Ancöi l'è e i sun e ure
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ESPANSIONE MODERNA

 

ARENE  E  ASSE

    Fino a metà del Novecento, la città di Ventimiglia trasferì i suoi abitanti dall'abitato in alto sullo "Scögliu", verso il piano, in quello che era detto "u Cuvéntu", attorno alla Stazione Ferroviaria Internazionale. Esaurito questo sito di espansione, che è diventato di fatto il Centro Città, accogliendo la maggior parte dei servizi; l'urbanizzazione e la speculazione edilizia hanno occupato la piana a Levante, compresa tra il fossato del Rio Resentello e quello della "Riana d'ê Vàche", che sono stati coperti, rispettivamente a Via E. Chiappori e Via C.C. Tacito.

    Dal Resentello alla Riana, il territorio giacente lungo la costa è conosciuto col nome di "e Asse" e il suo fondo, composto da fini sabbie fertili, per secoli, ha sostenuto un ruolo agricolo di primaria importanza. La parte interna di quel territorio, sottostante l'altura delle Màuře, percorsa anche dai binari del treno, è divisa in due toponimi: presso il Resentello e fino a "via regina", l'attuale Via Dante, ha il nome di "e Cabàne"; da li fino alle Vàche, è conosciuta con il nome di "e Aréne".

    Quel "cabane" deriva dalla presenza, fino a metà Ottocento, delle decadenti baracche che costituirono l'accampamento genovese, durante l'assedio duecentesco, che ha anche prodotto la "Bastida", trasformata poi nel quartiere "u Valùn", presso il Convento Agostiniano.

 

    Per definire il toponimo Asse, veniva posto in campo il termine che determinava i legnami sconnessi o bruciati, riportando la sua nascita alla distruzione provocata, nell’anno 643 alla Città Nervina e dintorni, dal sovrano longobardo Rotari. La popolazione intemelia si era trasferita sui monti, sino a quando il figlio di Rotari, Rodoaldo, nel 652, accordò loro i mezzi per riedificare la città, che sarà retta dai Longobardi fino al 774.

    In forme più dotte, asse potrebbe essere stato designato a quella spiaggia lungo la quale le acque marine oscillavano con moto alterno per cui l’altezza di marea si attenuava fino ad annullarsi.

    Nel medioevo, su quell’ampio tratto di spiaggia renosa, potrebbero essere emerse moltissime monete antiche conosciute come “asse”, dal latino as, che erano l’unità monetaria bronzea ed argentea degli antichi Romani, che si divideva in dodici once e corrispondeva in origine all’unità di peso, la libbra.

    La porta che permetteva il transito sull’antemurale costruito dai Genovesi nel 1221, durante l’assedio che sottometterà Ventimiglia, era stata battezzata Porta delle Asse, perché apriva la via, che attraverso questa regione conduceva alla Bastida, case costruite, presso il Convento agostiniano, per accogliere quanti abbandonavano la città sullo Scoglio, a causa degli stenti procurati dall’assedio.

    Nei secoli successivi, l’odiata porta non venne più usata, finendo vittima di un’inarrestabile decadimento, condiviso con tutto l’antemurale, tanto da venir riconosciuta come Portasse, parafrasi peggiorativa del suo nome originale.

L.M.

Da: LA VOCE INTEMELIA anno LXI  n. 6  -  giugno 2006

 

 

E ASSE

                                                                                      de Alessandro Varaldo  - 1932

 

 

    Candu u mei travagliu de scritù (che u paresce tantu liberu e che in scangiu u l’à ciü caene che nu’ se pense) u m’û permeterà, vögliu turna vegnì a Ventemiglia e çercà i recanti ascusi e e viste abrighe de candu eira figliö.

    Vögliu turna zirundà pe’ tüta a ciaza de "E Asse” che, ai mei tempi, a l’andava d’a buca d’u Röia a chela da scciümaira de Nervia. A nu’ l’è ciü a mèixima, u saciu, a l’è tüta scangià. Ma mi’ faron contu de nu’ acòrzime d’u prugressu che gh’è staitu, serreron caiche vota i ögli e me parescerà de vémeřa turna cume a cheli tempi.

     E l’è lulì che fassu inte stu mumentu.

    Caru pe’ a stradeta che a traversa a vila d’i mei veci, e m’afermu in sce l’autu scarin d’arena che u domina a ciaza. L’è mezugiurnu; (a l’eira a mei pasciun, ina vota, de carà â marina in sciû bon d’u mezugiurnu). A ciaza, maiscì larga inte cheli tempi, a lüxe cume in’autra marina: i gussi d’i pescavui, astracai, paresce che i rie suta a stu baixu asfarau. Nu’ gh’è arima viva.

    Nu’ vegu ni Sant’Ampegliu, ni u Cavu Martin, ni mancu a punta d’A Murtura, l’è cume se ghe fusse davanti ina tendina de lüxe: noma a Çità a se ve franca intu barbagliu, e, derè â Çità, e due fire de muntagne paresche a due aře. Ma sentu in sciû mei fronte a fàra d’u su, e i mei ögli i s’asbascia agagnai. E cume in fringhelu orbu cantu a lüxe che nu’ pösciu ciü ve’. Nu’ sun staitu mai veramente pueta che davanti â mei marina deserta e abarbagliante.

    E m’arregordu iscì d’i tramunti d’ouru. I pescavui ch’i tira a re’, adaixu, carmi, rassegnai; o che i s’apareglia pe’ u tartanun. I sun i mei veci amighi Pasciensa, Giuà, e Piè, e i me riçeve senza mancu mirame cume fusse ün d’i sou. Mi’ pousava u mei libru insc’ina pria e gh’agiütava a tirà, o ghe dumandava d’e nutiçie in scià pesca. Ciü suvente però l’invidiava. Da chi a in po’ i üřtimi ragi i spariran de derè ai murri d’a Pruvença luntana, e u ciairù grixu u ne infruperà inta sou cařma. Pöi parescerà a lüna de derrè a A Burdighea. A l’è ina gala de lüna che a tramunterà aviau.

 

                                                                                                                   da "A BARMA GRANDE"  Primu Libru

 

 

E  ASSE

                                2022                                   Luigino Maccario

 

      L’arrivo della Ferrovia Ligure da Palmignola, nel Ducato di Modena, ed il suo proseguimento verso la Francia, nel 1872, innalzando Ventimiglia a Stazione Ferroviaria Internazionale, ben presto fece assumere al Sestiere di Sant’Agostino la funzione di Centro Cittadino. Spopolò pian piano la Città Alta mentre si eressero abitazioni, alberghi e si stabilirono i servizi attorno alla stazione ed al Convento Agostiniano, presso la Bastida. Il quartiere che ne derivò prese il nome popolare di Cuventu. La Via Aurelia che lo percorreva da Sud-Est a Nord-Ovest dopo aver superato il Rio Resentello, raggiungeva il Ponte sulla Roia.

       Nel 1896 si progetterà la copertura del Rio Resentello fino al mare, seguitando dalla condotta sotterranea che era stata costruita per reggere i binari del treno, onde entrare in Stazione da Est. Tale copertura verrà terminata nel 1906 e la strada che supporterà, a partire dalla Via Aurelia, verrà dedicata al benefattore Ernesto Chiappori; mentre il pezzetto dall’Aurelia alla Stazione prenderà il nome di Via Piccola Velocità. Così si chiamava il servizio ferroviario al quale dava accesso.

     Con la copertura del rio la Via Aurelia dovette assumere un andamento in salita, a partire dal piazzale del convento, che riformulò gli ingressi alle abitazioni della Bastida, verso il culmine, creandovi vani abitativi sotto strada. Quel tratto cittadino venne conosciuto come “insci’u Valun” e da quel punto, verso Ponente, la Via centrale del nuovo sobborgo fu dedicata al Conte di Cavour. Verso Levante la strada Aurelia, intitolata Corso Genova fino a Nervia, calava dolcemente per circa trecento metri, fino all’imbocco di una nuova traversa, aperta verso il mare nel 1912 e dedicata alla Regina Margherita di Savoia.

      Da quella che sarà conosciuta popolarmente come “Via Regina” fino a Via Chiappori, il territorio assumerà il toponimo “e Asse1 fino ad allora accordato alla regione sottostante la Collina delle Maure fino al mare, dalle Arene fino alla Riana d’ê Vache, confinante col territorio di Nervia, a Levante.

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       Ancora nel 1946, terminata la Seconda Guerra Mondiale, il territorio delle Asse presentava una netta prevalenza di terreno agricolo, usato a questo scopo fin dall’antichità. Oltre alla fertilità del suolo, conseguita col dilavamento naturale proveniente dalla collina delle Maure e anche attraverso gli straripamenti della Rivaira Nervia, dall’ampio bacino culminante col Monte Pietravecchia. Questo fenomeno capitava quando le frequenti mareggiate non permettevano l’immediato sbocco in mare.

      Un’altra caratteristica positiva del territorio consisteva nell’abbondante acqua di falda ricuperabile attraverso pozzi neppure molto profondi. Questo concedeva di annaffiare in abbondanza e in economia. Ancora negli Anni Cinquanta, nelle Asse si contavano una ventina di pozzi. La presenza di una considerevole noria, azionata da un asino, si poteva ammirare in un vasto podere tra Via Chiappori e Via Regina, nelle vicinanze di Corso Genova.

 

        Alla fine del Settecento, le due lunghissime stradine che percorrevano tutte le Asse vennero protette lateralmente da alti muri in pietra, regolarmente attrezzati sul culmine da frammenti di vetro anti scavalcamento. Si trattava di Via Asse e Via Sottoconvento, ancor oggi esistenti, dopo esser state rese accettabilmente carrozzabili.2

      Altre due stradine erano ivi presenti: Vicolo Pescatori trovava sbocco verso il mare sulla svolta che Via Asse effettuava allo scopo di fronteggiare la spiaggia. Il vicolo era a servizio di parecchie abitazioni e depositi appartenenti a una vasta comunità di pescatori professionisti, che, faticosamente, spiaggiavano i loro gozzi su un ampio cumulo di ghiaia preservato dal Resentello, verso Levante.3  Vico Arene, invece, dipartendosi da Via Sottoconvento, portava a Nervia dopo aver superato, con un guado, la Riana delle Vacche.

 

       A parte un insediamento abitativo plurimo, che sorse immantinente sul lato orientale di via Chiappori, fronteggiante le case della Bastida, tutta la sponda di Levante della nuova strada era sorretta da un lungo muraglione in pietra, culminante con un basso muricciolo di protezione, che permetteva di ammirare un’ampia distesa di appezzamenti, coltivati prevalentemente a carciofi.4

        Dal 1946, ancora per un decennio, le Asse hanno adempiuto alla loro vocazione agricola; poi la richiesta di caseggiati, per ospitare le numerose famiglie di immigrati, provenienti dal Sud Italia, in cerca di lavoro e sostentamento, mosse la speculazione edilizia, che negli Anni Cinquanta e Sessanta riuscì a cancellare, nella quasi totalità, l’agricoltura e gli spazi verdi, tralasciando di mantenere persino i parchi pubblici programmati.

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      In precedenza, gli insediamenti abitativi della regione Asse si limitavano alle singole case coloniche edificate a partire dall’Ottocento. In precedenza l’intero fondo delle Asse era stato appannaggio dei Canonici del Convento Agostiniano, che avevano sorvegliato e protetto il territorio con tre delle sette case-torre loro appartenenti, che sono quelle oggi scomparse.5

         Già all’inizio del Novecento qualche insediamento industriale o di servizio era intervenuto a occupare gli spazi agricoli. Nel 1900 fuggendo dalla Francia, delle suore francescane eressero un convento su un terreno a quota inferiore di quella che sarà Via Regina, tra via Sottoconvento e Via Asse; in quel convento dal 1920 operò la Colonia Marina del dottor Ughetto, poi divenne la sede della Scuola Media. Nel 1912 sorse il “Pastificio Ligure” sull’angolo di Corso Genova con Via Regina; nel 1921 il “Calzaturificio Taverna” si stabilì presso la spiaggia di Vicolo Pescatori, per produrre modelli di qualità fino agli Anni Settanta, quando si trasferì in Toscana, ivi lasciando un ingombrante rudere smaltito a fine 2019. Il 1924 vide sorgere la Fabbrica di Pantofole “Civallero” in Via Sottoconvento, presso Via Chiappori. Su un abbozzo di traversa della stessa strada a due passi dal mare, nel 1928 sorsero i primi due piani delle “Scuole Elementari”, che, poco dopo, ospitarono la “Casa del Balilla”. Nel 1929 divenne necessario costruire il “Dispensario antitubercolare” presso la spiaggia vicino ai Via Regina.

       Nel 1928 di fronte alle Scuole Elementari sorse la “Palestra Gioventù Italiana del Littorio”, in stile Modernista. Il 1938 vide sorgere la “Villa Azzurra”, casa di meretricio allo sbocco Est di Via Asse. Un ampio distributore di carburante della ESSO venne ad occupare il terreno sull’angolo di Corso Genova e via Chiappori alla fine del 1946. I Trucchi hanno ubicato dei depositi per materiali da costruzione in Corso Genova e più di recente in Via Roma Nuova. Nel 1947, a Ponente del sobborgo di Vico Pescatori e quasi a metà di Via Regina, l’Ente Case Popolari eresse due caseggiati di quattro piani. Nel 1960 sull’angolo di Via Chiappori e l’imbocco di Via Roma Nuova si trasferiva la Caserma dei Carabinieri intitolata a “Livio Duce”. Nel 1972 la Chiesa Parrocchiale di San Nicola da Tolentino, reduce da qualche decennio di operatività in un garage di Via Sottoconvento, trovò stanziamento nella porzione d’un parco collegato al Centro Studi. Nel settembre del 1979, questa ampia struttura trovava l’inserimento dell’Istituto Tecnico per Geometri. Qualche anno più tardi, l’innalzamento della copertura tensioattiva per dotarlo di palestra completava la volumetria inserita nel quadrilatero tra Via Roma Nuova e Via Sottoconvento.

 

                                                          

       NOTE

 

1  Il toponimo potrebbe derivare dal fatto che durante tutto il medioevo, su quell’ampio tratto di spiaggia renosa, pare siano emerse moltissime monete antiche conosciute come asse, dal latino as. Queste erano l’unità monetaria bronzea ed argentea degli antichi Romani, che si divideva in dodici once e corrispondeva in origine all’unità di peso, la libbra.

2  Il primitivo percorso di Via Asse prendeva avvio dall’interno della Bastida e terminava allo sbocco in mare di Riana delle Vacche, oggi coperta da Via C. Tacito. Via Sottoconvento trovava avvio sui terreni attorno alla foce della Roia, voltava a Levante di fronte alla chiesa di Sant’Agostino per andare a congiungersi con Vico Arene.. Ovviamente, con la costruzione di Via Chiappori e di Via Regina i muri laterali vennero secati, similmente al più recente avvento di Via Roma Nuova, che ha interessato solamente Via Asse. Via Sottoconvento aveva patito il taglio dei suoi muri in pietra, nel tratto all’uscita dai Paschéi, fin dal 1899, con il tracciamento del primo tratto di Via Roma.

3  La relativa abbondanza di spiaggia, in quel punto, concedeva di costruire case su una linea di retro-spiaggia più avanzata dove trovarono ubicazione “U can che füma”, a Ponente, e Taverna, a Levante.

4  I saporiti carciofi delle Asse, abbinati alle succose carote coltivate nelle arene in regione Nervia, rappresentavano una abbondante e qualificata produzione agricola ventimigliese, persino esportata.  I coniugi Virgilio Baduino e Maria Ferrua, nel 1930 vennero a Ventimiglia dove intrapresero a commercializzare i carciofi delle Asse. Già nel 1946 ripresero contatti con la natia Albenga da dove importavano carciofi per il consumo dei Ventimigliesi.

5  Si rimanda all’argomento:

TORRI COLOMBAIE DEL CINQUECENTO.

 

 

LA NORIA DELLE ASSE

In binduřu a sanghe 

 

 

      Avrebbe potuto essere datata al XV secolo la noria che si poteva intravedere da Corso Genova, quand’erano gli Anni Cinquanta. Era piazzata non molto distante da Via Chiappori a poca distanza da Via Sottoconvento e si diceva che avesse ancora funzionato, azionata da un paziente asinello, nel periodo tra le due guerre.

      Alla metà del Novecento ogni appezzamento agricolo ancora presente sul territorio delle Asse era dotato di un pozzo per trarre l’acqua di falda sufficiente all’inaffiamento delle culture, quindi non si serviva più dell’acqua attinta dalla noria, la quale invece avrebbe rifornito il territorio che arrivava a Via Regina, risparmiando sui costi di gestione.

     Quella noria, prima del tracciamento di Via Regina avvenuto nel 1912, avrebbe potuto fornire acqua persino alle primitive Asse e cioè fino quasi a Nervia.

      Si potrebbe dedurre quindi che fosse stata messa in opera, fin dal Cinquecento, dai Canonici Agostiniani affidatari dell’intero fondo delle Asse e molti altri territori agricoli.

      Anche la posizione dell’opera porterebbe a questa assegnazione, dato che sarebbe risultata in ottica col secondo piano del convento, quando l’elevazione del Resentello disponeva di un alveo ad una quota molto inferiore a quella dell’attuale strada di copertura intitolata a Chiappori.

      In questo caso una delle tre case-torre, delle quali erano dotate le Asse, avrebbe potuto trovarsi a servizio della noria, provvedendo alle comunicazioni necessarie verso il padre Agostiniano che dirigeva i coloni.

        L.M.

 

Esempi di NORIA a SANGUE nella Zona Intemelia 

 

 Dario Canavese ha trovato l'originale scattato dal fotografo Bugelli di Via Cavour n. 1, negli Anni Quaranta

                                                                                            LA VOCE INTEMELIA anno LXXVI n. 3 - marzo 2022