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OMAGGIO a

 

BORIS BIANCHERI

                                                                                                                            di Mario Ascheri - nov. 2013

 

     Il luglio scorso, a Sanremo, villa Ormond, sede del prestigioso Istituto Internazionale di Diritto Umanitario, ha avuto luogo un importante convegno di studio in ricordo di Bonis Biancheri, il compianto ambasciatore nativo di Ventimiglia, noto scrittore e giornalista che tanto lustro ha dato alla nostra città.

        L’evento è stato promosso da una serie di istituzioni di sicura autorevolezza: l’ambasciata italiana a Monaco, l’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale, i Frontalieri Autonomi Intemeli e il Comune di Sanremo. con il patrocinio del Ministero degli Affari Esteri, della Regione Liguria e del Comune di Ventimiglia. Tra gli intervenuti si segnalano oltre a Nathalie Biancheri, al presidente dell’Istituto sanremasco, prof. Fausto Pocar, l’ambasciatore Morabito a Monaco, Santo Fortugno dei Frontalieri e Maurizio Zoccarato sindaco di Sanremo; gli ambasciatori Giancarlo Aragona-e Stefano Stefanini, il senatore Lucio D’Ubaldo e lo scrittore Giuseppe Conte. Ventimiglia era presente con i suoi noti professori: Lorenzo Acquarone, già presidente della Camera, e Mario Ascheri, dell’Università Roma 3 e nostro collaboratore, che ringraziamo per averci messo a disposizione il suo intervento, che pubblichiamo integralmente qui di seguito.

 

L’ultima grande fatica di Boris Biancheri:

la sintesi di una vasta esperienza

     Sono molto onorato di essere ospitato dall’Istituto Internazionale di Diritto Umanitario/ non solo per la vocazione in sé dell’Istituto e dell’illustre compagnia di questa solenne giornata, ma anche per il piacere di porgere a tutti da questo sito i saluti e auguri di buon lavoro del mio preside di Facoltà, l’amico Paolo Benvenuti, il dotto internazionalista che si onora di esser stato tra i collaboratori assidui dell’Istituto prìma che gli impegni accademici in qualche modo lo costringessero a diminuire la sua presenza,

        E ringrazio vivamente per l’invito, com’è ovvio. Mi sono incrociato con Boris Biancheri solo per essere anch’io un ‘intemelio’ della diaspora, uno ‘spantegau’ rimasto come lui molto legato a queste terre. Ma sono prevalentemente un cultore di Medioevo come storico del diritto e delle istituzioni, e quindi apparentemente lontanissimo da lui come studioso. Tuttavia, a parte il suo lavoro come giornalista e scrittore, che tutti noi abbiamo potuto apprezzare nel corso degli ultimi decenni, c’è un aspetto della laboriosità di Boris Biancheri che, nonostante la stretta contemporaneità dell’oggetto, non à poi così lontana nel metodo di lavoro dai miei interessi e dai miei modi di procedere di tanti decenni di lavoro universitario; perciò mi sono sentito autorizzato a raccogliere il gradito invito e a non sentirmi estraneo a questo incontro. Mi piace ricordare Biancheri, infatti, per un’opera che e (relativamente) vicina alla mia sensibilità e professione: l’Atlante geopolitico che, dopo le prime edizioni in una veste quantitativamente ristretta negli anni 2002 e 2004, ha visto infine la luce rivisto e ampliato ancora nel 201l a cura dell’Enciclopedia italiana - grande istituto culturale che mi fa piacene citare in questa occasione anche peché legato per tanto tempo ad un ente senese ora in difficoltà, ma che ha sempre, giustamente, ritenuta la partecipazione all’Enciclopedia italiana come impresa meritoria.

        L’opera era stata concepita oltre dieci prima, ma questa editio maior del 2011, in due grandi volumi ricchi di grafici, diagrammi e illustrazioni distese in oltre mille pagine, merita in questa sede il suo spazio perché rappresenta un po’ la sintesi dell’esperienza accumulata da Biancheri: la sua conoscenza di uomini, di popoli, di istituzioni e di Stati, e la sua esperienza come diplomatico nelle grandi capitali del globo e poi presso il Ministero nelle posizioni apicali che conosciamo.

        Il direttore editoria e dell’impresa, anch’egli uomo di grande esperienza, ora anche riconosciuta nel massimo organo di governo nazionale con la responsabilità per il settore chiave nel nostro Paese dei Beni culturali e del Turismo, è stato Massimo Bray, che venne all’uopo coadiuvato da una ventina di esperti e dall’Istituto per gli studi di politica internazionale, altro ente come questo di San Remo fiore all’occhiello dei nostri studi internazionalistici, di cui era allora direttore scientifico proprio Boris Biancheri, che ebbe la fortuna di giovarsi della collaborazione di Sonia Lucarelli per l’impresa.

       Entro l’ottantina di collaboratori dell’opera, che non hanno firmato i singoli pezzi sugli Stati, rielaborati pertanto dall’équipe editoriale e con l’ultima parola in definitiva di Biancheri è davvero difficile selezionare qualche nome, perché sono tutti prestigiosi, Se proprio si vuol provare a ricordare qualcuno, con larghi margini di arbitrarietà, citerò Vera Zamagni e Sofia Ventura, Sergio Romano e Gianfranco Pasquino, Mario Deaglio e Nicola Labanca, Furio Cerutti, Mario Caciagli e Giampaolo Calchi Novati, tra i quali molti riconosceranno nomi del giro del Mulino di Bologna, l’editore presso il quale nel 2004 Biancheri curò la prefazione di un libro sulla politica estera delle Regioni (tema privilegiato nell’esperienza del gruppo bolognese) che si giovò delle conclusioni dell’attuale presidente del Consiglio: tanto per confermare ancora una volta e anche per questa via il giro variegato di prestigiose conoscenze del nostro Biancheri.

        Erano anni in cui ormai si erano moltiplicati i suoi libri di approfondimento, dopo quello del 1987 sulla politica sovietica verso l’Europa, tra i quali spicca quello fondamentale apparso presso Laterza nel ‘99 sulla diplomazia nell’età della globalizzazione. Tema che diventò presto disordine globale: dopo l’11 settembre, nel libro subito apparso nel 2002, e che si accompagnò quasi naturalmente all’altro dello stesso anno sulla politica estera americana. Il libro sull’Occidente diviso del 2004 usciva coevo alla nuova edizione dell’Atlante geopolitico. Cui torniamo subito, scusandoci con gli specialisti, che conoscono molto bene il lavoro a cui non potrò dire certo nulla di nuovo. L’opera non è solo più grande e specializzata, ma è impostata in modo sostanzialmente diverso dal tradizionale e volutamente ‘generalista’ Atlante De Agostini. C’è, è vero, anche qui una parte incentrata sui singoli paesi esaminati in ordine alfabetico dopo l’Italia, e precedendo le organizzazioni internazionali - messe a chiusura del secondo volume. Ma gli Stati sono nel volume primo preceduti da quasi trecento pagine fitte che accolgono saggi di approfondimento tematici sotto la rubrica ‘Mondo e tendenze’.

        E vi si inizia con la globalizzazione e regionalizzazione, tema caro a Biancheri e infatti da lui stesso sviluppato in queste pagine introduttive con i G8, i G20 ecc., e proseguito sullo scontro di civiltà, Bin Laden e le organizzazioni economiche e di sicurezza regionali.

        Come si vede siamo nel pieno dell’attualità. E infatti le pagine monografiche proseguono con l’Unione Europea e i suoi rapporti con la Nato ecc., con la crisi economica e la governance globale, cui non caso a caso ovviamente segue l’esame dei problemi finanziari, Questi non potevano che introdurre al sistema di Welfare in Europa e nel mondo, agli scenari energetici, ai cambiamenti climatici, al Sud alla prova della globalizzazione, ai trend demografici, alle migrazioni come sfida e risorsa del nostro secolo, alle vecchie e nuove guerre, alle armi di distruzione di massa, a libertà e diritti, a democrazia e democratizzazioni, ai nuovi attori della politica Internazionale (Chiesa compresa), a google e al forum sociale mondiale con le nuove forme della comunicazione, per chiudere con temi di assoluta evidenza: come le mafie dall’Italia al mondo e ritorno (tema che viene ripreso nella voce dedicata all’Italia in particolare, con la corruzione percepita) e le religioni dell’età globale.

 *  *  *

      Mi scuso per questa elencazione, ma era l’unico modo idoneo ad indicare l’originalità del taglio dell’opera da un lato e, dall’altro, la sua riuscita funzionalità ai fini di informazione e di formazione. Ed è qui che ho trovato sintonia con il mio lavoro pur diversissimo come periodo storico di riferimento. C’è in comune, ognuno con le proprie specificità, un tentativo serio di entrare nel vivo dei dati, ancorandosi ad essi senza divagare su problemi astratti o teorici, ma restando a discutere sui dati di fatto, attenti alle prassi politiche, costituzionali, sociali, ai trend socio-economici, ai rapporti di potere.

        È un libro, questo curato da Biancheri, per capire il mondo com'è, e dove va il mondo, Naturalmente, rebus sic stantibus perché 'del doman non v'è certezza', verrebbe da ricordare. Ed infatti il quadro è aggiornato grosso modo al 2010, quando furono raccolti i dati così ben elaborati. Ma alcuni scenari sono già indubbiamente cambiati dal perdurare e dall'aggravarsi della crisi.

        Così l'Italia è dipinta ancora con un elevato benessere economico al nono posto in graduatoria e con poco scarto rispetto ai Paesi precedenti, la disoccupazione ancora al 7%, ma per l'indice di libertà economica eravamo già al 74esimo posto sui 179 paesi considerati, con solo un 7% di esportazione di alta tecnologia e un indice di povertà umana che ci poneva al 25estmo posto sui 25 paesi OECD, cioè dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (pur essendo tra quelli che più contribuiscono alla stessa organizzazione in termini di spesa).

        Ma ogni Paese ha suoi caratteri specifici e perciò è stato visto nell’Atlante per quello che, anche molto diversificato, può dire di utile a chi lo consideri in una prospettiva globale, geopolitica appunto. Molti paesi minori, perciò, sono considerati per quanto offrono in termini di capacità energetica o di stabilità politica o di libertà garantite e così via, l’Atlante non è per turisti, o almeno è per turisti con interessi molto speciali.

       Per i Paesi Bassi, ad esempio, non meraviglierà veder considerati temi come L'Aja e il diritto internazionale, gli stupefacenti, l'omosessualità e l'eutanasia, Rotterdam e il commercio marittimo, i maggiori porti del mondo, energia e infrastrutture.

       Gli Usa sono al centro dell'interesse ad esempio per il concetto di soft power, la risposta all'11 settembre, i rapporti con la Russia nel Dopoguerra, la politica medio-orientale, la distribuzione geografica del voto, la riforma sanitaria Obama, i maggiori possessori del debito, energia, la loro presenza permanente all'Onu, gli interventi militari e la geopolitica.

       La Palestina si presenta tra l'altro per il problema del sistema politico, le case demolite da Netanyahu con il grafico relativo per seguire il fenomeno nel corso degli anni; c'è anche una scheda riassuntiva su 'partecipazione e libertà' implacabile: con un political right score da 1 a 7 è a 6, non libero; per civil liberties score è a 6, non libero; per libertà di stampa da 0 a 100 è a 84, non libero; per gli Emirati arabi risultano uguali i primi due valori, poi c'è invece un indice di corruzione percepita con un 6, 3 su 1-10; per la libertà di stampa al 71esimo posto su 100, non libero; l’Afganistan si presenta negli stessi termini nei primi due valori ma per la corruzione e al 176 su 178...

        La Tanzania è presente per l'isola di Zanzibar, mentre il Vietnam si segnala per la Next eleven economics.

       Ma anche Paesi poco noti, come Saint Kitts e Nevis, o Saint Lucia e Grenada sono censiti con la loro scheda sul sistema politico, i dati energetici, la bilancia commerciale, insomma i dati essenziali per riconoscerli e collocarli con il giusto peso nello scacchiere internazionale al di là delle apparenze.

       Quello che interessa è il rilievo di una organizzazione nel contesto globale o in quello 'regionale', ma sempreché sia significativo. Perciò le organizzazioni internazionali, dopo le pagine preliminari dedicate a Onu e Ue, sono scelte solo se con la caratteristica di enti strategici. Si noterà che non è presente l'Unesco, ad esempio, ma sì invece l'American Development Bank Group o la East African Community. Ugualmente c'è l'Energy charter conference e l'European space agency, ma non la Fao.

        Il libro fa capire che bisogna scegliere: e offrire espliciti o impliciti criteri di selezione.

       Boris Biancheri ha così legato il suo nome a una grande opera, Che dobbiamo ricordare perché profondamente espressiva della sua cultura, delle sue esperienze, dei suoi propositi scientifici e di una sua vocazione che possiamo in un certo senso dire didattica. E, forse, è anche da questo angolo visuale che va ripensata la sua opera, vasta, multiforme ma con un filo conduttore significativo. E, di nuovo con un forse, non priva di salde radici nella fondamentale praticità di queste genti, cui non a caso si tenta di sfuggire, quando si può, con la poesia, la musica, la satira.

 

 Ventimiglia omaggia Boris Biancheri

 

SEGUNDIN D'ARGENTU

Boris Biancheri  -  Mario Ascheri