Ancöi l'è e i sun e ure
Stella inattivaStella inattivaStella inattivaStella inattivaStella inattiva
 

 

 

                                                                                  Pallapugno ad Airole 

 

 

U ZÖGU d’u BALÙN

 

 

                 Sul gioco della palla a pugno in Airole

 

           Il gioco del pallone elastico è stato per secoli l’unico passatempo sportivo che ad Airole coinvolgeva tutto il paese, sia i giovani che gli anziani. Già verso la fine del Cinquecento alcuni documenti attestano che gare di palla a pugno venivano disputate nella piazza più importante del paese da due squadre contrapposte come si è continuato a fare fino a qualche anno fa, soprattutto in occasione del periodo estivo.

           Da giugno ad ottobre, il sabato e la domenica e ogni altra volta che se ne presentava l’opportunità, decine di giocatori dilettanti erano pronti a dare vita a incontri di pallone elastico che per agonismo e partecipazione non avevano nulla da invidiare alle attuali partite di calcio.

           I giocatori, divisi in due formazioni, erano quattro: un “battitore”, che era anche il capitano della squadra, una “spalla” e due “terzini”. Considerato l’elevato numero di pretendenti giocatori si arrivava in molti casi a fare un torneo di più squadre e diverse partite nella stessa giornata per dare a tutti la possibilità di cimentarsi.

             In questi tornei improvvisati la composizione delle squadre e la scelta dei giocatori veniva fatta dai “battitori” poco prima dell’inizio della partita; quando non si riusciva a comporre squadre di quattro si poteva decidere di limitare a tre il numero dei giocatori: in alcuni casi si è arrivato a fare anche partite “testa a testa” di un giocatore per parte. Un particolare curioso: quando un “battitore” non poteva giocare nel suo ruolo preferiva rinunciare alla partita anziché adattarsi al ruolo di “spalla” o di “terzino” considerati secondari.

              Durante il gioco, poi, venivano messe in evidenza le peculiarità dei giocatori nei vari ruoli. La potenza nel colpire la palla e la capacità di dirigerla nelle posizioni volute balun francu o contro il giocatore avversario meno bravo erano prerogative di un buon battitore, mentre il colpo d’occhio e il posizionamento sul campo erano le caratteristiche indispensabili per la “spalla”, come la velocità e l’agilità lo erano per i “terzini”.

             Le partite venivano giocate allo spasimo; l’impegno dei giocatori era assoluto e il coinvolgimento degli spettatori era totale al punto che spesso gli atleti finivano le partite, considerando anche la scabrosità del terreno di gioco, pieni di lividi, ferite e abrasioni. Il pubblico normalmente incitava a gran voce i propri beniamini e seguiva con grande partecipazione le evoluzioni del gioco.

      Si agitava e diventava turbolento di fronte alle scorrettezze o quando vi erano contestazioni nell’assegnazione dei punti da parte dell’arbitro. Il quale, spesso, dopo aver sopportato per lungo tempo insulti e imprecazioni buttava via le “cacie”, riferimenti per segnare dove venivano fatti i punti, e si allontanava definitivamente dal campo di gioco. In questi casi le partite si interrompevano finché non si trovava tra i presenti, una persona disponibile a sostituire il giudice di gara. In caso contrario la partita finiva lì con un pretesto in più per scatenare accese discussioni che, in alcuni casi, sfociavano in una vera e propria rissa generalizzata tra il pubblico, i giocatori e chiunque alto fosse stato presente.

                                                                                            Raccontato da Lorenzo Rossi, airörelu.

 

                    Semu turna dui de carànta cun ina cacia arenta  -

                                                                         Siamo nuovamente nella condizione di perdere una buona occasione

  

 

                               Il pallone elastico ad Apricale

 

          Il gioco del pallone elastico ha origini remote nelle valli del Ponente ligure e del Basso Piemonte. Qualcuno lo vuole paragonare alla pelota basca o al gioco di pallone giocato con le mani che si vede giocato in alcune zone del bresciano e del bergamasco.

             Il gioco del bracciale che si trova in Toscana ha avuto fra i suoi campioni giocatori di pallone elastico ed era giocato anche a Torino città fino agli Anni Quaranta. Può darsi che l’origine sia comune, quello di lanciare, riprendere e ribattere, calciare, tirare oggetti tondeggianti è qualcosa di ancestrale, e fa parte dell’istinto di tutti gli esseri viventi. Comunque la palla a pugno, o pallone elastico è presente solo nelle provincie di Cuneo, Asti, Alessandria, Imperia e Savona.

              Le piazze dei paesi raccoglievano, in occasione dei tornei estivi, un pubblico numeroso e fedele già nel secolo scorso; agli inizi di questo, molte società dotate cdi regolamenti, con divise e gagliardetti, si sfidavano in partite piene di agonismo. Da far invidia al calcio odierno.

             Apricale ha sempre avuto una squadra di ottimo livello che si batteva con onore nei tornei locali, pur con un campo meno bello rispetto ai paesi viciniori quale Isolabona, Dolceacqua, Camporosso. Infatti il campo sportivo era la piazza del paese e quella di Apricale risultava più corta, con una forma irregolare e con difficoltà sia per il battitore che per la spalla a causa di una strettoia nella zona della ribattuta.

            E qui bisogna fermarsi un attimo e spiegare le principali regole del gioco. La squadra (quadretta) è formata da quattro giocatori: un battitore, una spalla e due terzini. Il punteggio è, anche se con minime differenze quello del gioco del tennis (15, 30, 40, punto).

             Non esiste alcuna rete, bensì una specie di linea immaginaria e mobile che cambia nel corso della partita in rapporto a dove i giocatori fermano la palla non più giocabile, perché ha già battuto due volte per terra. Il punto ove la palla viene fermata (le cacie) è segnato, e l’inversione di campo che in questo gioco avviene sovente, (tutte le volte che ci sono due “cacie” o anche una sola quando una squadra ha 40 di punteggio parziale) il battitore con l’aiuto della spalla e dei terzini deve fare in modo che il pallone si fermi aldilà di quella striscia o rete virtuale segnata dalla caccia.

                 Questo determina il punteggio insieme ai “falli” che consistono nel toccare la palla con una parte del corpo diversa dell’avanbraccio, buttarla al volo fuori del campo di gioco o ai “cieli” (zone di campo oltre la posizione del battitore e del ribattitore).

                Il pallone è fatto di lattice di gomma molto duro, pesa 190 grammi e durante il gioco viene colpito col pugno chiuso protetto da bende, strisce di cuoio o quant’altro serve per indurire e proteggere la parte destinata a colpire la palla affinché la stessa prenda forza e velocità. Il rito della bendatura ha un’importanza anche scaramantica nel contesto della gara e viene fatto con particolare attenzione ed impegno da  parte dei giocatori.

                   Il pallone elastico è uno sport molto popolare che coinvolge tutta  la popolazione dei paesi dove si gioca. Tra i suoi appassionati ci furono e ci sono ancora personaggi famosi quali Goethe, che ne parla nel suo “Viaggio in Italia”, Giacomo Leopardi, Gabriele Chiabrera, Edmondo De Amicis, il tenore Tamagno, Arrigo Boito, Giuseppe Giacosa, Giovanni Giolitti, Luigi Einaudi, l’ultimo re d’Italia Umberto di Savoia, Cesare Pavese, Beppe Fenoglio, Giovanni Arpino, Gian Paolo Ormezzano, Franco Piccinelli e Alessandro Baricco.

              La squadra di pallone elastico di Apricale è sempre stata formata da giocatori di ottimo livello nell’ambito locale, e da diversi anni annovera tra i suoi componenti un pluricampione italiano, Sandro Tamagno, che gioca nel Campionato di serie A.

                Ad Apricale, ogni anno, si svolge nel periodo 15 giugno – 15 luglio un torneo do palla a pugno organizzato dal Comune e dalla Pro Loco locale. In questa occasione viene spesso praticata una versione con un numero ridotto di giocatori (solitamente due) che gareggiano in un carrugio del paese: il cutrùn situato vicino al castello.

                                                                                                      Racconto di Gabriele Cassini, vrigaréncu.

 

                                                                                                       >< “Liguria in parole povere” – SAGEP Genova 1998

 

 

 U BALUN

Pallapugno