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GRAMMONDO E LONGOIRA

alti  monti  di  Confine

    Il territorio del Comune di Ventimiglia, è definito ad Occidente da due monti di una indubbia entità, che emergendo dal Mar Ligure a Capo Mortola, arrivano a raggiungere i m. 1.146 slm. con la Longoira e i m. 1.378 slm. con il Grammondo; in allineamento Sud-Nord, coprendo un’area lunga 10 kilometri.

    Nella parlata locale, le due montagne si chiamano Longöira e Granmundu, due toponimi ben definiti. La Longöira deve il proprio alla caratteristica morfologia, con un acuto crinale lungo ben 4.500 metri. In calce è affrontato il toponimo del Granmundu.

    Le pendici Ovest di questi due monti degradano in modo deciso sui territori francesi di Castellaro e Mentone, dove il punto più elevato della  Longoira, Cima Restaud, vanta una curiosa interfaccia di vetta, alta m. 1131 slm., denominata “Rocca d’Ormea”, in francese Roc d’Or, contenente un paesaggio ineguagliabile.

    Le pendici Est del Monte Longoira precipitano nel lungo e selvaggio Vallone del Passo, definito sul suo lato a Levante dalle falde, anch’esse assai lunghe di Monte Fuga, m. 724 slm., con un acuto crinale di tre kilometri, verso il Passo dei Settecamini. Sul breve lato Sud, la Longoira degrada decisa verso il mare di Punta Mortola, contenendo gli abitati di Ciotti, Grimaldi e La Mortola, oltre ai famosi Giardini Hanbury e alle rocche paleolitiche dei Balzi Rossi.

    La più complessa orografia del Grammondo manda le sue pendici Est verso la Val Bevera e il Vallone di Latte, contenendo gli abitati in quota di Villatella, Sealza e Sant’Antonio, oltre che numerose altre frazioni, appollaiate sulle falde più basse.

    Le vette dei due monti si raggiungono abbastanza agevolmente sia dal versante francese che da quello italiano. Il punto di smistamento è costituito dal Passo del Cornà, ben segnalato da un grosso pilone di elettrovia.

    I punti di partenza nostrani sono ubicati a Mortola Superiore (Ciotti), Sant’Antonio attraverso Monte Grosso, o per Villatella. Altri partono da Olivetta San Michele, o da Castellaro, in Francia.

    In località Gerri, non molto discosto dalla vetta di Grammondo, NNE, è sito il Rifugio Gambino, 14 posti letto, serviti, gestito dal CAI di Ventimiglia . Attorno al Grammondo, il mese di maggio è caratterizzato dalla stupenda fioritura della peonia selvatica endemica.

           La Longoira, retrostante il crinale di Monte Fuga                                           Villatella con la vetta del Granmondo

TOPONIMI

MONTE  GRAMMONDO

di Luigino Maccario

    La carta a 25.000 dell’Istituto Geografico Militare, nella mappa Airóle, quadretto 80-81 Long, ovest - 55-56 Lat. nord del foglio 102 della Carta d’Italia, rilievo del 1937, indica la cima di 1.378 metri, segnata dal confine di stato con la Francia, chiamandola “Monte Grammondo”.

    È lo stesso nome assegnato a questa alta vetta marittima dal cartografo sabaudo che ha uniformemente italianizzati i toponomi locali, alla realizzazione dell’italico Regno.

    Matteo Vinzoni, nella carta del Commissariato di Sanità di Ventimiglia per la Serenissima Repubblica di Genova, nel 1720. assegna alla stessa montagna il nome di “Monte Gramondo”.

    Se Grammondo vuole dare al monte il significato di “gran mondo” nell’accettazione di voluminosa terra di montagna nei pressi del mare, non segue la volontà popolare che, tramandandosi un nome simile con una sola emme, intendeva forse, per questa vetta, un altro significato.

    Nella parlata dialettale il monte è detto “Gramundu”, “... in Gramundu” per significare verso o sopra detta montagna.

È ricorrente nel nostro dialetto il dissolvimento delle consonanti internasali, quindi non dovrebbe meravigliare la scomparsa di una “n” tra gra e mundu, che confermerebbe il suddetto significato.

    Ma la radice potrebbe essere Grannus , col significato di “mondo di Grannus” o addirittura come “monte a Grannus”, considerando le affinità, nella pronuncia dialettale montana, tra “mund > mondo” e “munt > monte”, ma anche “muntu > salgo verso”.

    Grannus, era divinità celtica assimilata dagli antichi romani in Apollo, a sua volta cristianizzato nell’arcangelo san Michele. La presenza di molti toponimi “San Michele” nella zona intemelia potrebbero dare la misura della diffusione dei culti pagani preesistenti, tra i quali il nostro Grannus.

    A conferma della radice celtica degli abitanti preromani della zona può venirci in aiuto il toponimo Belenda, bosco ai piedi della Longoira, sopra la Mortola, con molta probabilità legato al nome della divinità celtica Belen.

    Mentre la suggestiva dedicazione del Monte Toraggio alla divinità preromana Torevaius, presente anche a Nizza, darebbe la misura di quanto i monti, visibili e riconoscibili da lontano, fossero sede di culto nell’antichità.

 

LA VOCE INTEMELIA  anno XLV  - n.  9  - settembre 1990

 

La costa da Ventimiglia a Bordighera, vista da Punta Restaud della Longoira

 

ZOTICI IN GRAMMONDO

    Su Monte Grammondo, il marmo alla base della “Croce di Cima Renuit”, dovrebbe segnalare la territorialità ventimigliese del luogo; invece, per vizio degli zoticoni che hanno progettato e portato a termine la pur encomiabile postazione marmorea, comunica un qualcosa di non ben definito. Certamente non indica il nome della Città di Ventimiglia, e neppure quello del suo territorio comunale. Gli attivisti inurbani, che non si documentano, possono raggiungerei i risultati più goffi.

                                                                                                        Luigino Maccario

 LA VOCE INTEMELIA  anno LXV  n.  9  - settembre 2010

 

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