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Il crinale di San Giacomo e delle Maure, visto dalla foce del Resentello 

 

SULLA COLLINA DELLE MAUŘE nel PERCORSO PER COMPOSTELA

 

GIACOMO MAGGIORE   e  CRISTOFORO

                                                                                         Luigino Maccario – 1994

UN SANTUARIO DI CRINALE

      Il santuario di San Giacomo, sito sul passo a cavaliere delle vallicelle di Seborrino, da una parte e della foce del Resentello, dall’altra; ora non molto frequentato, ha conosciuto in passato una diffusa popolarità.

È stato riferimento nell’itinerario di crinale del contrafforte Collasgarba-Toraggio, con collegamenti verso il fondovalle oltre che da Nervia, da Seborrino; oppure, attraversando Monte Fontane, a quelle del già citato Resentello, più una intersecante l’alveo in località Martinassi, che sbocca in Siestro in Regione Bandette.

Considerata l’alta frequentazione per un santuario eretto soltanto nel XV secolo, molto probabile, che la chiesina di San Giacomo sia stata ricostruita, sui resti di una cappella dedicata a San Cristoforo, della quale si hanno memorie fin dall’anno 1498.

     - Infatti, il colle medesimo, fino a l’anno 1200 - dice il Rossi - era chiamato di San Cristoforo - ed inoltre dice - il culto popolare per questo Santo, portava avanti una credenza pagana, onde bastava si guardasse una gigantesca effigie di Cristoforo, dipinta sul muro di una casa in quartiere Lago, prima di intraprendere un viaggio, per avere un felice ritorno.-

 

PROTETTORI DEI PELLEGRINI

      Nel corso di molti secoli, a partire dall’Alto, Medioevo, dunque, San Cristoforo stato considerato protettore dei viandanti, oltre che dei Cavalieri Templari, per essere poi dimenticato a favore di San Giacomo, che stava diventando popolarissimo tra i numerosi pellegrini che si recavano a Compostela.

      Questo Giacomo, il santo che la tradizione popolare medioevale, spagnola in particolare, ha riunito, mettendo assieme, confusamente, attributi di almeno tre diversi omonimi. E’ il santo patrono dei pellegrini e dei viaggiatori, dei cappellai, del Guatemala e della Spagna; che è invocato per guarire la foruncolosi.

      I suoi attributi sono il bordone da pellegrino, la zucchetta vuotata per conservare l’acqua, e la conchiglia dell‘Oceano, raccolta a Capo Finisterre.

      È senza dubbio Giacomo il Maggiore, fratello di San Giovanni evangelista, vale a dire il quarto degli Apostoli, fatto decapitare da Erode Agrippa nel 44 a. C., che la Chiesa commemora il 25 luglio.

In parte è Giacomo il Minore, primo capo della comunità cristiana di Gerusalemme, fratello dei Santi Simone e Giuda, cugino di Gesù, martirizzato nel 62 d. C., commemorato dalla Chiesa il 10 giorno di maggio, insieme con San Filippo.

      Detiene, qualche volta, anche attributi del protoevangelista, che la Chiesa commemora il 27 novembre, e che qualcuno in passato lo aveva già assimilato al Minore.

      Un’importante Ordine Cavalleresco spagnolo porta il suo nome, ed è stato fondato nel 1164 ed approvato da papa Alessandro III° nel 1175, quando le reliquie di San Giacomo vennero “miracolosamente” ritrovate in Galizia, nella cittadina di Compostela, dove viene festeggiato, appunto, il primo giorno di maggio.

 

DIFFUSO PELLEGRINAGGIO

      Dagli atti rogati nell’anno 1260, dal notaio Amandolesio, apprendiamo che era diffusa la pratica del pellegrinaggio per il Santuario in Galizia, come nel caso di Rainero Anfosso, che il 5 dicembre di quell’anno, nel testamento, dispone che siano consegnate ben quattro lire a chi vuole recarsi per lui a Compostela.

      Anche Domenico Cambiaso ci fornisce notizia che Ventimiglia era posta in uno degli itinerari di pellegrinaggio per la via della Spagna. Sempre nell’anno 1260, Ascherio Marengo si ammalò in Ventimiglia mentre era diretto a Santiago, volle che fosse dato del denaro a chi avesse proseguito il viaggio per lui.

      La presenza della località detta Martinazzi, alle falde della collina di Siestro, segnala un’insediamento dedicato a San Martino, sul tratto del più importante tra i percorsi dal crinale al mare ed alla viabilità romana.

      Anche San Martino era considerato protettore dei pellegrini, proprio di quelli che si recavano in Galizia, avendo sovrapposto la sua figura alla divinità celtica Lug, che in epoca precristiana conduceva già i pellegrini a Compostela, segnando li però con la figura della zampa dell’oca, sacra a Lug ed attributo di Martino.

      La figurazione della zampa dell’oca molto simile alla conchiglia pellegrina, che aiutava nel prelevare l‘acqua per bere, lungo il cammino. Un altro modello iconografico vede San Giacomo “matamoros”, che era sceso dai cieli, montando un cavallo bianco e portando una bandiera crociata, per difendere i cristiani impegnati nella “Reconquista” delle terre occupate dai mussulmani.

      La leggendaria apparizione dell’apostolo, durante la battaglia di Clavijo, nell’anno 850, al re delle Asturie, Ramiro I°, portò alla vittoria l’esercito cristiano. Già durante l‘assedio di Coimbra, nel 1064, le truppe invocavano Giacomo matamoros, quale patrono contro i mussulmani.

 

VERSO COMPOSTELA E FINISTERRE

      Marina Cepeda Fuentes, propone una spiegazione al fenomeno del pellegrinaggio di tutta Europa verso la Galizia, cominciato nell’anno 813. Il luogo di Campus Stellae era sacro ai Celti, fino alla sepoltura di Priscillano ed al successivo ritrovamento delle spoglie di San Giacomo.

      Le numerose Madonne nere sedute, con un frutto in mano o il Bimbo tra le braccia, che costellano la Via Lattea, per giungere a Compostela, sembrano alludere alla Grande Madre celtica.

      Se si considera che i Celti usavano trasportare su una navicella di pietra, o carro navale, i resti mortali dei loro sacerdoti, per seppellirli in luoghi sacri, viene a riscontro la grande pietra cava oscillante, custodita nel santuario galiziano di Mungia, l’antica Iria Flavia.

      Perché, nell’antichità, il viaggio dei pellegrini non finiva a Compostela, ma proseguiva fino a Iria Flavia, o a Finisterre, in riva all’Oceano, dove i Celti avrebbero celebrato i loro riti di rigenerazione, proprio nei primi giorni di maggio.

      A proposito dei galiziani, scriveva Strabone, nel I secolo dell‘Era Volgare: - Nelle notti di plenilunio celebrano grandi feste collettive in onore di una divinità innominata ed alla fine lanciano ululati guardando la luna, proseguendo fino all’alba. -

      Ancora oggi a Pasqua, le donne eseguono un‘antichissima danza, mentre gli uomini lanciano ululati verso le statue della Madonna che accoglie il Figlio, nel santuario di Santa Maria del Fin de la Tierra. Il Cammino secolare che porta i pellegrini a Compostela risulta dunque un percorso come simbolo di rigenerazione spirituale, è stato e continua ad essere, senza dubbio, un Cammino interiore.

 

IL CULTO LOCALE

      Portato dai genovesi e dai tredici nocchieri intemelii, reduci delle battaglie di Almeno e Tortosa, negli anni 1147 e 1148, il culto per Santiago si diffuse in tutta la Liguria.

      Dopo il XV secolo, tornato a chiamarsi Giacomo Maggiore, il Santo fu assegnato alla protezione dei pellegrini, che due secoli più tardi dovrà dividere con San Rocco.

      La rinomata cappe1letta sulle Maule, probabile tappa d’un itinerario composteliano medievale, è in relazione ottica con il Trofeo d’Augusto, alla Turbia, passaggio obbligato per chi si recava nelle Gallie, percorrendo la nostra Antica Strada Romana.

      Per il resto dal Cinquecento, il culto locale a San Giacomo è limitato a qualche cappelletta o alcuni altari minori, nelle parrocchiali; ma il ricordo dei pellegrinaggi medievali è ancora vivo.

      Dopo un lungo periodo di eclissi, almeno da parte delle grandi masse popolari, per iniziativa dal Consiglio dell‘Unione Europea, si è rigenerata 1‘usanza di recarsi a Santiago de Compostela in pellegrinaggio, denominato appunto “Cammino d‘Europa ". Intanto, a Perugia, è sorta persino una Confraternita, cui aderiscono simpatizzanti di tutte le regioni italiane, mentre nella stessa città opera un Centro di studi composteliani, nell’ambito della facoltà di Magistero.

Chiesetta di San Giacomo sul crinale dell'Alta Via

FINO AL 1693: meta dei Ventimigliesi a Pasquetta

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San Cristoforo, martire in Licia

       San Cristoforo, martire in Licia nel 250, durante la persecuzione dell’imperatore Decio, fu uno dei «quattordici santi ausiliatori», colui che avrebbe portato sulle spalle un bambino, che poi si rivelò Gesù. Il testo più antico dei suoi Atti risale all’VIII secolo. In un’iscrizione del 452 si cita una basilica dedicatagli in Bitinia. Cristoforo fu tra i santi più venerati nel Medioevo; patrono dei viandanti, oltre che dei Cavalieri Templari, per essere poi dimenticato a favore di San Giacomo Maggiore, quando questi stava diventando popolarissimo tra i numerosi pellegrini che si recavano a Compostela.

     Nelle leggende orientali, Cristoforo era un gigantesco guerriero appartenente a una rozza tribù di antropofagi e mostrava vigoria e forza. Si chiamava Reprobo e aveva un aspetto simile "alla testa di cane". Il particolare della cinocefalia ha indotto qualche critico moderno a vedere nelle leggende l’influsso di elementi della religione egiziana, presi specialmente dal mito del dio Anubis, o anche di Ermete ed Eracle. Narra ancora la leggenda che, entrato nell’esercito imperiale, Cristoforo si convertì al Cristianesimo e iniziò con successo fra i suoi commilitoni un’intensa propaganda. Denunziato, fu condotto davanti al giudice che lo sottopose a svariati supplizi, fino alla decapitazione.

     Nel XIII secolo, nella sua Legenda Aurea, Jacopo da Varagine rese celebre Cristoforo in Occidente. Secondo questo testo, egli era un giovane gigante che si era proposto di servire il signore più potente. Per questo fu successivamente al servizio di un re, di un imperatore, poi del demonio, dal quale apprese che Cristo era il più forte di tutti: di qui nacque il desiderio della conversione. Da un pio eremita fu istruito sui precetti della carità: volendo esercitarsi in tale virtù e prepararsi al battesimo, scelse un’abitazione nelle vicinanze di un fiume, con lo scopo di aiutare i viaggiatori a passare da una riva all’altra. Una notte fu svegliato da un grazioso fanciullo che lo pregò di traghettarlo; il santo se lo caricò sulle spalle, ma più s’inoltrava nell’acqua, più il peso del fanciullo aumentava e a stento, aiutandosi col grosso e lungo bastone, riuscì a guadagnare l’altra riva. Qui il bambino si rivelò come Cristo e gli profetizzò il martirio a breve scadenza. Dopo aver ricevuto il battesimo, Cristoforo si recò in Licia a predicare e qui subì il martirio. In Oriente Cristoforo viene celebrato il 9 maggio, in Occidente il 25 luglio. La ricorrenza del santo è asservita da quella verso San Giacomo Maggiore, celebrato lo stesso giorno.

       Nell’anno 1498, si ha memoria della presenza di una cappella dedicata a San Cristoforo sul crinale delle Mauře. Potrebbe trattarsi della chiesuola che qualche decennio più tardi, appariva dedicata a San Giacomo Maggiore.

      In Ventimiglia, nella chiesa di San Michele, un antico affresco parzialmente ricoperto da un muro, mostra la testa del santo, portante in spalla il Bambino, all’interno d’una cornice fitomorfa. Si trova in quella che divenne una nicchia sul primo pilastro di destra, quando la navata venne otturata a formare il camminamento esterno, dopo il terremoto del 1887.

      Sulla “Storia della Città di Ventimiglia”, riferendosi al XIII secolo, Girolamo Rossi scrive: “Volevasi intraprendere un lungo viaggio ed avere un felice ritorno ?  Bastava aver guardato in partendo, le gigantesche forme di un San Cristoforo, dipinto sopra il muro d’una casa del quartiere del lago…”.

 

San Cristoforo, intuibile in San Michele

FONTI BIBLIOGRAFICHE

Domenico Cambiaso

    L‘ANNO ECCLESIASTICO E LE FESTE DEI SANTI IN GENOVA   Atti Soc. Ligure Storia Patria XL VIII - Genova 1917

A.A.V.V.

    ENCICLOPEDIA MODERNA ITALIANA                                    Sonzogno editore - Milano 1938

Enzo Bernardini

    LA PROVINCIA DI IMPERIA - La Riviera e il suo entroterr        DeAgostini editore - Novara 1985

Le Roux - C. J. Guyonvarc‘h

    LA CIVILTA’ CELTICA                                                           Il cavallo alato - Padova 1987

Alfredo Cattabiani

    C A L E N D A R I O                                                              Rusconi editore - Milano 1988

M. Nilo  -  J. Vella

    NUOVISSIMA ENCICLOPEDIA GENERALE DE AGOSTINI            DeAgostini editore - Novara 1988

Nilo Calvini

    CAMPOROSSO - storia civile e religiosa -                                  Alzani editore - Pinerolo 1989

Ciliento - N. Pazzini Paglieri

    V E N T I M I G L I A                                                              SAGEP editrice - Genova 1991

Alfredo Cattabiani

    SANTI d’ITALIA                                                                      Rizzoli editore - Milano 1993

A. Capaccio - B. Durante

    MARCIANDO PER LE ALPI                                                        Gribaudo editore - Cavallermaggiore 1993

Giuseppe Palmero

    VENTIMIGLIA MEDIEVALE - Topografia e insediamento urbano    Società Ligure di Storia Patria - Genova 1994

Wukipedia

    SAN CRISTOFORO MARTIRE

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      tratto da:   IPOTESI SULLE RADICI PREINDOEUROPEE DEI TOPONIMI ALPINI 

                      in Quaderni di cultura alpina / Priuli & Verlucca editori - Ivrea 1991

 

   IPOTESI  SULLA  RADICE  DI  MAURE

                                                                                     di Paul-Louis Rousset

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  

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