Dal 1871, Ventimiglia fu eretta a sede di Stazione Ferroviaria Internazionale. Organizzato il Capolinea, vi furono accentrate le Direzioni locali: delle Ferrovie dello Stato (FF.SS), della Societé National des Chemins de Fer (SNCF) francese, i Commissariati della Polizia di Frontiera, delle Guardie di Finanza e degli Uffici Doganali d’entrambe le Nazioni. Poco più tardi, aprì gli uffici la Compagnie International des Wagons Lits (CIWL).I convogli ferroviari d’allora e l’invariata problematicità della linea ferrata, consentivano, per il viaggio da Genova a Nizza, la durata di un giorno intero, inoltre, le lungaggini burocratiche di frontiera, portavano la durata a quasi due giorni.

         Per i viaggiatori, era prassi fare sosta nella nostra città, scendere in uno degli Alberghi che avevano proliferato attorno alla Stazione, dare avvio alle pratiche doganali e passare la serata in uno dei Caffè Chantant che ammiccavano sulla piazza antistante agli Uffici.

       All’arrivo dei treni di lunga percorrenza, il Nunzio di Stazione recitava il comunicato consueto: "Ventimiglia, Ventimiglia, Stazione di Frontiera. Tutti i viaggiatori scendono per compiere le pratiche doganali".

        Dai convogli smontavano decine di passeggeri di classe sociale agiata e dell’alta borghesia, che erano contesi dai pistör, gli incaricati dagli Alberghi di procurare la clientela. Questi personaggi, sovente abbigliati in divisa, indossavano un berretto che si faceva riconoscere dall’insegna dorata, col nome dell’Albergo a grandi lettere. Rapito lo spaesato viaggiatore, il pistör ordinava ad uno dei numerosi fachìn in attesa, il prelevamento dei bagagli del suo cliente dallo scompartimento, e persino quei bauli che, a volte, viaggiavano sul vagone bagagliaio appresso.

         Radunati i bagagli di tutti i clienti per quel tal Albergo, sopra un carretto a quattro ruote con alte sponde, il fachìn si apprestava ad attraversare i binari, avanzare nell’atrio, superare la piazza e raggiungere i clienti che il pistör aveva provveduto ad accompagnare in gruppo nell’atrio dell’Hotel, per la formalità di rito. Se il treno giungeva dalla Francia, la prassi di contatto era la medesima, ma il fachìn portava i bagagli negli Uffici Visita Doganali, per accedere all’ispezione convenzionale, prima di ritirarli verso l’Albergo.

        La mattina successiva, ad un consono periodo avanti l’ora di partenza del treno internazionale, il fachìn smistava i bagagli dei viaggiatori in partenza verso gli Uffici Doganali, lato Francia, oppure seguiva le indicazioni di carico del viaggiatore, lato Italia.Il meccanismo era assai collaudato, tanto che i viaggiatori soddisfatti, oltre al versamento della congrua tariffa annunciata da appariscenti cartelli, esposti sui marciapiedi, lasciavano persino la mancia, della quale beneficiava anche il pistör, o viceversa. Nei primi anni del 1900, era stata costituita la Cooperativa Portabagagli, che radunò fino ad una cinquantina di fachìn per quel tipo dì operazioni, ma anche per effettuare operazioni di trasloco o di consegna merci in città.

         La Cooperativa funzionò fino agli anni ‘80, quando fu sostituita da una Società, fino a sparire in pochi anni a causa dei cambiamenti fisiologici sul modo di viaggiare un poco più velocemente; sull’appiattimento delle classi sociali o soltanto alla sopravvenuta inadeguatezza nell’esibirle.

        Infine, a rendere completamente superfluo il facchinaggio nella Stazione Ferroviaria, fu la moderna compattezza dei bagagli, costruiti con ruote supportanti, che rendono il viaggiatore quasi autosufficiente.

         Il facchinaggio di trasloco e di consegna merci in città, è oggi reso da ditte specializzate, attrezzate con macchinar! moderni e duttili, che rendono meno faticoso il lavoro, e se proprio il lavoro risultasse ancora un po’ pesante, verrebbe affrontato da immigrati, o da operai saltuari, rigorosamente pagati in nero.

        Con la costituzione del Train Bleu, con i vagoni letto; ridotti un pochino i tempi di percorrenza dei convogli ferroviari ma, soprattutto, velocizzati i tempi burocratici dei controlli doganali, i viaggiatori potevano ripartire nella serata, con la conseguenza che gli Alberghi cominciarono a sopportare un appariscente calo della clientela di classe sociale elevata, sostituita in parte dal proletariato viaggiante.

         Il secondo conflitto mondiale, provocò una prolungata interruzione dei flussi viaggiati, e segnò, soprattutto, un appariscente cambiamento nei comportamenti accennati, tanto da provocare la crisi dei pistör fin dagli anni Cinquanta, per vedere scomparire l’ultimo, quello dell’Hotel Tornaghi, nel decennio successivo.

        Gli Alberghi operativi intorno alla Stazione, conobbero un gran degrado attorno agli anni Ottanta, per scomparire tutti quanti alla fine del secolo. Le loro strutture furono modificate in appartamenti ed uffici, ma il quartiere è ancora oggi in attesa di una efficace rilancio.

         Dal 1915 a 1925, gli Hotel di quel tipo erano sedici: l’Europe, il Des Voyageurs, il Maison Dorée, il Therminùs Suisse, il Montecarlo, il Françe, il Turin, il Barra di Ferro, il Nazionale, lo Stazione, il Bolognese, il Piemontese, del Commercio, il Tornaghi, il Milano e l’Abbo.