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2002

CINIPIDE del CASTAGNO

 

 

LA CURA STA SEMPRE NEI MONDI PIÙ SEGRETI

Storia di un miracolo avvenuto nei nostri castagneti

 

                                                                                              di Giancarlo Castello

 

          Ricordate, alla Scuola elementare, i primi disegni sul quaderno a quadretti? Nel fascino di quei giorni primeggiava una piccola figura tondeggiante colorata di marrone, Mi tornano ancora alla mente le filastrocche che si recitavano da bambini e il profumo e il gusto dell'autunno. Quello delle castagne per noi era un momento magico, una sorta di celebrazione in onore di un frutto delizioso che era stato capace di sfamare intere generazioni anche nei momenti più difficili.

        Travolti dall'indifferenza di una società ubriaca d'ansie televisive, molti non si sono neppure accorti del dramma che si stava consumando nei nostri boschi. Parliamo all’incirca del 2009, quando una segnalazione sospetta mi fece accorrere in un castagneto dell'entroterra, dove riscontrai con disappunto una presenza inquietante. L’albero era quasi irriconoscibile, con le fronde in maggior parte deformate da strani rigonfiamenti verdi, macchiati di rosso, come frutti alieni, creati da chissà quale sortilegio. Conoscevo già quel pericoloso parassita.

          Nel 2002 un amico entomologo mi aveva spedito la foto di un ramo malato di castagno e ne avevo dedotto che si trovasse in Cina per lavoro. Ma non era così. Mi assicurò che si trattava di un focolaio già attivo in provincia di Cuneo. Qualcuno aveva pensato bene d’importare dalla Cina alcune marze da innesto, purtroppo infestate dall'insetto... Avevo quindi previsto il suo arrivo; tuttavia nel vedermi davanti una galla di Dryocosmus kuriphilus. il micidiale “Cinipide del castagno". mi sentivo mancare. Si tratta di una vespina di pochi millimetri capace di bloccare insieme alle sue simili (sono infatti tutte femmine che si riproducono senza l’ausilio del maschio), la fioritura, l’espansione delle foglie, fino ad annientare la fruttificazione. Sapevo che all’interno di quelle escrescenze (galle) nascono e si sviluppano le loro figlie. Adulte, dalla fine di giugno a metà luglio, ne fuoriescono per deporre fino a cento uova ciascuna, distribuendole trenta alla volta sulle nuove gemme. Dopo 40 giorni nascono delle larvette cieche, che entrano in una specie di latenza fino alla primavera successiva. È a quel punto che quei piccoli esseri stimolano le gemme a generare le galle dove terminare lo sviluppo.

          Non era un bel vedere e la conseguente previsione del tutto nefasta. Se non avessimo agito subito, o non avessimo agito affatto, in pochi anni avremmo assistito alla fine di quei boschi. L'atmosfera e il profumo inconfondibile di certe giornate di ottobre, le deliziose castagne di molte feste, la marmellata e il fragrante castagnaccio... forse perduti per sempre. Avvisai alcuni Comuni della zona di procedere con l’unico rimedio possibile e alcuni si attivarono in modo opportuno, mentre altri non parvero subito credere alla gravità del problema... Nei mesi che seguirono e negli anni successivi entrare in un castagneto era un pianto. In gran parte d’Italia l’infezione si era diffusa pericolosamente e intere zone, dove i castagni rappresentano una risorsa economica, si pensava al peggio. Nelle mie esplorazioni constatai che gli alberi avevano reagito dapprima seccando, a chiazze, riducendo il numero delle foglie in modo allarmante. Le castagne rimpicciolivano sempre più, fino a ridursi larghe un solo centimetro! Qualunque frutto riceve dalla pianta il glucosio necessario alla propria maturazione e dolcificazione, ma questa sostanza vitale, generata dalla fotosintesi, ha bisogno che le foglie siano in perfetta efficienza.

           Quando si manifesta un danno biologico, se ci si guarda intorno con attenzione, quasi sempre si riscontrano vari scompensi. Prevedevo un arresto nella diffusione dei funghi. Essi, in cambio del glucosio, cedono azoto poiché le piante non lo producono. A differenza di quanto si possa pensare le piante possiedono una propria intelligenza, che definirei geniale. La prima timida contromisura della Natura fu di anticipare l’autunno. Ad agosto sembrava di percorrere lacrimevoli sentieri autunnali, con le foglie ormai tutte ingiallite e gli alberi spogli. Nel 2013 constatai che le foglie, sempre meno abbondanti, avevano cambiato forma, tendendo curiosamente ad allungarsi per aumentare la superficie di lavoro. Intanto, dopo un certo scetticismo, molti si convinsero dell’effettiva utilità di un antagonista biologico. In Cina vive anche un insettino simile al Cinipide aggressore del castagno, che però è carnivoro. In quei boschi si è stabilito un equilibrio, proprio come succede nella savana, tra le gazzelle e i leoni. Il Torymus sinensis, questo è il nome del benefico cacciatore, tramite una sorta di ago posteriore, depone le sue uova all’interno delle galle dove albergano le larve del parassita. Sono i nostri piccoli alleati che, senza insetticidi, del tutto inutili in questi casi, sterminano il nemico. Di fronte all’inesorabile fine dei nostri boschi e le conseguenti ripercussioni sull'ambiente, non restò che procedere al rilascio dell'insetto benefico.

            Si unirono alla lotta anche diverse associazioni. Dal 2013 sono stati effettuati almeno un centinaio di lanci in Liguria, una delle Regioni più colpite. Le nostre piante che intanto stavano raccogliendo le forze, con questo aiuto reagirono. E quest'anno, durante la mia prima ricognizione, ho avuto modo di provare una gioia grandissima. Non mi sembrava vero, non credevo ai miei occhi, Come una persona malata si mette a riposo e si nutre bene per riprendersi, così quegli alberi, che erano condannati, hanno iniziato una sorta di convalescenza strategica. Gli zuccheri ricavati dalla fotosintesi, che si accumulano nelle radici e nel tronco, hanno apportato nuove energie. Le gemme hanno avuto la loro energica spinta, non più soffocate dalle galle. Soltanto i frutti sono entrati a riposo, riducendo le loro dimensioni o mancando del tutto. Privi di zuccheri costituiscono per il momento delle prove di produzione e ci vorranno due o tre anni per tornare belli e dolci come un tempo, Ma avremo pazienza, nella gioia di aver visto un autentico miracolo. Spargete questa notizia che, credetemi, è davvero consolante in mezzo a tante brutte notizie.

                                               

                                                            LA VOCE INTEMELIA anno LXX n.9 settembre 2015

 

          Dryocosmus kuriphilus       PARASSITA            Torymus sinensis

 

 

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