ARMANTIGA
©  lavoro del 1988 - disposto nel dicembre 2012 -

 

BALMA - ALMA
di Rita Lorenzi

Origine e significato dei termini in un approfondito studio di Emilio Azaretti

BALMA - ALMA

L’Istituto Internazionale di Studi Liguri di Bordighera ha recentemente pubblicato un estratto della “Rivista Ingauna Intemelia” nel quale viene presentata una importante dissertazione sui nomi BALMA/ALMA del dottor Emilio Azaretti, voce autorevolissima nella glottologia nazionale ed internazionale e profondo conoscitore del nostro dialetto.

In questo lavoro Azaretti analizza i due termini scorrendo le più antiche documentazioni, l’evoluzione fonetica e morfologica, la formazione dei derivati, i vari significati, l’area di diffusione e l’effettiva origine di balma/alma.

Vogliamo dare qui una breve sintesi dell’intervento riportando, ove sia possibile, le parole stesse dell’autore che meglio riescono a rendere il grande valore della ricerca.

Nelle più antiche documentazioni si nota come nell’alto medioevo appaia il termine balma, sconosciuto nel latino classico, col significato di grotta, riferita soprattutto a quelle dove si ritiravano gli eremiti dell’area provenzale.

Una delle più note è quella dove si ritirò sant’Onorato nei pressi di Tolone, oggi famosa come Santo Baumo d’Agay; «Il grande carisma di cui godeva Sant'Onorato in tutta la Chiesa d’Occidente e la grande abbondanza di balme nelle Alpi e nelle altre catene montagnose calcaree della Francia e dei Paesi confinanti...... facilitò il rapido diffondersi del loro uso come luoghi di e-remitaggio ed in seguito anche come sedi di conventi».

I documenti che testimoniano la nascita di Balma e del successivo Alma risalgono al 721 per giungere sino alla fine del 1600; per ognuno di essi Azaretti dà una trattazione approfondita al fine di favorire una conoscenza storicamente documentata della genesi ed evoluzione dei due termini.

Frequenti nel lavoro sono i riferimenti alla zona di Ventimiglia per quanto riguarda la rilevazione di “balme” sia nel territorio che nel relativo termine dialettale « In vicinanza della frontiera di Ventimiglia abbiamo “baŕmarotta” (Castiglione di Mentone), “baŕma” (Mentone, Peille A. M.), “baŕma”, “baŕmassa” e “Baŕmasse” (Principato di Monaco); a Ventimiglia “a Baŕma Grande” e le altre “baŕme d’i Baussi Russi”, famose grotte preistoriche, “Baŕme” anche nel Vallone di Latte e sulla sinistra del Roia presso la città.

Sempre in Val Roia “baŕma” (caverna) a Trucco, Airole, Libri, Fontan, Breglio, Tenda, La Briga e, oltre il Colle di Tenda, Limone Piemonte “Baŕmassa”. Anche all’altro estremo della città, sotto Cola Sgarba, a monte dell’acquedotto romano di Seborrino, c’è una piccola Baŕma contenente una importante sorgente». «...... Credo che, tenuto conto delle intense relazioni di Ventimiglia con la Provenza nel X-XIII sec., sia giunto in quel periodo come prestito il prov. a “balma” evoluto poi secondo il sistema dei dialetti liguri a “baŕma” che ha sostituito a Ventimiglia “aŕma” rimasto in un solo toponimo “inte l’Aŕma”, con la contigua spiaggia “ciaza de l’Aŕma (“ciaza”= spiaggia) situata nella frazione della Mortola a levante di Begnamin.

“Aŕma” è usato ora in Val Roia ad Airole, Fontan, Breglio, La Briga e Tenda per “riparo roccioso” in contrapposizione a “baŕma” caverna.

A proposito di barme esistenti sul nostro territorio, Azaretti scrive che «La più nota è quella molto vasta ma poco profonda e ben esposta al sole che si vede dal vecchio ponte stradale sul Roia “Baŕma Arabica” o “Rabica”... Ci sono poi la “Baŕma d’i Urmi (degli olmi), d’i Campeti (dei campicelli), d’i Cupei (dei fabbricanti di coppi); “Baŕma Bagnéta”, diminutivo di “bagna” (sugo) per indicare l’umidità del suolo. Più a nord, dopo la frazione del Trucco “a Baŕma d’e Buche”; nella frazione di Latte la “Baŕma de Megnùn”, contenente una importante sorgente; sempre in Val Roia ad Airole: “Baŕma Lamberto” e “Baŕma d’a Terra Russa” e una “Baŕma Ventusa”, lunga roccia strapiombante sotto la quale passa la strada. In frazione Torri le “Baŕme de Buné”, presso l’abitato le “Baŕme d’a Balestra”; tra la frazione di Torri e quella di Calvo “i Baŕmùi”, i tre toponimi indicano gruppi di “ripari rocciosi”. Nel capoluogo di Olivetta San Michele “Baŕma de l’anhi” (dell’asino).

Una sezione di grande interesse è quella dedicata ai significati che i termini hanno acquisito nelle diverse aree territoriali internazionali: scopriamo così che Balma ed Alma sono presenti in molte Nazioni europee ed Azaretti da una accurata “mappa linguistica” del fenomeno.

Diamo qui una veloce panoramica dei significati rimandando poi alla lettura diretta del lavoro:

- Tana: bòme (dialetti valloni del Belgio)

- Dolina: boma o bama (Cantone di Vaud e Neuchàtel)

- Spazio svuotato: bauma, balmer, baumer (provenzale, catalano, vallone)

- Costruzioni: balm (Svizzera), barme (Alsazia), almìssu (Buggio), armussu (Sanremo)

- Roccia strapiombante: balm (Canton Ticino), barma (Vaud), baimeli (Cantoni di lingua tedesca), balma (Saluzzo), bauma (Nizza), balmo (H. Alpes), baumo (B. Alpes), barme (Torri, Calvo)

- Parete inaccessibile, Precipizio : barmo (provenzale), barma (Savoia, Delfinato), baume (Vosgi), debormé (Lione)

- Argine naturale di fiume: baume (Ain)

- Sommità rocciosa: balm (Svizzera tedesca)

- Roccia sporgente dal suolo: baume (Francia)

- Rilievo del terreno: bormat (Lione)

- Masso scavato: barma (Cantone Vallese), balm (Novara)

- Fronda di pianta, fieno o paglia che sporgono: balma (Catalano), barmat (Lione), barma (Cantone Vallese, barma (Cuneo), barmen (Svizzera tedesca).

Per gli studiosi, una parte molto importante di questo lavoro è quella dedicata all’origine delle parole Balma/Alma perché in essa Azaretti confuta la teoria di Giandomenico Serra, che vuole fare derivare i termini dal latino Valva, ravvisando in questa tesi delle carenze sia fonetiche che semantiche.

Il nostro autore non accetta neanche l’origine gallica o celtica di Balma ed Alma poiché esse sono presenti in aree dove i due popoli non si sono addentrati. Ne consegue il fatto che per Azaretti la sola origine delle due parole è ligure, poiché l’area di diffusione coincide perfettamente con quella dell’antico dominio dei Liguri in Italia, Francia, Catalogna, e termina il saggio affermando che Balma/Alma sono legate ad una origine comune che risale al «sostrato dell’antica lingua dei liguri».

 

 

                                   LA VOCE INTEMELIA  anno XLIII n. 3 - marzo 1988  - pag. 3

Antologia, italiana del 15 settembre 1878): arma, balma, balme, baume, sono vocaboli, che significano caverne e sono, secondo Dessor, d’origine celtica.

     Aggiungerò, che in val di Nervia è viva la frase: fare un po’ di armizo, per cercare riparo in tempo di pioggia, come è famigliare sul labbro dei Trioresi il verbo armuzzare nello stesso significato ; e siccome le arme furono i primi ricoveri, dove solevano riparare gli antichi, che guidavano al pascolo gli armenti, ne originarono senz’altro i vocaboli armier, che nel modenese significa ruminare, arminar in piacentino, armner in reggiano e armughé in romagnolo (Flecchia, Archivio glottologico citato, pag. 7). E a conferma di quanto sono venuto fin qui scrivendo, mi osservava l’egregio dottore Domenico Fornara di Taggia, che il paese Armo, nel distretto di Pieve di Teco, è vicino ad una grotta; che il villaggio Arma sopra Spotorno è così chiamato da una caverna che quivi sta aperta ; e che il monte Armetta, che s’alza fra Ormea e Caprauna, porge nel suo fianco una cavità, capace di contenere un quattrocento e più pecore.

Girolamo Rossi  - GLOSSARIO MEDIEVALE LIGURE  -  Ristampa edizione 1896 - 1909  -  FORNI  -  Bologna 1971

Arma - Caverna.

 I Sabini chiamavano herna i sassi, secondo che scrive Servio: Sabinorum lingua saxa herna vocatur, da dove il nome di Ernici e la parola cav-erna. Nello stesso significato di erna erano usati in Liguria arma o alma, da dove originarono le note voci barma o balma. Il Cartulaire de l’abbaye de Lérins (Paris 1883, pag. 64) ricorda terras cultas et incultas, que sunt subtus roca, que nominant almis, questo documento è del XII secolo. Habitatores alme ad aquam almedani citra, si ha nel tomo I° del Liber jurium, pag. 1282, per alludere agli abitanti di Arma di Taggia ed al torrente, che quivi scorre, così chiamati (che che ne abbiano scritto vaneggiando alcuni  conterranei)  dalla presenza di una spaziosa ed antica caverna, che accoglie un devoto santuario, dedicato alla Vergine Annunciata. (Pitto, Storia del Santuario di N.S. dell’Arma, Genova 1869). In una convenzione stretta nel 1573 fra Apricale ed Isolabona si legge : eundo per rectam lineam versus montem. usque ad  quamdam  armam,  que  est subtus dictum terminum; e per non moltiplicare inutilmente gli esempi, addurrò qui  le  parole  di  Arturo  Issel   (Le  caverne  ossifere;

 

 

 rivista il: 22 settembre 2013
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