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 NELL’ANTICHITÀ

IL LUCUS BORMANI

  

    In antico, il culto delle sorgenti, alle quali si attribuivano doti curative, era protetto da diverse divinità delle fonti termali, fra cui Borvo, il ribollente; chiamato anche Bormo, Borman, Bormano.

     Nel periodo antecedente la conquista da parte delle Legioni Romane, in quello che oggi viene definito Estremo Ponente Ligure, l’antica viabilità di costa era condizionata dalla presenza di una folta, fitta, selvaggia e misteriosa foresta, consacrata alla temuta divinità indigena delle acque chiamata “Borman”. La foresta era conosciuta col nome di “Lucus Bormanus”, bosco che era molto temuto dagli abitanti della regione, i quali non osavano avventurarvisi dopo il tramonto.

    L’antica mitologia ci informa di come, in quella regione, la viabilità che seguiva la linea di costa fosse sostenuta dalla “Strada Heraclea”, che l’eroe Eracle aveva indicato da Marsiglia a Piacenza, attraversando la costiera Alpe Summa, baluardo delle Marittime. Il tracciato di questa antichissima via di comunicazione avvenne di conseguenza al ritorno dell’eroe greco dalla sua “Decima Fatica”, quella che prevedeva il prelievo ed il trasferimento della mandria di buoi di Gerione.1

     Fino all’Alpe Summa, ancora oggi, il percorso Heracleo si può seguire agevolmente, come è facile riprenderlo dopo l’attuale Vado Ligure, con l’intento di scavalcare l’Appennino fino a Piacenza. Resta invece complicato il tratto tra Albintimilium ed Albingaunum, Ventimiglia e Albenga; giacché fra questi due popolosi capoluoghi di tribù, contiguo alla costa marittima, era proprio situato quell’impenetrabile “Lucus Bormanus”; in quel tratto dunque, la Strada Heraclea avrebbe trovato transito attraverso un dilatato entroterra.

    Quando le Legioni Romane assoggettarono la Liguria, non ebbero scrupoli sulla sacralità e sulla temuta praticabilità del bosco: già in epoca repubblicana, infatti, vi fecero transitare la Via Aemilia Scauri, il più possibile lungo la costa; tracciato che venne ripreso dalla Via Iulia Augusta, in epoca imperiale.2

    A memoria del bosco traslarono il nome “Lucus Bormani” alla mansio edificata al centro della piana dove oggi è Diano Marina. Di questa situazione ci informano la Tavola Peutingeriana, del IV secolo d.C., come pure l’Itinerario Antonino, che collocano quella mansio a 15 miglia da Albingaunum e a 16 miglia da Costa Belenæ, oggi Bussana; compreso nel municipium di Albingaunum, dove i suoi abitanti erano iscritti alla tribù Publilia.

    Lucus Bormani come insediamento costiero perdurò sino alla romanità tarda, tra il VI ed il VII secolo, quando gli insicuri requisiti di difendibilità suggerirono di fortificare l’abitato ed i servizi sulla più protetta collina, luogo dove sorgerà il Castrum Diani, che corrisponde all’attuale Diano Castello.

    Sulla base delle informazioni legate al periodo imperiale, dovremmo stabilire che la foresta impenetrabile fosse allocata sulle alture che attorniano la piana di Diano, da Capo Berta a Capo Cervo, occupando anche tutta la piana; ma sappiamo tuttavia che sono basate sul tracciato della Via Iulia Augusta, che prevedeva il transito su Caput Mellatis, passata Albenga per giungere a “Lucus”, come di seguito sarà rilevato la mansio di Costa Belene e il Caput Ampelos, prima di arrivare a Ventimiglia.

    Un bosco veramente impenetrabile, lungo la costa bisogna allocarlo a cominciare da Monte Nero, seguito da Capo Nero, con un’assenza di porti ed approdi fino ad Albenga, dopo le alture costiere di Caput Mellatis. Bisogna tener conto persino delle reminiscenze intemelie sulla presenza del bosco pericoloso ed impenetrabile a Montenero, foriero di fumarole vulcaniche e acque termali. Queste informazioni erano ancora assai presenti nell’ultimo dopoguerra, anche se in seguito è subentrata un po’ di noncuranza e molta confusione.3

 

NOTE:

1) Prelevata la mandria, a Tartesso, nella terra di Erizia, sulle coste atlantiche della Penisola Iberica, la conduce senza troppi guai fino alla piana della Crau, presso l’attuale Marsiglia, dove venne attaccato dai Liguri. Con l’aiuto di pietre fatte piovere da Zeus, Eracle vinse Alebione e Dercino, capi di quel popolo predatore e condusse la mandria sulla costa dell’Alpe Summa, dove fondò Portus Hercules Monœci, luogo dove riposò un pochino.

2) Dall’epoca repubblicana in poi, gradatamente, la divinità di Borman venne assimilata a quella dellla dea Diana, custode dei boschi e della caccia, la quale manteneva numerose analogie col dio ligure. Il nome di Diana è sopravvissuto fino ai nostri giorni, identificando tutta la piana.

3) Un macroscopico abbaglio lo ha preso la commissione per la toponomastica del Comune di Ventimiglia, operante nell’anno 1994, quando con una qualche presunzione, ha intitolato la strada che dalla frazione Sant’Antonio scende nel Torrente Bevera, presso Calvo, “Via Bosco dei Bormanni”. Lo ha fatto come se quella fosse una selva di proprietà d’una popolazione di quel nome; popolazione o particolarità che non avrebbe comunque avuto a che fare col territorio dove è stata ricavata la strada. Soltanto quei commissari erano a conoscenza dell’esistenza dei Bormanni; ma purtroppo il pessimo risultato culturale lo stanno portando sul groppone tutti i ventimigliesi.

 

Bormano

 

L’ANTICO CULTO DELLE ACQUE

    Sul territorio ligure, l’antico culto delle fontane e delle sorgenti è stato assunto in protezione da Sant’Anna, ma più spesso dalla Vergine Maria, cui sono dedicate molte chiese sorte nei pressi di particolari sorgenti.1

    Nell’antichità, il culto delle sorgenti, alle quali si attribuivano curative, era protetto da diverse divinità delle fonti termali, fra cui Borvo, il ribollente; chiamato anche Bormo, Borman, Bormano.2

    Era conosciuto come Bormanus in Provenza e Bormanicus in Portogallo e per la sua associazione con le acque curative, i Romani lo collegavano col loro Apollo. Quando era Bormo aveva per consorte la dea Bormanna, mentre quando si chiamava Borvo aveva Damona.

 

NOTE:
1) Per la Zona Intemelia sono riferibili e famose: N.S. di Nogaredo, presso il Lagu Pigu di Pigna e N.D. des Fontaines, presso Briga.

2) I riferimenti sono: le cinque sorgenti del Fiume Bormida, in centro termale di Bormio, La termica città termale di Aquae Bormonis, oggi Bourbon-l’Archambault, in Auvergne; ma anche  Bourbon-Lancy, Bourbonne-les-Bains, eccetera.