LAVORI IN CORSO
Contiamo sulla collaborazione dei navigatori WEB, dei loro famigliari o dei conoscenti, per l’invio di informazioni sulle tradizioni praticate nel territorio intemelio, o loro notizia, ricordando la nostra e-mail:
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Archivio della Memoria Intemelia
Letteratura - Poesia - Teatro - Cucina - Collezionismo - Feste - Cerimonie - Ritualità - Giochi - Musica - Canto - Pittura - Scultura - Monumenti - Territorio
La CUMPAGNIA ha messo in cantiere una raccolta di tradizioni e di consuetudini intemelie da mettere a disposizione di chi voglia interessarsene a qualunque titolo. L’idea è di inserire queste informazioni nell’informatica della CIVICA BIBLIOTECA APROSIANA, dove si potrà andare comodamente a consultarle.
A tutt’oggi, le medesime informazioni si possono ottenere, percorrendo sicuramente tempi più lunghi, ma non meno efficaci, richiedendo il documento alla Segreteria della CUMPAGNIA D’I VENTEMIGLIUSI, sostenuta da Enrico Malan nella sede di Via Mazzini 12, ogni sabato dalle ore dieci a mezzogiorno.
Sono già a disposizione le seguenti attestazioni:
Albero genealogico dei Conti di Ventimiglia
Rinnovato ed integrato
Archivio dell’Agosto Medievale
Le basi della manifestazione, Il logotipo dell’Agosto Medievale.
Copioni teatrali ad uso delle scuole
A fòura d’u ratu e d’u galetu, Çeneruséla, U gàtu ingiarmàu, Giaussemìn e rumanìn, U tambüru abasuràu, Ina péle striunà, I müxicànti de Brégliu, A vùrpe e u lùvu, Zizura, Poveri fantàrsmi.
Cucina storica intemelia
E bàne, I barbagiuài, U bugliabàsciu, U büdegu in süpa de bròcuřu, E castagnole, E pansaròle, U stucafìsciu â brandacugliùn.
Rime e giochi infantili
Le conte, A Butia d’öriu, Çevuléta, A Pimpirinéla, Zöghi de balìne.
I fuochi di San Giovanni
La tradizione equinoziale degli “òsi” accesi a San Giovanni dei Prati.
Il rio Resentello
Rio alle spalle di Siestro, oggi conosciuto come Vallone di San Secondo.
La Bandiera cittadina
Ricerca sull’insegna comunale.
La nizzarda
Un ballo o danza della Provenza e Ponente Ligure, assai controversa.
Letteratura in dialetto Ventimigliese
I brani scritti da : Emilio Azaretti, Giovanni Bosio, Marise Ferro, Giovanni Girardi, Berto Guglielmi, Goffredo Maccario, Filippo Rostan, Alessandro Varaldo.
Lotta di giovenche
Istoriata sulle iscrizioni di Monte Bego.
Masca e basura
La strega e la fata nella tradizione intemelia.
Mete e levà rama
Segnalare la bottega aperta al pubblico esponendo rami verdi.
Poesia in ventimigliese e in intemelio
Opere scritter da: Silvio Andracco, Emilio Azaretti, Giuseppe Bosio, Filippo Rostan.
Repertorio degli Intemeli illustri
Elenco dei Sindaci e dei Podestà di Ventimiglia dall’istituzione della Nazione italiana - Elenco integrato dei Vescovi intemeli - Schede espositive dei vescovi più importanti - Schede esplicative degli intemeli o dei ventimigliesi illustri - Elenco dei cognomi intemeli più diffusi e delle famiglie fin dalla romanità.
Riunioni di Socialità
Le occasioni di veglia o di festa quale collante per la comunità.
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REVISIONI DEGLI SVARIONI TOPONOMASTICI CITTADINI
Già a partire dagli ultimi decenni dell’Ottocento, le Commissioni Comunali di Toponomastica incaricate di assegnare i nomi alle vie, alle piazze, ai vicoli, ai ponti e comunque ai siti cittadini hanno commesso rilevanti svarioni su alcune dedicazioni; inesattezze che potrebbero determinare la irrisione da parte di forestieri informati. Si è anche verificata l’inopportunità storica e politica di alcune dediche proposte da faziose lobby cittadine.
La Cumpagnia suggerisce alle Commissioni Toponomastiche del futuro i rilievi venuti alla luce negli anni, affinché possano provvedere alla eventuale rettifica, almeno nei casi dove il cambio di indirizzo non produca troppi oneri ai residenti.
VIA BOSCO DEI BORMANNI che indica la strada di raccordo dalla frazione Sant’Antonio al nuovo Ponte sulla Bevera, presso Calvo, presenta una macroscopica cantonata, citando il nome d’una selva inesistente, sia per le attuali conoscenze che per il passato, come pure non è mai esistita la popolazione che l’avrebbe posseduta. Nell’antichità, il “Bosco Bormano” era certamente una selva, un’impenetrabile foresta che dalle pendici Ovest di Montenero si estendeva, lambendo la costa, fino all’attuale Diano Marina, dove il toponimo è ancor oggi usato. Tale bosco prendeva il nome da “Bormo” divinità celtoligure delle acque e delle foreste, oggi ancora vivace nel nome di luogo lombardo Bormio, sede di pregiate terme, o nell’idronimo ligure-piemontese Bormida. Pur non trovando sede nell’antico sito, quella strada dovrebbe chiamarsi VIA BOSCO BORMANO.
Per far sfoggio di cultura storica romana, i Commissari di fine Ottocento decretarono VIA CECILIA METELLA, forse pensando di far onore alla madre di Agricola, il governatore della Britannia, che abitò in Albintimilium, avendo nominato “Via Gneo Giulio Agricola” la traversa immediatamente a Levante, che come quella da via Hanbury conduce in via Cavour, sull’altro lato della scaletta di Via Zara. Ma con Cecilia Metella si potrebbe nominare la famosa matrona romana, moglie del dittatore Silla, che con la storia romana locale avrebbe condiviso soltanto la vedovanza da Marco Emilio Scauro, il console che riabilitò la strada di costa, nell’anno 180 prima dell’Era Volgare, cui finora non è stato dedicato neppure un vicolo. Probabilmente i commissari di allora volevano far onore alla moglie di Giulio Grecino, la matrona provenzale Giulia Procilla, trucidata dagli Otoniani nella sua villa di Latte; lei certamente madre di Agricola, così ben descritto dal genero Cornelio Tacito, nelle “Historie”. ... Si riveli chi non ha mai confuso i nomi delle matrone romane.
Dagli Anni Novanta si chiama PONTE ANDREA DORIA, lo storico viadotto ad archi che attraversa la Roia, dal Borgo a Largo Torino; dedica intesa a celebrare un condottiero genovese che per Ventimiglia non ha mai mosso un dito, se non per procurarle seri guai; però nel caso della dedicazione l’hanno avuta vinta i locali fans della Superba. Andando semplicemente a rovistare nella grande letteratura nazionale, una delle poche citazioni rivolte a quel ponte lo celebra, indirizzando lo sguardo verso la superba Valle che lo ospita in primo piano, è il famoso testo “Le ultime lettere di Jacopo Ortis”, romanzo storico epistolare del 1798, scritto da Ugo Foscolo. Sia l’immaginario Ortis che il celeberrimo Foscolo potrebbero essere i personaggi adatti a fornire al nostro ponte una celebrazione più consona al luogo.
Dopo aver ampiamente compiaciuto le richieste avviate dalla componente libertaria della Commissione Anni Novanta, l’istanza della componente confessionale si è fatta assegnare la dedica dei Giardini Pubblici, i popolari Giardinetti, verso un vescovo del passato che già poteva vantare l’intitolazione d’una strada, oltre a quella di vari monumenti d’accertata competenza, che lo rendevano già ampiamente notorio. Del resto la comunità cittadina continua a chiamare il luogo “Giardinetti”, evitando di puntualizzare. Non è facile afferrare il senso della dedica di un giardino ad un vescovo, neppure se questi fosse stato manifestamente ambientalista; infatti la soluzione più semplice consisterebbe nell’intitolare quel parco pubblico al famoso giardiniere tedesco che lo ha progettato nella seconda metà dell’Ottocento, il celeberrimo Ludovico Winter. Con questo si renderebbe la giusta valenza ai Giardini, ricordando al contempo una personalità del passato che ha onorato universalmente il nostro territorio.
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LE ANTICHE PORTE SONO STATE RIPRISTINATE
In data 23 novembre 2013, col proposito di celebrare il Cinquantesimo della propria Charter fondativa, il LIONS CLUB VENTIMIGLIA ha mostrato alla cittadinanza l’avvenuto ripristino delle ante di Porta Nizza e Porta Piemonte, che il Presidente Fedele Andrea Palmero ha disposto quale Server locale, nella celebrazione dell’importante anniversario.
Rendendo infinite grazie al LIONS CLUB, sentimentalmente, manteniamo in sito le vicissitudini sopportate dal progetto, a memoria storica.
PROGETTO DI RIPRISTINO DELLE ANTICHE PORTE
NELLE MURA CINQUECENTESCHE
Nel corso dell’ultima Amministrazione Lorenzi, degli anni 1980 - ‘85, la Giunta municipale aveva raccolto un progetto, esteso a titolo gratuito dal geometra Giovanni Luciano, per il ripristino delle antiche porte, nella Città Alta. Si trattava di ricostruire in copia le ante ottocentesche che ancora vi apparivano, dotate della lamina metallica esterna quasi completa, appoggiata alle mura interne ed appollaiata sui robusti gangheri; ma quasi disfatte nella parte legnosa.
Il progetto, che per cominciare si interessava di Porta Nizza e di Porta Piemonte, era stato caldamente proposto dalla Cumpagnia, attraverso i canali dell’Assessorato alla Cultura (retto in quegli anni da Gasparino Caramello, che si dava molto da fare, arrivando a sollecitare le Associazioni cittadine al fine di produrre indicazioni di lavoro). La Giunta trovò persino un finanziamento regionale di ben quindici milioni delle £ire d’allora, cifra che lavorando in economia, com’era intenzionata a fare la Cumpagnia, sarebbe stata sufficiente a condurre a termine l’intero progetto.
Il mandato Lorenzi stava per concludersi, quando la pratica è stata frenata da un cavillo, ingenerato dall’Ufficio Tecnico d’allora; tanto che il finanziamento regionale venne dato in eredità alla Giunta successiva, la quale si preparava a snellire il cavillo tecnico, dando inizio ai lavori; quando entrò in improvvisa crisi, passando la mano ad una successiva Amministrazione “volante”. Questa riuscì a durare pochissimo, ma le spese di telefono accumulate in pochi mesi pare venissero ammortate proprio col finanziamento per le Antiche Porte; sicché, il sopraggiungente ed attesissimo, Commissario Prefettizio vi pervenne tardivamente.
Da allora, le larve metalliche, delle porte esistenti, scomparvero totalmente, per dar più spazio all’incombente traffico automobilistico selvaggio, degli Anni Novanta, e del progetto non se ne poteva neppure parlare, senza offendere gli automobilisti rampanti di ieri; ma oggi, il traffico pur nel costante aumento, è assai meno dirompente e distruggente d’allora; quindi riprovare a rendere più credibili le Antiche Porte di San Francesco e di San Michele, pare un’operazione nuovamente fattibile.
La Cumpagnia, ancora conserva i disegni di Giovanni Luciano: Socio capace ed assai attivo sul tema del riassetto urbano, e non nuovo a realizzazioni in merito. Dunque, questa associazione proporrebbe quell’idea alla prossima Giunta, se questa avrà nelle intenzioni un maquillage di ripristino del Centro Storico, ad uso turistico. Alcuni artigiani, nostri Soci, in sostituzione di quelli del tempo, sarebbero persino disposti a lavorare in economia, com’era allora previsto, per far bastare l’equivalente dei quindici milioni d’allora, se si vorranno ritrovare.