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RICERCA CONDOTTA DA LUIGINO MACCARIO, NELL'ANNO 2005

 

LE  MURASSE DI  PONENTE

    Con la determinazione di occupare definitivamente Ventimiglia, nel 1221, i genovesi avevano costruito le mura di Levante, sulle Maure, per isolare la città dal suo Contado; mentre a Ponente, escogitarono un complesso di costruzioni militari per usufruire del baluardo naturale che isola il territorio di Peidaigo dalla Vallata del Latte.

    Il già esistente Forte del Colle, 1 fungeva da fortezza di regia ed acquartieramento. Castel d'Appio, opportunamente congeniato, era la sentinella da Ponente, con estensione di compiti, a controllo del Valico di Sant'Antonio, tra il Latte e la Bevera.

    Porta Canarda chiudeva a Sud il baluardo naturale, controllando la strada dalla Provenza, mentre isolava da Levante il camminamento sul Vallo, ricavato sul ciglio del bastione roccioso di Peidaigo, controllato a Ponente da una nuova porta, costruita sulle adiacenze meridionali di Castel d'Appio.

    Per ottemperare alla trasmissione ottica, tra i due fortilizi e Porta Canarda, altrimenti fuori vista, i genovesi progettarono una "Torre nova", da situarsi su "il Colle", l'altura retrostante il Forte sito sul Poggio. La Torre nuova sarebbe stata il cercato tramite visivo, oltre a badare al controllo della strada di crinale verso il Valico di Sant'Antonio ed il Passo dello Strafurcu, ossia, la strada dal Piemonte.

    Non si sono ancora ritrovate le vestigia della Torre nova, sul Monte, forse, anche a causa dello sbancamento effettuato durante l'Ultima Guerra Mondiale, per la costruzione di una poderosa casamatta, e il relativo parziale abbattimento della medesima, al termine del conflitto. La base della Torre potrebbe essere stata demolita in quelle occasioni, come pure: la Torre progettata, potrebbe non essere stata mai costruita, rimanendo allo stato di progetto, rinvenuto in un documento catastale.

 

 

LA TORRE NOVA

L.M.  - dicembre 2006  - La Voce Intemelia

    Nel gennaio del 1994, usciva per i tipi del genovese Brigati, un lavoro del professor Giuseppe Palmero, tratto dagli atti della Società Ligure di Storia Patria, che a pagina 49 riporta l’illustrazione ritrovata in un quaderno datato all’11 giugno del 1350, rintracciato nell’Archivio di Stato, a Genova.

    Il disegno raffigura, con sorprendente esattezza topografica, i siti d’edilizia militare che riguardavano l’occupazione genovese, nella Ventimiglia del XIII secolo; visti dal mare prospiciente la Rocca. Il particolare che salta all’occhio, per chi conosce quel territorio; è la difformità usata per rendere visibili, da quel lato, le case e la cattedrale, arroccate sullo Scoglio, che l’anonimo disegnatore le ha tracciate sovratrasportate di versante.

    Le costruzioni militari sono indicate coi nomi del tempo: in alto il Castrum Apij, più sotto la Porta Caynarda, sovrastante la città il Castrum Collis e, oltre le case della platea, il Castrum Roche, con tanto di Cavu declinante.

    Nel baricentro del disegno è figurata una bella torre isolata, segnata come Turris nova, della quale non si aveva più memoria. La sua ubicazione, sul territorio assai vasto ed in buona parte ripido, comprendente il Poggio, il Monte e Peidaigo, è sembrata introvabile, non avendo idea dell’uso per il quale era stata costruita, o forse soltanto progettata.

    Analizzando però la strategia che ha ispirato ai genovesi la sopraelevazione di un così ben strutturato bastione come Porta Canarda, con la sola funzione di baluardo per il richiamo disorganico delle truppe nemiche; la Turris nova non avrebbe avuto nient’altro che: funzione di luogo per la segnalazione fra almeno tre postazioni militari che non fossero state in ottica tra loro.

    Dal Forte San Paolo non si vede Porta Canarda e neppure Castel d’Appio; in più, da quest’ultimo: Porta Canarda non è neppure visibile. Si trattava di trovare il punto, in Peidaigo, che risolvesse questa esigenza e si sarebbe rinvenuto il sito della Torre nuova.

    Il posto può essere soltanto il culmine eroso del Poggio, oggi nella proprietà De Lucia, dal quale si osservano chiaramente il Forte e l’Appio, godendo anche di una buona veduta del tetto e di oltre tre metri della sottostante facciata est di Porta Canarda. Quanto bastava a rendere la Turris nova un ottimo e difendibilissimo punto di segnalazione.

    Aggiungendo che da quel sito è visibile buona parte del Vecchio Ospedale e del giardino antistante le Suore dell’Orto, verso il Cavu, si può affermare che da lì fosse visibile anche il Castrum Roche.

    Il culmine del Poggio, come quello del retrostante Monte, sono stati oggetto della devastante edificazione di casematte tedesche, durante l’occupazione del 1943, che hanno lasciato sul posto tonnellate di cemento armato inservibile, in luogo dei reperti storici che avrebbero potuto trovarvisi.

    Ciò non toglie che, quanto è rimasto intatto del territorio originale, permette la verifica dell’utilizzo strategico per il quale era stata studiata la Torre Nuova genovese.

NOTA:

 1) Il Forte del Colle, oggi conosciuto come Forte San Paolo, venne costruito dai genovesi al termine della campagna di assoggettamento condotta nell'anno 1146; quando   costrinsero il conte Oberto a giurare la loro Compagna Communis, oltre che a trasferirsi con la famiglia in Genova, considerandosi vassallo di quel comune. Il fortilizio, eretto sul poggio che domina la Città Alta, controllò la vivacità dei Ventimigliesi fino al XVII secolo, quand'era conosciuto come Castelvecchio. Nel 1672, il commissario genovese Ottavio Maria Doria, era inviato per restaurare il Forte del Colle in funzione di baluardo antisabaudo e per il controllo della strada di Provenza. Per la medesima funzione, nel 1818, lo riattavano i genieri del Regno Sardo, mentre per un più approfondito restauro verrà appositamente incaricato Camillo Benso, conte di Cavour, giovane luogotenente del Genio sabaudo, che all'uopo dimorerà in Ventimiglia, dai primi giorni di ottobre del 1828, alla fine di febbraio del 1829.

 

 

PORTA  CANARDA

   

Una porta medievale, posta a guardia di una disagevole strada dalla Francia, avrebbe potuto svolgere il suo compito anche se fosse stata elevata la metà dell’altezza con la quale appare oggi. Anzi, dalla soletta di un terrazzo a sette, otto metri d’altitudine, l’efficacia dei difensori avrebbe potuto essere superiore, sugli attaccanti avanzanti per la strada in salita.

    Allora, perché Porta Canarda è stata costruita alta una decina di metri, quando invece a sette metri d’altezza, addossato alle pendici del Poggio, è stato posto il passaggio che dalle falde del Colle permette di accedere alle scale interne, verso i piani superiori della torre ?

    Solo dal terrazzo sul piano superiore della Canarda, coperto nel XVI secolo, si riesce a risolvere il perfetto contatto ottico con il sito dove potrebbe esser stata costruita la “Torre Nova”, segnalata da documenti del 1350, ma finora mai ritrovata. Torre Nova, dalla sua presunta postazione sul Poggio, anche con un’altezza non eccessiva, avrebbe risolto il contatto ottico fra Forte del Colle (San Paolo) e Castel d’Appio, come avrebbe potuto rilevare anche il Forte del Capo e la vista su tutto il tratto terminale della Roia, fino alla foce. Intanto, Forte del Colle  che fungeva da fortilizio centrale, possedeva i contatti ottici naturali con le Mura sulle Maure, la Porta delle Asse e la dogana dello Strafurcu..

    Il sito del Poggio, che avrebbe potuto contenere Torre Nova, è stato oggetto di ampi stravolgimenti nel corso dell’ultima Guerra. Truppe tedesche avevano costruito un poderoso bunker in cemento, all’interno dell’altura, costruzione che è stata parzialmente fatta saltare, nell’immediato dopoguerra, trascinando con se un buon settore di collina.

L.M.

 

EVENTI  STORICI  RELATIVI

 

    Nell’anno 1158, a seguito dell’occupazione avvenuta nel 1140, i genovesi consolidavano la loro presenza con l’erezione di una fortezza detta Castel d’Appio, sui resti di un castellaro d’epoca preromana. Anche la costruzione di un primo nucleo del Castelvecchio, o Forte del Colle, sull’altura a cavaliere della città è del periodo; come lo è il bastione di Porta Canarda, ad esclusione della struttura successiva della torre, costruita superiormente nel 1221.  Passando per Ventimiglia un nunzio imperiale, disapprovava la costruzione del castello genovese ed istigava i cittadini a raderlo al suolo, rivendicando le libertà che Genova otteneva di soffocare, subito dopo, inviando una ambasceria al Barbarossa.

    Nel marzo 1221, un gran numero di armati sbarcava a Bordighera e dava fuoco ai copani da trasporto che erano ormeggiati nell’ansa del fiume. Il Martinengo comandava di chiudere il porto ventimigliese, facendovi affondare un copano all’imboccatura, inoltre di deviare il corso del Fiume Roia.

    Venivano eretti due castelli sul colle delle Mauře, allora chiamato di San Cristoforo e nella zona litoranea, oggi detta Valun, costruiva una nuova città; una Bastida difesa da mura e da duemila fanti, comandati da Sorleone Pepe, che organizzò molto bene uno stretto, costante assedio.

    La sequenza di antiche mura ancor oggi visibili sulle falde del colle delle Mauře è stato fatto erigere dai genovesi in quella occasione, assieme alla elevazione a torre di Porta Canarda, a servizio del bastione naturale che la congiunge a Castel d’Appio, a Ponente. Servivano a controllare il flusso di viaggiatori lungo la via franchigena, dirottando eventuali aiuti diretti a Ventimiglia su cammini campestri del tutto impraticabili e controllando il territorio agricolo della Val Nervia, vera dispensa del Mercato ventimigliese.

    Una Porta situata sulle Mauře, a quota 50, a meno d’un centinaio di metri dall’attuale bivio sulla mulattiera per San Giacomo, controllava i passaggi a Levante, un’altra Porta, nel Vallone, poco distante dal luogo dove sorge oggi il cavalcavia controllava le Asse, completamente allagate. Queste Porte, nel tempo presero il nome di “Portasse”, fino a quando l’ultima venne demolita nel 1972, per transitare verso il costruendo condominio dei ferrovieri. Sul lato a Levante della Bastida, avevano allestito un attracco provvisorio, corredato da un fondaco per i loro approvvigionamenti, rimasto nella tradizione col toponimo a Fundega, mantenuto da quel sito, mentre sull’altura asciutta alle falde delle Mauře, protette dalle mura sovrastanti, vennero edificate le baracche per il perdurante accampamento genovese, che assunse il toponimo di “Cabane”, esistente ancora nel XVIII secolo.

    L’11 giugno 1350, il Comune di Genova elaborava un trattato con procuratore dei reali di Sicilia, riguardante la città di Ventimiglia e i suoi castelli. A corredo del trattato è stato immesso un disegno che raffigura l’esatta ubicazione topografica dei luoghi difensivi, oggetto del trattato, abbinate all’immagine della città, con le file di case e l’imponente ecclesia Sancte Marie, sulla sua platea, dove è già presente il protiro goticheggiante. Nel disegno, il metodo usato per rappresentare le fortificazioni viste da Sud-Ovest, ossia dal mare, con la presenza dell’immagine della città, posta a Nord-Est è risolto disegnando il tessuto urbano sovratrasportato. Al centro del disegno è presente una Turris (N)ova - fino ad oggi ignota - in posizione quasi baricentrica rispetto al Castrum Collis, alla Porta Caynarda ed al Castrum Apii.

    Nel 1529, i Genovesi apprestarono una generale revisione delle strutture fortificate, specie delle città costiere, per far fronte alle armate francesi. Per il restauro delle mura la città spendeva 3.240 fiorini d’oro. Le mura cinquecentesche si rivelarono utili a scoraggiare gli assalti turco-barbareschi, assai frequenti nel XVI secolo. Rivolta verso Francia, Porta Canarda ricevette un opportuno restauro, col rafforzamento dei bastioni e la copertura con tegole della torre.

  

 

CASTEL  D’APPIO

RECUPERATO

    Nell’ottobre del 2009, il sito che contiene i ruderi di Castel d’Appio ha cambiato proprietario. Da quel momento il degrado verde, che caratterizzava la zona, ha cominciato a dissolversi. Sono stati intrapresi accurati lavori di adeguamento, tra i quali una opportuna viabilità d’accesso. I ruderi sono stati ripuliti e forniti all’interno di impalcature praticabili.