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A La Mortola

 

U GIARDIN DE L’INGRESE

    Nell’ultimo lembo della Liguria di Ponente, lungo la strada verso la Francia il territorio d’un villaggio costiero, appollaiato sulle pendici del Capo degradante dal Monte Belenda; nel 1867, ha attirato l’attenzione di Sir Thomas Hanbury, che vi ha creato “u giardin de l’Ingrese”.

    Il villaggio è La Mortola, il luogo dei mirti, dove il passato è presente, la memoria un fatto, il ricordo una vita.

    Il Giardino, dovuto alla genialità di Sir Thomas Hanbury, complesso botanico di fama internazionale”il parco delle fioriture e dei colori” corona la ricchezza di questo angolo della Riviera dei Fiori, ancora oggi luogo di incontro e di contemplazione per chi ama il silenzio e la gioia di vivere.

don Bruno Corti

 

GIARDINO HANBURY

Renzo Villa  1980

    Fondato nel 1867 da Thomas Hanbury - un ricco signore inglese appassionato di botanica - il Giardino doveva cambiare, nel volgere di pochi lustri, il volto e il destino della Mortola.

    Sir Thomas - dopo aver acquistato dalla famiglia Grandis la proprietà già degli Orengo - con l’aiuto del fratello Daniel e di altri esperti botanici, fra cui il tedesco Aiwin Berger, volle creare alla Mortola un centro di acclimatazione di piante provenienti da ogni parte del mondo.

    Non è possibile - in questa breve nota di memorie locali - riassumere tutta l’immane attività esplicata dal Fondatore ne ripercorrere la ultracentenaria storia di questo complesso botanico, ma saranno sufficienti alcuni dati a lumeggiare la personalità di Thomas Hanbury e a porre in risalto l’importanza della sua opera.

    Nel Giardino, che si estende su una superficie di circa 18 ettari, lungo un declivio di incomparabile bellezza paesaggistica, già sul finire del secolo scorso, erano coltivate migliaia di specie esotiche, mirabilmente inserite nell’ambiente mediterraneo locale.

 

    Il Giardino Hanbury non era però soltanto un parco di indescrivibile attrattiva per le fioriture che, specialmente nella stagione invernale e primaverile, ammantavano le aiuole, le “cadenze” e i pergolati, ma era soprattutto - come si è detto - un centro di alto valore scientifico dove, fra l’altro, era stata  creata una ricchissima biblioteca-erbario, sistemata nella cosiddetta Casa Rustica.

    La Direzione manteneva stretti rapporti di corrispondenza e collaborazione con tutti gli orti botanici sparsi nel mondo con i quali scambiava regolarmente esperienze, semi, pubblicazioni fra cui gli Index Seminimi e l’Hortus Mortolensis, edito negli anni 1889,1897,1912 e 1938.

    E, fra le iniziative di Hanbury, è particolarmente degna di menzione la creazione dell’Istituto Botanico che egli donò all’Università di Genova dotandolo dell’orto e delle serre.

    Dall’epoca della sua fondazione ad oggi, il Giardino Hanbury è stato visitato da milioni di persone di ogni nazionalità e il nome della Mortola, oramai indissolubilmente legato a quello del suo Giardino, gode di larga fama internazionale.

    Del Palazzo - che Thomas Hanbury restaurò e trasformò in propria casa di abitazione - furono ospiti illustri personaggi storici, fra i quali possiamo citare la Regina Vittoria d’Inghilterra (1882), l’Imperatore Federico di Prussia (1887), Franco e Mussolini (1941), Winston Churchill (1957).

 

    Ma la figura di Hanbury merita di essere ricordata anche per le innumerevoli iniziative filantropiche e culturali che egli intraprese nel campo dell’assistenza sociale, della scuola e per la salvaguardia del patrimonio archeologico e storico della Zona Intemelia.

    Alla fondazione e al patrocinio delle Società di Mutuo Soccorso e Insegnamento, si aggiungevano le beneficenze e le donazioni, la costruzione di edifici scolastici, gli interventi a favore dell’Orfanotrofio e dell’Ospedale, l’interessamento per la biblioteca Aprosiana, per il recupero e la conservazione dei reperti preistorici dei Balzi Rossi e degli avanzi della romana Albintimilium che, sul finire dell’Ottocento, venivano alla luce nella piana del Nervia.

    Alla sua morte, sopraggiunta, fra il generale compianto, nel 1907, l’opera da lui iniziata trovò il degno continuatore el figlio Cecil, scomparso prematuramente nel 1937, alla vigilia dello scoppio del 2° conflitto mondiale, un evento storico che non mancò di produrre negative conseguenze sulle sorti del Giardino.

    Sequestrato nel 1940, in quanto proprietà di sudditi inglesi, subì ripetutamente le devastazioni della guerra 1940-45.

    Soltanto nel 1946, Lady Dorothy Hanbury, vedova di Cecil, poté rientrarne in possesso ed iniziare, sia pure in mezzo a gravi difficoltà economiche, l’opera di ricostruzione senza, peraltro, riuscire nell’intento di risollevare le sorti del Giardino che si stava fatalmente avviando sulla china di una progressiva decadenza.

    Nel 1960, il Palazzo e la proprietà Hanbury furono acquistati dallo Stato Italiano che si impegnava, con precise garanzie, a mantenerli secondo lo spirito e la volontà del Fondatore le cui ceneri sono custodite nel mausoleo che sorge a pochi passi dalla Villa.

    Per circa un ventennio, la gestione del Giardino fu demandata all’Istituto Internazionale di Studi Liguri e, attualmente, esso è affidato, per la parte monumentale, alla Soprintendenza ai Beni Ambientali e Architettonici della Liguria e, per la parte scientifica, a]!’Università degli Studi di Genova.

    Ma, non si può concludere questa breve nota storiografica sulla Mortola senza auspicare che - come è detto nella Convenzione stipulata fra gli Enti gestori - si promuova una sempre maggiore “valorizzazione culturale e scientifica” del suo Giardino Botanico nello spirito di quella che fu la grande e luminosa tradizione hanburyana.

LA VOCE INTEMELIA  anno XXIV  n. 10 -  ottobre 1980

 

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IDEOGRAMMA sul RETRO del PORTALE

 

      Un vecchio amico di Sir Thomas, Kuo Sung Tao, diplomatico e statista cinese, primo ambasciatore della Cina presso il Regno Unito, a seguito della restaurazione Tongzhi, nel febbraio del 1879 soggiornava a La Mortola. Nell’occasione suggerì all’amico di fare incidere sulla chiave dell’arco interno del portale d’ingresso l’ideogramma cinese del “Fù”. Ritenne che con il suo continuo fiorire il Giardino Botanico fosse un luogo di perfetta felicità, come indica appunto quell’ideogramma.

      Nella filosofia tradizionale cinese “taoista” la “felicità” è essere in pienezza ed essere appagati dal proprio essere autentico, senza competere inutilmente, cooperando con la natura, facendone parte in un ritmo armonico.

  

1938

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TAVOLA ROTONDA  -  settembre 1980

VILLA HANBURY

tra storia e onomastica

di Renzo VILLA - 1980

    I nomi, sosteneva il Manzoni, sono «puri purissimi accidenti», eppure soltanto apparentemente la loro funzione non è importante.

    Durante il dibattito che ha animato la Tavola Rotonda si è parlato anche, com’era giusto, della denominazione di Villa Hanbury, da noi impropriamente definita “parco”, non senza una punta di voluta declassazione.

    Sì. perché Villa Hanbury, allo stato attuale delle cose, si trova decaduta al rango di giardino pubblico con quel tanto di degradazione ambientale e semantica che implica la nozione di parco pubblico nelle città odierne, non esclusa la nostra.

    “Parco”, anticamente anche “barco”, significò recinto, vivaio ed infine giardino recintato di villa padronale. Con questo significato sopravvive in “barchetto”, voce locale ancora in uso in alcune regioni settentrionali italiane.

    Ma, nel corso dei secoli, i rivolgimenti sociali ed economici portarono, in molti casi, all’abbandono dei “barchi” da parte dei proprietari che non potevano più permetterseli. Spesso i parchi divennero pubblici quando non toccò loro la disavventura di cadere fra gli artigli della speculazione che li portò alla distruzione.

    Il destino di Villa Hanbury fu particolare: dopo l’acquisto del Palazzo Orengo, essa divenne la residenza di Sir Thomas e dei suoi discendenti e il parco circostante fu trasformato in giardino di acclimatazione per piante esotiche, aperto al pubblico. Tutto ciò avvenne in un regime di felice connubio e di armonica convivenza fra scienza e paesaggio, fra “privacy” e fruizione pubblica.

    Villa Hanbury merita dunque e speriamo lo menti sempre più in futuro, a buon diritto la denominazione di giardino botanico, anche per continuare la tradizione inglese, che lo fece conoscere come Hanbury Botanic Garden, e per rispettare la clausola del contratto di vendita allo Stato che impone di chiamarlo Giardino Botanico Hanbury.

    Per sottolinearne maggiormente il carattere scientifico, sarebbe appropriato anche Orto Botanico purché questo appellativo non preluda alla sua trasformazione in “hortus conclusus”.

LA VOCE INTEMELIA  anno XXXV  n. 10  -  ottobre 1980