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RIPORTIAMO GLI OLMI IN PIAZZA CATTEDRALE

 

      Era l’anno 1425, quando la piazza della Cattedrale ha subito uno dei rifacimenti di comodo che l’hanno portata a guastarsi. Infatti oggi, la struttura architettonica del luogo potrebbe mostrare bel altro aspetto, se i cittadini vi avessero dedicata maggior attenzione.

      In quell’occasione gli imputati sono stati gli olmi che davano un verde respiro alla piazza, sul lato di Nord-Est della Cattedrale. Si tratta delle balconata alberata che fronteggiava l’episcopio d’allora. Erano tre anni che i Canonici si lamentavano col vescovo e protestavano coi consoli della città per porre fine alla “letamaia maleodorante provocata da una infinità di uccellini, che col loro brusio, notte e giorno, rendono impossibile il salmodiare e la preghiera dei fedeli”.

      Minacciando la scomunica, il vescovo ha imposto l’abbattimento degli olmi, che veniva prontamente eseguito, innescando però il malcontento tra i cittadini. Tre anni più tardi, il Parlamento emetteva un’ordinanza per ripristinare “l’antico splendore“, mettendo a dimora “… i tolti alberi voluti dai nostri antenati”.

      Si arrivava, con quell’aspetto, fino alla seconda metà del 1700, quando veniva acquistato il nuovo episcopio sull’angolo di porta Nuova e gli olmi venivano nuovamente abbattuti per far spazio a quell’eccessiva struttura che ospiterà il seminario, nell’applicazione indifferibile del Concilo Tridentino. Colpletato soltanto a 1800 inoltrato, il seminario comincerà a funzionare soltanto dal 1880. Verrà sopraelevato nel 1900 e risultava già inutilizzato nel 1916, divenendo poi un magazzino ed ospitando una tipografia.

      Nel 1960 il proprietario istituzionale lotizzava gli spazi all’interno del seminario e li vendeva, negando definitivamente alla comunità di poter tornare a disporre degli olmi in Piazza Cattedrale. Oggi quel palazzaccio, che non risulta specificatamente antisismico, potrebbe essere affrancato e spianato. A livello della piazza potrebbe essere riedificata la copia conforme del medievale episcopio, concedendo alla città di poter nuovamente ammirare in un sito assai migliorato“… i tolti alberi voluti dai nostri antenati”.

                             L.M.

                                                                                                       LA VOCE INTEMELIA anno LXXIV n. 5 - maggio 2019 

 

 Il seminario prima del 1892

 

Oltre 150 anni di ingombro per soli 60 di funzione

Apparso nel 1840, il palazzone verdolino funzionò da seminario dal 1877 al 1939  

 

      Il 18 settembre 1564, monsignor Carlo Visconti, delegato in Roma, decideva di dotare Ventimiglia di un Seminario, secondo gli intendimenti del Concilio Tridentino.

    Nel 1741, il vescovo Pier Maria Giustiniani acquistava quello che è l’attuale dismesso episcopio, ampliato nel 1840 con l’acquisto del giardino pensile e del loggiato verso la Colla.

     Nel 1775 il vescovo Domenico Clavarini progettò e gettò le basi per costruire il seminario dove era precedentemente la sede vescovile, ma la Rivoluzione francese lo destituì poco prima della sua morte avvenuta il 1 ottobre 1797. Ancora oggi, nonostante i numerosi interventi di accomodatura dell’ingombrante fabbricato, è possibile constatare l’inadeguatezza di quell’antico progetto, che rende il palazzone sempre meno attraente e poco vivibile. Perfino poco stabile. Senza contare che dal 1840 deturpa l’armonia edilizia della Città Alta.

      Dal 1837 il vescovo Lorenzo Battista Biale riprese a costruire il palazzone dovendo mantenere le caratteristiche già impostate. Tuttavia, lo stesso vescovo, nel 1857, otteneva di riaprire la chiesa e il convento di Sant’Agostino, adibendoli ad uso seminario. Nel 1866, al decesso dello stimato rettore, il teologo don Giacomo Roggeri di Taggia, da Sant’Agostino il seminario veniva trasferito nel convento di San Francesco in Ventimiglia alta. Intanto terminava la problematica costruzione del palazzone al fianco della Cattedrale.

      Dal 1877 il vescovo Tommaso dei marchesi Reggio adattò il palazzone per ospitarvi un Convitto aperto ai giovani, provenienti dai centri minori della Diocesi, che avessero voluto frequentare il Ginnasio locale.

      Nel palazzone, l’8 marzo 1880, il vescovo Reggio fondava l’Accademia filosofica di San Tommaso, che ebbe vita per ventitré anni. Nel 1884, veniva chiuso il Convitto esterno, avendo raggiunto il numero di quaranta vocazioni, raccolte tra i giovani provenienti dai centri minori della Diocesi, che diventarono così seminaristi.

     Dal 1892, il vescovo Ambrogio Daffra provvide a riparare e migliorare quel seminario elevando l’ultimo piano, ove fu collocata la biblioteca. Aprendo anche due ampli terrazzi per la ricreazione dei chierici. Nello stesso tempo, provvide loro una villeggiatura estiva in Perinaldo.

    Forse a causa della guerra, nel 1916, il seminario risultava inutilizzato, però il vescovo si opponeva alla requisizione del fabbricato da assegnare come alloggio ad un contingente di 1200 soldati.

      Il 30 aprile 1933, entrava in diocesi il vescovo Agostino Rousset, il quale rilevò dalle suore Trinitarie, richiamate in Francia, il maestoso fabbricato con annesso giardino ai confini di Vallecrosia, per adattarlo a seminario, che inaugurò nell’ottobre del 1939.

      Quindi, le funzioni di Seminario si svolsero nell’oscuro palazzone soltanto dal 1884 al 1939. Poco più di mezzo secolo, contro gli oltre duecento anni di ingombro e i centoquaranta di deturpamento visivo forniti.

     Nel 1940, il palazzone adiacente alla Cattedrale venne adibito a ricovero di mercanzie e stamperia. Il 12 novembre 1944 ricevette alcune bombe, sganciate verso il ponte stradale sulla Roia dai bombardieri alleati. Negli Anni Sessanta la Curia cedette la proprietà dello sventurato palazzone ai medesimi inquilini, che in precedenza aveva accettato come affittuari.

      Grave errore della municipalità il non aver acquisito quell’insicuro complesso edilizio, che con la sua mole esuberante deturpa il paesaggio armonico della città alta. Se un giorno, un restauro oculato, raderà al suolo questo antiestetico manufatto, i giardini e la piazza che se ne potranno ricavare, oltre ad una civile abitazione proporzionata; quale doveva essere l’antico episcopio; daranno respiro al centro storico, rendendo visibile la navata sinistra della Cattedrale dalla città bassa. Fornendo così un aspetto più ordinato a tutta la monumentalità medievale.

                                                    L.M.

 

  

GLI OLMI DELLA CIASSA

 

MARIO ASCHERI "Segundin 2003"

pensa alla riqualificazione della piazza sul fianco destro della cattedrale.

 

LE CROTE INSICURE

 

 

VENTIMIGLIA MEDIEVALE

 

RIFARE IL CAVU