Ancöi l'è
Stella inattivaStella inattivaStella inattivaStella inattivaStella inattiva
 

 

 

  

 

FORZA  IDRAULICA  DALLA  ROIA

                                                                         di Luigino Maccario

       Nel medioevo, per mantenere funzionalmente calmo il Lago che conteneva il porto canale di Ventimiglia addossato alla riva destra, la corrente della Roia veniva incanalata forzatamente verso la riva sinistra, ammassando le ghiaie a partire da San Steva, lungo tutte le Gianchette, fino ai Paschei dove oggi sono i Pubblici Giardinetti. Il canale di potenza che veniva a crearsi muoveva numerosi mulini, edificati sulle ghiaie della Scciümàira.

      Nella sua “Storia”, descrivendo il Contado, Girolamo Rossi riporta: “… il 5 agosto 1077, in cui il monastero lirinese veniva gratificato col dono di un’isoletta posta in vicinanza di alcuni mulini, lungo il fiume Roia al quale ultimo atto interviene pure la nobile Donella figlia di Alberto marchese di Savona e moglie del conte Ottone.”

       All’opposto, veniamo a sapere che a metà Ottocento, sono due i canali di forza, ben addossati su entrambe le rive, in Peglia e nelle Gianchette. Nel 1865, Luigi Ricca di Civezza, dell’Ordine dei Frati Minori Osservanti, nelle sue relazioni di viaggio ci racconta: “Desideroso di far una rapida escursione nella valle del Roia, uscivo dalla città soletto e pedestre dalla porta del Piemonte in un punto che il sole, già alto assai sul limpido orizzonte, sembrava infocare cogli ardenti suoi raggi tutta l’atmosfera. Un leggiero velo di vapore che sorgeva dalla terra e dal mare già ne annunziava ed attestava l’opera misteriosa e feconda del fermento mondiale sotto l’influenza del maggior pianeta. Rilevai gli occhi verso settentrione, ed inviai per quel grande spaccato di bizzarre montagne gli sguardi sino a quelle acute moli che superbe s’alzano nella regione dei nembi, dalle quali scaturisce il fiume Roia (Rutuba dai Latini). I dirupi per cui si fa strada fra le stagliate e spaventose balze di Saorgio, e le orride e contorte gole che si protendono sino alla Piena ed Airole, segnano in parte oggidì i confini tra il regno d’Italia e l’impero francese. Avvien però e non di rado che la dirotta pioggia ed il repentino risolverai delle nevi su per le alpi, lo gonfiano talvolta a segno che rode con un tempestoso impeto le fertili sponde estendendosi sino al mare, e ne provengono ai vicini villaggi gravissimi danni. Il disegno di frenarlo con argini fu più volte ideato, proposto, dibattuto, ma sempre invano. Fuori la porta della città un’antica fontana in mina che fiancheggia la strada, costrutta di pietre riquadrate che alcuni vogliono opera romana, attira lo sguardo del viaggiatore. Sottostante a questa antichità sulla riva del fiume fa bella mostra il Molino dei Fratelli Biancheri. Ivi osservai con piacere come le acque corrono ad aiutare gli operai nella fabbricazione degli olii e nelle macine da grano, ma sopra tutto notai con diletto un piccolo volume d’acque metter in moto le macine, i vagli, gli stacci, innalzar il grano al suo arrivo fino alla sommità dell’edifizio, poscia ricalarlo trasformato, indi rimesso al basso sui carri, insaccato in farina. Sulle due opposte sponde s’ergono altri edifìzi di seghe con Borre di pedali accatastati sulle rive del fiume. Questi legni pedagnuoli son qui trasportati dalle montagne dei Comuni di Tenda, Briga e Saorgio. Ed ecco come si fa il taglio ed il trasporto. Gli alberi stanno su erte cime o in profondi valloni, donde non v’è strada per condurli. Il bracciante recide la pianta, ne rimonda il pedale, i pedali si accatastano sulle rive nel letto del torrente che dappertutto è formato dagli scoli alpestri, e che secco il più del tempo, a volte diviene pieno e rigoglioso. Quando le pioggie o il gelo l’abbiano rigonfiato, il torrente solleva que’ legni, e li trascina seco a valle, dove trovasi poi o un lago o un fiume più grosso, entro il quale sono raccolti. Ed è uno spettacolo veder migliaia e migliaia di ceppi d’alberi portati dal piano fiume, sotto la direzione d’una truppa di borrellai, che con rampi e forche li smuovono, li avviano, e li disuniscono, li spingono, li distrigano dagli scogli. Ma non pertanto tale condotta anticipata, veggono non di rado i fusti insieme dispersi per il mare, agitato dal vento e dal mareggio che v’inducono le furiose onde del fiume.”

      Girolamo Rossi, in “Cronache ventimigliesi”, nell’agosto 1897 riporta: “Allo stabilimento elettrico di Peglia la compagnia Woodhouse e Baillie attende alla sistemazione del canale per la conduttura dell’acqua, agente da forza motrice. A opera finita la forza motrice totale ascenderà a circa 150 cavalli dinamici. Alla presente turbina ne farà compagnia un’altra di maggior forza in modo da soddisfare anche all’impianto del tram Ventimiglia - Bordighera.”

       Da metà Ottocento, il canale di Peglia è stato assunto dalla fabbrica del ghiaccio, insediata dalla famiglia Lupi, nel Borgo; mentre quello delle Gianchette servì la Conceria Lorenzi, che aveva sostituito le segherie. Si arriva così a definirli: Canale Lupi e Canale Lorenzi, condotte idriche che funzionavano ancora nel Secondo Dopoguerra. Negli Anni Settanta, trasferitosi a Sanremo il Mercato dei Fiori, con la produzione intensiva dei frigoriferi domestici, il ghiaccio non venne più prodotto ed il Canale Lupi pian piano è stato riempito di terra, persino nel suo sbocco, poco a valle del ponte stradale. Il Canale Lorenzi non servì più la conceria ancora prima del Secondo Conflitto Mondiale, ma verrà usato da altre imprese, lungo il suo cammino, fino agli Anni Settanta, quando iniziò ad interrarsi nella sua parte iniziale fino alle Gianchette. Rimase attivo dal Cimitero a tutta la parte cittadina ricoperta.

       Nel collegare la fognatura di Trucco e Roverino al sistema fognario si pensò bene, per risparmiare, di usare la condotta che conduceva nei pressi della foce del fiume per installarvi i grossi tubi in modo precario, cosicché il canale intraprese a convogliare grosse perdite e liquami abusivi che sfociarono per parecchi anni poco a monte della Passerella.

 

BIBLIOGRAFIA

 Luigi Ricca di Civezza, dell’Ordine dei Frati Minori Osservanti - 1865

VIAGGIO DA GENOVA A NIZZA - LETTERA XV

Edito dall’autore, a Firenze nel 1874

 

Girolamo Rossi

CRONACA VENTIMIGLIESE 1850-1914

Alzani editore – Pinerolo 1989

 

  

Tram Ventimiglia - Bordighera della Woodhouse e Baillie