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Emilio Azaretti

 

    Nato a Ventimiglia il 3 aprile 1902, da Angelo ed Emilia Rondelli. Compiuti gli studi, nel 1925 si laureava in chimica e farmacia all’Università di Genova ed esercitava la professione di farmacista, ereditata dal padre, in via Cavour, angolo via Stazione. Nei primi anni del XX Secolo, la nostra città vantava la presenza di un ritrovo culturale pubblico, il Caffè Ligure, in viale Principe Amedeo, oggi corso della Repubblica, dove “u sciù Emiliu” partecipava assiduamente ai dibattiti curati dall’emerito professor Vieri Bongi. Appassionato di dialetto e tradizioni locali, nel 1927, è stato tra i fondatori della “Cumpagnia d’i Ventemigliusi”, una delle prime “famiglie” liguri, con “A Campanassa” di Savona e “A Compagna” di Genova e "U Cumitau d'e Tradiçiue Munegasche". Questa associazione si è proposta la difesa del patrimonio linguistico, storico, monumentale e folcloristico di Ventimiglia e della Zona Intemelia ed egli ne è stato Console Rappresentante, cioè presidente, fino al 1945. Nel 1928, assieme a Filippo Rostan, fondava la “Cumpagna d’u Teatru Ventemigliusu”, filodrammatica dialettale che tanta importanza avrebbe avuto nell’opera di recupero e salvaguardia del patrimonio locale. Dissenziente al regime, che avversava tenacemente le tradizioni, riuscì caparbiamente a mantenere la propria indipendenza di pensiero ed a continuare l’opera intrapresa. Agli inizi degli anni Trenta, con un folto gruppo di amici, appassionati come lui dei dialetti intemelî, pose le basi per la fondazione della “Academia Ventemigliusa” con la quale diede vita al movimento de “A Barma Grande”, un’iniziativa che ha avuto il suo punto di forza nella pubblicazione di una rivista - sottotitolata “Antulugia Intemelia” - alla quale collaborarono scrittori in vernacolo della zona compresa tra la Valle Argentina ed il Principato di Monaco, anche se questa era stata divisa dal confine politico italo-francese. Fra il 1932 ed il 1939, di questa antologia sono stati pubblicati sette volumi, contenenti una vasta produzione dialettale: poesie, prose, testi teatrali, risultati di ricerche linguistiche ed etnografiche. In feconda collaborazione con Filippo Giliu Rostan, sotto lo pseudonimo di - Yvan Dakhordiu - appaiono numerose pièçes dialettali, in testi originali o ridotti, fra cui sono da ricordare: L’AMÙ U L’È CIÜ FORTE CHE U BRUSSU, “U dottor PEPIN SCURLÜSSURA, PAULIN U S’INCALA, A VERITÀ A L’UFENDE, A ÇENA D’A LEVA (trasmessa dalla RAI negli anni ‘70). Ancora: A SCÖRA D’Î MARÎ, U SE CREDEVA D’ESSIŘU, U RÜVEGU DE BON CÖ, FRANÇÉ MEŘA, U SPIRITU DE CUNTRADIÇIUN, BERNÀ U BÜLU U SE MARIA. Nel 1946, in Svizzera, sposava Matilde Pfister, dalla quale ha avuto due figlie: Emilia e Gisella. Da genitore coscienzioso, nel periodo del loro svezzamento, dedicò molto più tempo alla famiglia, tralasciando un poco i molteplici interessi culturali. Però, nel 1961, spronato dal Rostan, richiamava ad una maggior attività lo sparuto gruppo di Soci della Cumpagnia, invitandoli alla ripresa delle tradizioni ed al coinvolgimento della generazione giovanile. Intanto incitava gli autori dialettali di tutta la Zona Intemelia al recupero dell’attività, facendo pubblicare da Nino Lamboglia, l’ottavo numero della Barma Grande. Da quell’anno, fino al 1974, sotto la sua guida, venivano stampati altri sei volumi della rivista, che contengono la produzione dialettale del dopoguerra e serviranno da pungolo per la ripresa della letteratura dialettale, che da allora ha trovato numeroso seguito. Anche dopo la scomparsa di Rostan continuava l’attività d’autore di testi teatrali, originali o ridotti, che venivano puntualmente rappresentati dalla “Cumpagnia d’u Teatru Ventemigliusu” diretta da Pierino Sismondini. Questi i titoli: CHI U L’È U MARIU DE CESIRA ?, INA PIGA DERRE’ A L’AUREGLIA, U GRUNGU, I DUI CUSTANTIN, A PIGNATA, A RIVINÇITA DE PASCÀ, PESCAVUI DE CANA, U CUTELU DE PE’ U MANEGU, CHELE NÖTE DE SETEMBRE.

    Nel 1977, celebrandosi il cinquantenario di fondazione della “Cumpagnia d’i Ventemigliusi”, fra le altre iniziative, venivano creati dal dottor Azaretti i “Centri di Cultura Dialettale” che hanno lo scopo di tramandare agli alunni delle scuole il patrimonio culturale del dialetto. Diretti da Renzo Villa, nella Scuola elementare e dal prof. Massimo Cavalli nelle Medie, i Centri svolsero un’intensa attività soprattutto nel campo della canzone e della recita dialettale, ottenendo lusinghieri successi, almeno fino a tutti gli anni Ottanta, anche sotto la direzione di Rita Zanolla. E’ stato ancora Azaretti a preparare i testi dialettali per questa attività, adattando per le scene, antiche e celebri favole, quali: A FOURA D’U RATU E D’U GALETU, GIANCANEVE, ÇENERUSELA, MARMELIN, U GATU INGIARMAU. Per gli scolari ha redatto inoltre una grammatichetta illustrata IMPARAMU U VENTEMIGLIUSU, nata dalla collaborazione con Villa, e compendiata da una serie di audiocassette, lette in dialetto da amici della Cumpagnia. Fin dagli anni Trenta è stato autore di numerosissime canzoni dialettali, alcune composte in occasione delle edizioni della “Battaglia dei Fiori”, musicate e raccolte in volume “CANSUN VENTEMIGLIUSE” edito dalla Cumpagnia nel 1970, primo di una serie di pubblicazioni, anche prestigiose. Alla fine degli anni Settanta, cominciarono ad apparire i frutti di lunghi anni di studi e di ricerche, condotte nel campo del dialetto e, di solito, presentate ai “Colloques des langues dialectales” organizzati a Monaco. Fra le pubblicazioni: NOMENCLATURA DELLA FAUNA MARINA IN DIALETTO VENTIMIGLIESE, apparsa sul Bollettino dell’Atlante Linguistico Mediterraneo e la collaborazione al volume I DIALETTI LIGURI contenente gli atti del Convegno di Genova, tenuto nel 1973. Non faceva mancare la propria collaborazione alla “Rivista Ingauna e Intemelia” dell’Istituto Internazionale di Studi Liguri, del quale era stato Socio fondatore e, fino al 1977, Presidente della Sezione Intemelia. Ma l’opera che doveva dargli fama nazionale ed internazionale è stata certamente L’EVOLUZIONE DEI DIALETTI LIGURI, ESAMINATA ATTRAVERSO LA GRAMMATICA STORICA DEL VENTIMIGLIESE, apparsa in due successive edizioni, nel 1977 e nel 1982. In questo stesso anno, dopo una lunga opera di preparazione, fornita dai già nominati Colloques, sorgeva a Monaco Principato, la “Académie des langues dialectales” della quale era stato propugnatore, membro fondatore e vicepresidente. Nel 1989 vedeva la luce l’ultima impegnativa fatica: STUDI LINGUISTICI SULL’ANFIZONA LIGURIA-PROVENZA, preparata in collaborazione con la prof. Giulia Petracco Sicardi, e contenente un approfondito e magistrale saggio sul dialetto di Olivetta San Michele. Dotato di fervente spirito politico, nel 1945, al termine della disastrosa guerra che aveva ridotto Ventimiglia ad un cumulo di macerie, lanciava l’idea della “Zona franca intemelia” che avrebbe dovuto ricostruire, almeno dal punto di vista economico-doganale, l’entità dell’antica Contea. Per raggiungere questo scopo fondò “L’Unione Democratica Federalista della Liguria Intemelia” associazione che aveva il proprio organo di informazione nel giornale locale “LA VOCE INTEMELIA”, di cui fu fondatore e direttore fino alla morte. Il progetto della Zona Franca non si poté realizzare, ma il giornale continuò le pubblicazioni come mensile di informazione e difesa degli interessi locali sotto l’egida della “Unione Intemelia”. Fondatore, nel 1948, della “Commissione italo-francese per lo studio dei problemi di frontiera e del bacino del Roia”, fu pure fondatore e presidente del “Comitato per l’ammodernamento della S.S. 20 di Val Roia”, nonché delle associazioni “Difesa della spiaggia” e “Pescatori Marini”. Ispettore onorario della Soprintendenza ai Monumenti fino al 1971, fu pure membro dalla fondazione della “Commissione di arte sacra della diocesi di Ventimiglia”. Negli anni Sessanta, eletto come indipendente, fu per tre amministrazioni successive Consigliere comunale ed Assessore alle Finanze e al Patrimonio, occupandosi, tra l’altro, per l’istituzione in città dei Licei Classico e Scientifico e dell’Istituto Tecnico Commerciale.

Sua pure la pratica di progettazione e finanziamento dei lavori, poi interrotti, del porto di Ventimiglia. Ha lavorato indefessamente fino a quando le condizioni di salute glielo hanno permesso, cioè fino a poco tempo prima della morte, che sopravvenne il 26 febbraio 1991, nella sua casa di Marina San Giuseppe, lasciando incompiuti alcuni interessanti lavori di cultura locale, tra i quali la stesura della messa per il giorno di San Secondo, redatta in ventimigliese; lavoro che è stato pubblicato postumo dalla signora Matilde.

  

                                                     Da suppl. a: “LA VOCE INTEMELIA” Anno XLVI - n° 2 - marzo 1991.