiva affossasse qualunque produzione agricola, a Ventimiglia la coltivazione del chinotto ha rappresentato una voce economica non indifferente; oggi la situazione ambientale è ancora ottimale, tanto che qualche sito non troppo accessibile, potrebbe riprendere ad ospitare i redditizi chinotti.

 

LA VOCE INTEMELIA  anno LXII  n. 9  -  settembre 2007