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U GHÌNBAŘU RUSSU

 

      Già dal dopoguerra rari pescatori professionisti si dedicavano anche alla pesca del gambero rosso, per esaudire le richieste di rari ristoratori d’elite che lo proponevano a particolari avventori dal gusto raffinato. Erano ristoranti dell’estremo Ponente Ligure e della Costa Azzurra a proporre tale raffinatezza, rigorosamente pescata sulla costa locale, avendo questa la caratteristica di affossarsi oltre i duecento metri di profondità a poche miglia dalla costa. Non era facile quel tipo di pesca con i semplici gozzi, ma remunerativo.

      Negli Anni Ottanta, le flotte pescherecce di Oneglia e Sanremo hanno iniziato a riservare maggior attenzione al settore, permettendo un costante rifornimento di gamberi rossi alla buona tavola, fino a renderli diffusamente celebri. Ce lo conferma Paolo Conte cantando “Genova per noi”: “… In un'immobile campagna / con la pioggia che ci bagna e / i gamberoni rossi sono un sogno / e il sole è un lampo / giallo al parabrise …”.

      I ristoranti della Riviera, per mostrare la freschezza del prodotto, lo nominavano come “Gambero rosso d’Oneglia” o “di Sanremo” a seconda del porto di provenienza del peschereccio fornitore; così che Ventimiglia, sovente luogo di provenienza del prodotto perdeva la paternità dei suoi gamberi. Infatti, nel corso degli Anni Cinquanta, a Ventimiglia restò soltanto la flotta di gozzi dei pescatori amatoriali, che hanno potuto continuare il loro hobby anche in assenza del porto; intanto che i professionisti mettevano base a Bordighera e Sanremo, fino al completo abbandono.

      Poi è capitato che il 21 marzo 2015, in gran segreto, i governanti di Italia e Francia hanno ridefinito i confini territoriali delle acque al largo di Ventimiglia e Mentone. Restringendo i confini italiani a favore dei francesi, fino ad assegnargli la pescosissima “Fossa del Cimitero” e l’altrettanto importante “Canale di Sant’Antonio”, nelle acque ventimigliesi, che è proprio un luogo di riproduzione dei gamberi rossi.

ACCORDO ITALO-FRANCESE DI CAEN

      In seguito, su questi due siti, una motovedetta doganale francese ha sequestrato un ignaro peschereccio sanremasco, accusandolo di pescare oltre confine. Questo incidente, oltre a mostrare l’inettitudine nell’informazione dei nostri funzionari e l’approssimazione dei governanti del tempo, ha contribuito a ridefinire la mappa dei luoghi di pesca dei gamberi, risvegliando sacrosanti campanilismi.

       Nell’autunno del 2017, l’Amministrazione Comunale di Ventimiglia ha concesso la DE.CO. al “Ghinbaru russu pescau int’u Canà de Sant’Antoniu”. La particolare qualità di questi gamberi si esalta nei mesi caldi quando le femmine assumono una colorazione azzurro violacea nell’addome, dovuta alla presenza del “Caviale di gambero”, cioè le delicatissime uova.

 

I pescherecci che operano nel porto di San Remo

vengono a pescare i gamberi davanti alle coste di Ventimiglia.

 

 

      Quando Emilio Azaretti mancava all’età di 89 anni il 26 febbraio 1991, aveva condotto a elaborazione pressoché completa uno studio sui nomi della fauna marina nel dialetto ventimigliese, studio che intendeva presentare al Colloque organizzato a Monaco dall’Académie des langues dialectales nel maggio 1991.

       La famiglia, con la collaborazione di Giulia Petracco Sicardi, ha curato la pubblicazione dell’opera, illustrata da Margherita Ferrari Abbo.

 

        LA FAUNA MARINA NEL DIALETTO VENTIMIGLIESE

  Finita di stampare nel mese di ottobre 1992 presso la Prima Cooperativa Grafica Genovese

                   

                                  dall'opera la pagina dedicata al Ghinbaru 

 

 

 

 

LA PESCA BATIALE IN LIGURIA