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PREFAZIONE DELL'AUTORE

      Il presente lavoro è la mia tesi di laurea redatta nel 1989-90, relatore il chiarissimo professor Antonio Gibelli, Docente di Storia Contemporanea presso l’Università degli Studi di Genova.

      Viene pubblicata quest'anno, in occasione del centenario dalla fine del terribile conflitto grazie all'affettuosa sollecitudine e all'ostinato impegno di Luigino Maccario.

     Questo lavoro di ricerca, realizzato in anni in cui lo studio della Grande Guerra dormiva sotto la "coperta" stesa dal secondo dopoguerra, sarà sicuramente emendato e integrato dai nuovi studi portati avanti da vari ricercatori, non ultimi, Danilo Gnech, Rita Zanolla, Paki Cudemo, Giorgio Caudano.

      Sono state inserite alcune parti del diario/zibaldone di Vincenzo Geva, che erano solo descritte nella stesura originale, da mie fotocopie in quanto lo stesso risulta irreperibile e probabilmente perduto per sempre. Sono state anche incluse le foto delle cartoline / schede ricordo dei caduti ventimigliesi realizzate dal Comitato Assistenza Civile dopo il conflitto.

 

INTRODUZIONE

      Il presente lavoro si propone di ricostruire la partecipazione di Ventimiglia alla Prima Guerra Mondiale, e in primo luogo la partecipazione dei suoi cittadini nelle file dell’esercito, le perdite umane e i costi sociali.

      A questo scopo mi sono servito di fonti diverse per lo più conservate in archivi pubblici locali. Il fondo più importante cui ho attinto è costituito da una raccolta di lettere dell’Ufficio Assistenza civile.

      Il fondo è contenuto in una cartella non recante alcuna annotazione, ha chiara origine recente, rientrante nella tipologia Anni Sessanta.

      La cartella è stata rinvenuta insieme ad altro materiale eterogeneo in un cartone di medie dimensioni, privo di qualunque intestazione; depositato negli scantinati della Biblioteca Aprosiana di Ventimiglia sita in via Garibaldi 3 a Ventimiglia alta.

      Il materiale è originario dell’Archivio di Stato del Comune di Ventimiglia ed è stato raccolto da un dipendente della biblioteca senza un particolare criterio salvo quello dell’interesse personale; si suppone che sia rimasto presso l’archivio altro materiale ora non più rintracciabile per dei traslochi subiti dall'archivio stesso.

      La cartella conteneva un centinaio circa, tra lettere e cartoline non ordinate né catalogate. Si è quindi proceduto al loro ordinamento e alla loro catalogazione come segue.

      Si sono divise le cartoline dalle lettere, poi si sono schedate, cominciando dalle cartoline usando un modulo pre-ordinato:

          Mittente: (lo scrivente, singolo o gruppo).

          Luogo: (il luogo di provenienza della cartolina).

          Data: (la data sulla cartolina o sul bollo).

          Destinatario: (il destinatario della cartolina).

          Oggetto: (il contenuto della cartolina).

      Le cartoline così ordinate sono 38, quasi tutte del tipo in franchigia prive di disegni particolari salvo bandiere o simboli militari.

      Si tratta di materiale dal contenuto vario, vi sono richieste di notizie da parte dei familiari indirizzate all’Ufficio assistenza civile, da cui risulta che è più che sufficiente non ricevere notizie da un mese dal proprio congiunto perché scatti la necessità di rivolgersi all'ente assistenziale.

      Il tono di queste cartoline è normalmente molto ossequioso. La gente comune si rivolge all'ufficio assistenziale con fare a volte eccessivamente reverente, come se ci si aspettasse una grazia, ma sicuri che per l’ente sia una cosa fattibile; si sente la differenza di ruolo e collocazione sociale degli scriventi: il tono delle cartoline scritte da ufficiali, di estrazione sociale superiore, è generalmente più confidenziale. Lo scrivente appare a proprio agio, come se scrivesse ad un conoscente. In altre cartoline vi sono notizie mandate dai soldati, e anche in queste vi è un tono di particolare ossequio, anche se meno di accentuato. Vi è in esse il desiderio di sentirsi vivi e di farlo sapere in maniera ufficiale. Per esempio, la cartolina di un soldato dà notizia del suo spostamento in zona tranquilla con un compiacimento che tradisce il desiderio di essere lontano dal fronte.

      La maggior parte sono del 1917, anno particolarmente duro.

      Si è poi passati alle lettere, che sono state divise per temi principali; si sono così costituiti quattro gruppi: il primo, costituito da 32 lettere, che raccoglie le richieste di notizie su militari inviate all'Ufficio assistenza civile di Ventimiglia, e le notizie di militari inviate in risposta all'Ufficio assistenza civile. Per catalogarle ci si è serviti di un modulo preordinato:

          Mittente: (lo scrivente, singolo, famiglia o ente);

          Destinatario: (singolo, famiglia o ente);

          Data: (la data impressa sulla lettera);

          Contenuto: (il contenuto della lettera).

      Le lettere permettono un’analisi più approfondita, ma sostanzialmente confermano quanto si è già detto per le cartoline; metà sono richieste di notizie di militari dei quali non si ha notizia da meno di un mese fino a sei mesi. Il mittente è per lo più il parroco, ma è sempre un tramite, è colui che scrive a nome delle famiglie, contadine per lo più, che più che per l’analfabetismo si rivolgono a lui per il timore che sorge in loro ad avere a che fare con la burocrazia degli enti; il parroco quindi, come in periodo di pace si occupa dei rapporti dei suoi parrocchiani con la burocrazia civile (certificati, atti notarili, tasse ecc.) così ora si rivolge con parole adatte all'Ufficio assistenza civile, ma il tono è sempre quello di chi non rivendica un diritto, ma chiede una grazia.

      Alcune di queste richieste di notizie giungono dall'estero, dalla vicina Francia o dalla Corsica; si tratta dei familiari di militari che pur vivendo in Francia hanno risposto alla chiamata e sono partiti per il fronte.

      Nella restante metà si tratta di missive contenenti informazioni su militari di cui non si è avuta notizia direttamente: risposte inviate dai cappellani degli ospedali militari, o da ufficiali dei reparti di appartenenza degli scomparsi. Alcune riportano lo stato di salute e il morale altre notizie più particolareggiate. Presenti anche alcune richieste di notizie su sussidi dovuti, ma mai ricevuti, come quello di una famiglia dimorante a Montecarlo con tre figli piccoli a carico. Vi sono, per finire, un paio di lettere riguardanti due disertori, feriti, guariti e dimessi, ma non più rientrati ai propri reparti.

      Il secondo gruppo è formato da 25 lettere riunite insieme in quanto si tratta di comunicazioni di decesso o di irreperibilità; per catalogarle si è usato il modulo preordinato:

          Mittente: (singolo, reparto, ente);

          Destinatario: (singolo, ente);

          Data: (data di morte o della scomparsa);

          Contenuto: (se deceduto o disperso e dove).

      I mittenti sono per lo più gli organi preposti a questo compito presso l’esercito, ma vi sono anche alcune lettere provenienti dal Vaticano.

      Sono rappresentate tutte le tipologie di cause dei decessi: in azione, per ferite subite in combattimento, per malattie contagiose, in prigionia, e persino a causa di autolesionismo.

      Il terzo gruppo è costituito da sei certificati fra stati di famiglia e atti notori, destinati a ottenere pensioni di guerra per i famigliari di alcuni militari deceduti e che erano principale sostegno per la famiglia. Per catalogarli si è usato il modulo pre-ordinato:

          Certificato: (di che tipo di certificato).

          Città: (città in cui è stato rilasciato).

          Data: (data sul certificato).

          Richiedente: (richiedente la pensione).

          Causa: (causa della richiesta).

          Famigliari: (quali famigliari a carico).

      Si tratta di famiglie povere, nelle quali il caduto era il principale sostegno economico, sia che fosse il marito sia che fosse il figlio. Compare il caso particolarmente pietoso di una donna che ha perso sia il marito che i due figli maschi.

      Il quarto gruppo è formato da due richieste di sussidio, o meglio d’interessamento per ottenere un sussidio.

      Un altro fondo a cui ho attinto è costituito da una serie di cartoline. Si tratta di 191 cartoline ricordo, ciascuna dedicata ad un ventimigliese caduto o disperso (210 i ventimigliesi deceduti o dispersi). Le cartoline, in cartone rigido, riportano i dati anagrafici del militare deceduto o disperso. Su 155 di esse compare anche la foto o in divisa o da civile, sulle restanti 36 al posto della foto compare un simbolo militare costituito da due fucili incrociati con una corona d’alloro e un elmetto.

      Il fondo è stato ritrovato in un cassetto di un vecchio armadio depositato negli scantinati della civica biblioteca Aprosiana di Ventimiglia, armadio proveniente dallo sgombero dell’archivio comunale.

Probabilmente si tratta di cartoline preparate a cura del comitato assistenza civile alla fine del conflitto per documentare il contributo dei ventimigliesi alla vittoria nel clima di esaltazione che seguì la fine della guerra.

      Oltre a questi documenti ho usato come fonte il diario del capitano medico Vincenzo Geva, per la cui analisi si rinvia all'appendice 1.

      Mi sono avvalso inoltre di alcune fonti edite. In gran parte si tratta di opuscoli celebrativi editi nel clima di esaltazione nazionale e di celebrazioni dopo la vittoria. In particolare: Ventimiglia degna cooperatrice nella Guerra Europea, di Nicola Orengo, storico e insegnante di Ventimiglia, che era stato incaricato di scrivere questo opuscolo come stimolo all'erezione del monumento ai caduti. Nell'opuscolo viene descritta a grandi linee la guerra vista da Ventimiglia e la cronaca dei principali fatti avvenuti in città, legati al conflitto.

      Relazione sull'opera svolta dall'Assistenza Civile di Ventimiglia durante la guerra 1915- 1918, pubblicata a cura della stessa Assistenza civile, in cui viene descritta l’opera della stessa e in cui vengono elencati i caduti, gli invalidi, e i decorati di Ventimiglia.

      La città martire, di Nicolò Peitavino, Canonico di Ventimiglia. Si tratta del secondo volume di un’opera a carattere didascalico in cui viene descritta la storia della città dalla sua fondazione alla seconda guerra mondiale; tre capitoli sono dedicati alla prima guerra mondiale, e in essi si trovano notizie interessanti sulla vita a Ventimiglia durante il conflitto.

      Le opinioni dello zio Giovanni, di Luigi Amoretti, farmacista a Ventimiglia prima del conflitto e subito dopo. Si tratta di un diario di quasi tutta la sua vita, dal quale si possono ricavare molte informazioni utili sulla città prima, durante e dopo il conflitto. Il lavoro si articola in due appendici.

Il primo capitolo descrive Ventimiglia allo scoppio del conflitto e durante lo stesso.

Il secondo ricostruisce la partecipazione dei ventimigliesi alla guerra.

L’appendice 1 consiste nella descrizione del fondo Geva in particolare del suo diario-zibbaldone.

L’appendice 2 raccoglie le schedature del materiale appartenente al fondo Ufficio Assistenza civile.

 

                                                                                     Fabio Piuma

  

 ALZANI  EDITORE

Pinerolo

 

CRONACHE VENTIMIGLIESI della GRANDE  GUERRA

da "Ventimiglia Città Martire" di Nicolò Peitavino