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A Ture de Basigliu

A La Mortola

LA TORRE MAGGIA

    “Non ho scelto io Mortola, è Mortola che ha scelto me, dopo aver corteggiato per undici anni una meravigliosa proprietà in abbandono da moltissimi anni, finalmente, in un modo assai rocambolesco, sono riuscito ad averla, i lavori di restauro e sistemazione sono stati enormi, ma con grande tenacia e determinazione sono riuscito a realizzare il mio sogno”, è quanto ha enunciato Carlo Maria Maggia nell’intervista per “Mete d’Autore”; più o meno quanto aveva dichiarato Thomas Hanbury ai suoi contemporanei, sul potere d’attrazione di questo meraviglioso angolo intemelio, che è La Mortola.


        Ma, Carlo Maria Maggia è un artista frattale ed ambientale, rinomato in tutto il mondo, quindi ha plasmato il giardino che attornia la “Torre”, con le sue opere di specchi, oltre che ad introdurvi nuove essenze vegetali, proprio come ha fatto Hambury, in passato.


        “A conquistarlo sono stati lo spirito del luogo, le rocce chiare, il contrasto tra l’orizzonte infinito e la cornice delle Alpi Marittime, la natura incontaminata, la luce unica, già studiata da Monet, la costa miracolosamente salvata dalla speculazione edilizia; tutti temi che insieme ne hanno fatto il suo eremo ideale, il luogo dove vorrebbe sempre essere e dal quale soffre di assoluta dipendenza”, è quanto riporta Maria Teresa Verda Scaiola, nell’esporre il pensiero di Maggia, a pagina 265 del volume “Mete d’autore a Ventimiglia”, edito dal De Ferrari, nel 2008; illustrato con le splendide fotografie di Saverio Chiappalone.


          ”Lavorando con sculture ambientali, che hanno un preciso riferimento concettuale agli elementi naturali che utilizzo, in giardino e nel territorio circostante trovo l’ispirazione, lavorando idealmente sui grandi, temi dell’umanità con il privilegio di poterli osservare dall’alto... un distacco fondamentale per essere obiettivi”, è ancora Maggia a chiarire la sua azione artistica, avanti d’annunciare il suo disegno di creare, proprio a La Mortola un “open air scuipture parie”, luogo dove le opere d’arte si accingano a discorrere con lo spettatore ed il paesaggio.


          Dovrebbe costituire un progetto di respiro internazionale, con opere ed artisti rappresentativi di tutto il mondo, che Carlo Maria Maggia ospita già nel suo atelier  una volta all’anno, in primavera; meravigliandoli con le qualità quasi selvagge del paesaggio e con la storia cinquecentenaria della sua “Torre”, nella quale ha disseminato, in bella mostra, gli oggetti raccolti per i suoi studi e le sue ricerche.

 

 

ROSA   MURTURATA

MARATONETA

    Dopo poco più di cent’anni, il promontorio de La Mortola ha ritrovato un novello Hanbury, il quale sta rendendo famoso il territorio sovrastante quel villaggio, come il suo precursore ha fatto per la parte sottostante.

    Poliedrico artista di fama mondiale, atleta e sportivo, esploratore botanico e progettista di giardini, il torinese d’origine svizzera: Carlo Maria Maggia ha così ben operato, fino a portare la Ture Basigliu o Ture Raffé, che sta proprio là sopra, a diventare l’ormai celebrata Torre Maggia.

    Il fondo attorno alla Torre lo ha trasformato nella sua ideale “Casa della Natura, la sua opera totale, un unicum nell’arte contemporanea, un giardino sperimentale in cui dimorano e convivono oltre 10.000 piante ed arbusti”.

    Essendo appena quarantenne, questo novello murturatu, non perde occasione per gettarsi in prestazione sportive. Corre in moto e nei rally, mantenendosi in costante allenamento. Il 22 marzo scorso, non ha mancato di partecipare alla Maratona di Monaco, dato che si svolgeva in casa; ma lo ha concretizzato a titolo di performance: correndo e reggendo per l’intero percorso una rosa rossa in mano.

    Si è trattato di attraversare, in simbiosi con gli altri maratoneti, i tre Stati per i quali si dipanava il tracciato, reggendo un elemento naturale, che al termine dell’azione è stato fatto seccare e conservato.

    Alle ore tredici, del 22 marzo, la rosa è arrivata con il primo quarto dei partecipanti, in 3h47’50”, quasi senza foglie, ma ancora profumata. Ora sta seccando, pronta a finire tra due vetri, ma ciò che ha donato vale tutta l’esistenza.

L.M.

LA VOCE INTEMELIA  anno LXIV  n. 5  -  maggio 2009  pag. 8

 

    Di questo lunghissimo periodo, che abbraccia un arco di sei secoli, alla Mortola, estremo avamposto occidentale del territorio genovese, restano pochissime vestigia, ma la loro scarsità le rende forse ancor più meritevoli di interesse.

    Sulla sommità della collina detta I Culeti, che si eleva alle spalle del paese ad un’altezza di 180 m. s.l.m., si può ancora ammirare, in buon stato di conservazione sebbene accorpata ad una costruzione più recente, una torre di difesa genovese del sec. XVI che gli abitanti hanno sempre chiamato A Turre e, successivamente, A Turre de Basigliu, dall’antroponimico di un mortolese che, nel secolo scorso, l’aveva trasformata in propria casa di abitazione.

    La costruzione, di forma quadrata, con scarpa, edificata all’epoca delle incursioni barbaresche, è stata oggetto di rilevamento e di studio da parte della Facoltà di Architettura dell’Università degli Studi di Genova.

    Si veda, in proposito, R. De Maestri “Opere di difesa del secolo XVI nella riviera di ponente” in Quaderno n. 5, pagg. 115-117, gennaio 1971, diretto dal Prof. Arch. Luigi Vagnetti, edito a cura dell’Istituto di Elementi di Architettura e Rilievo dei Monumenti.

                                                                               da “La Mortola, il paese, la chiesa il giardino botanico” - di Renzo Villa  -  Alzani 1985

 

 

BIOGRAFIA di

Carlo Maria MAGGIA

Carlo Maria Maggia, torinese di origine svizzera, è nato nel 1964.

    Dalla sua nonna, nota pittrice degli Anni Quaranta, ha acquisito la passione per l’arte e per la natura e sin dall’età di otto anni ha iniziato il suo percorso artistico dipingendo ad olio la realtà che lo circondava. Ha frequentato un Istituto Tecnico, ma una forte versatilità lo ha reso creativo in varie discipline. Da 14 a 26 anni, ha corso in moto nei rally, imponendosi a livello nazionale.

    Ha progettato componenti di design per le competizioni automobilistiche creando diverse società nel settore, per il quale continua a produrre. L’amore per la natura lo ha portato ad interessansi profondamente di botanica, ha studiato e continua a studiare fiori e piante, divenendo esperto scientifico e creatore artistico di giardini.

    Scrive libri, saggi ed estende il suo interesse a ricerche nel campo del verde e dello sfruttamento eco compatibile delle risorse. A Milano, ha vinto due concorsi di realizzazione di spazi verdi. A trent’anni, fonda “l’officina dei giardini”, azienda creativa riconosciuta per la progettazione di apparati decorativi per esterni ed interni ispirati alle strutture settecentesche, come i giardini d’inverno; svolgendo attività di sensibilizzazione del patrimonio storico artistico culturale.

    I suoi giardini rappresentano opere d’arte, che l’uomo artista Maggia crea, non solo come funzione ma principalmente come rapporto di una riconoscibile tendenza artistica in cui la scienza botanica rende spirituale il luogo abitativo.

    La sua continua ricerca lo porta a viaggiare per esplorazioni botaniche in luoghi lontani incontaminati del mondo. Famosi sono i suoi appunti in disegni, progetti e immagini fotografiche.

    Scrive sulla rivista Gardenia: “Giardini d’inverno”, per l’editore Umberto Allemandi. Collabora al libro “Jardin des Alpes”, di Leonardo Mondadori International.

    Si trasferisce nel ponente ligure e specificatamente nel piccolo borgo di La Mortola, già abitata da uomini illustri, per perseguire la carriera artistica. In questo luogo tra terra, mare e cielo realizza il suo sogno: la casa della natura. La sua opera totale, un unicum nell’arte contemporanea. Un giardino sperimentale in cui dimorano e convivono oltre 10.000 piante ed arbusti. Da questo luogo d’arte e di vita attiva partono le sue opere che si diramano in spazi e luoghi atipici al sistema abituale dell’arte; ma sempre nel rispetto dell’arte, della natura e della creatività umana.

    Negli anni ha realizzato progetti ed interventi ambientali piantando più di un milione di diverse specie vegetali. Ogni suo progetto artistico-ambientale rappresenta, sempre e comunque, la sua opera d’arte in cui il messaggio è rivolto a tutti gli uomini del pianeta terra per un rispetto della nostra madre natura e per il miglioramento della società.

    Le sue opere d’arte posseggono un alto contenuto innovativo e sociale. Del lavoro di Carlo Maria Maggia si sono interessati intellettuali dell’arte e della scienza, operatori e giornalisti poiché il suo lavoro non conduce verso un simbolismo, ma verso quella scientificità che porta per mano l’uomo verso la trascendenza artistica. Un nuovo mondo che, Maggia solitario e silenzioso percorre per il futuro dell’arte e per il futuro dell’umanità.

da  L.d.d.