Association Internationale pour l’utilisation des langue régionales à l’école
CONVEGNO A LIEGI
Utilisation a l’ecole des dialectes, dans le pays de langues romanes
Colloquio sulla utilizzazione, a scuola, dei dialetti nei paesi di lingua romanza
Renzo Villa, invitato, ha riferito sull’esperienza dei Centri di Cultura Dialettale di Ventimiglia.
Sabato, 19 maggio, si è svolto a Liegi, in Belgio, un interessante convegno su “L’utilisation, à l’école, des dialectes dans les pays de langues romanes”, organizzato da l’Echevinat de l’Instruction Publique della Città di Liegi, dal C.R.I.W.E. (Centre de Recherche et d’Information du Wallon à l’École) e dall’ I.E.S.P. (Institut d’Ensegnament Supérieur Pédagogique) che ha sede nella stessa città.
I Valloni - da sempre strenui difensori della loro cultura e della loro lingua - hanno inteso, col colloquio di Liegi, fare il punto sulla situazione dell’insegnamento dei dialetti a scuola e, nello stesso tempo, prendere contatto con coloro che, negli altri paesi europei, operano nello stesso campo.
La popolazione francofona, presso la quale il dialetto vallone è ancora vitale, raggiunge, in Belgio, i quattro milioni di abitanti e può contare su di una organizzazione che permette di svolgere numerose attività in difesa della propria parlata.
Intanto esiste una vastissima produzione bibliografica in lingua locale: il fondo di documentazione dell’Istituto di Pedagogia è costituito da oltre quattromila volumi e sul territorio dei Valloni operano 180 compagnie teatrali dialettali e teatri di marionette, parlati in dialetto, di cui Liegi vanta un’antica tradizione di origine italiana.
A ciò si aggiunga che il dialetto è riconosciuto come materia di insegnamento nelle scuole, a cominciare da quelle materne, e che alla comunità dei Valloni sono concessi spazi televisivi settimanali.
A Liegi, in un antico monastero francescano, con vent’anni di ininterrotto lavoro e di paziente ricerca, è stato allestito un ricchissimo Musée de la Vie Wallonne dove sono state raccolte tutte le possibili testimonianze etnografiche del popolo vallone: religione, scienza e feste popolari, cucina e alimentazione, laboratori artigianali, attività agricole, miniere ecc.
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I lavori del colloquio di Liegi si sono aperti con la relazione dei Direttore dell’Istituto Superiore di Pedagogia M. Jean Van Crombrugge sugli obiettivi dell’incontro, cui sono seguiti gli interventi di M.me Pierrette Berenger su “Lou Prouvençau a l’escolo” e del Prof. Pierre Vouland, che ha parlato dell’insegnamento del monegasco nelle scuole del Principato.
Sulla situazione nella Piccardia francese ha relazionato M. Jean-Marie François mentre lo svizzero Jacques-André Tschoumy di Neuchâtel ha riferito su “Le rétho-roman à l’école”.
Per la Zona Intemelia, Renzo Villa, invitato al colloquio di Liegi, ha portato l’esperienza dei Centri di Cultura Dialettale delle Scuole di Ventimiglia la cui attività, iniziata nel 1977, ha già prodotto apprezzabili risultati nel campo dell’insegnamento del dialetto a scuola.
L’incontro di Liegi è proseguito con gli interventi di M. Gabriel Rueda sulla situazione linguistica nell’America del Sud, di M. Daniel Droixhe, Professore all’Università di Liegi, su “Français et dialecte en Wallonie” e di M. Charles Josse-Rand, Presidente dell’organizzazione C.R.I.W.E. su “Le wallon à l’école, objectifs et projets”.
Infine, M. Paul Lefin, Segretario Generale, reduce da un’ udienza al Consiglio d’Europa di Strasburgo, ha riferito sulle iniziative che si intraprendono, a livello politico europeo, per la difesa delle lingue regionali e minoritarie.
Nel corso del dibattito che ha fatto seguito agli interventi, sono emersi, con le prospettive, i problemi di non facile soluzione che l’insegnamento del dialetto a scuola pone, primo fra tutti quello della formazione degli insegnanti.
Un dato certo è stato comunque sottolineato a Liegi: nell’attuale processo di massificazione culturale, proprio della nostra società, il dialetto acquista un valore nuovo che lo fa assurgere alla dimensione di “umanesimo regionale”.
LA VOCE INTEMELIA anno XXXIX n. 6 - giugno 1984 - pag. 3
1987 - PER L’UTILIZZAZIONE A SCUOLA DELLE LINGUE REGIONALI
Sabato 2 maggio, all’Hotel Globe et Cecil di Lione, in un’atmosfera di fraterna cordialità, si è svolta la riunione dei membri dell’Association Internationale pour l’utilisation des langue régionales à l’école fondata lo scorso anno a Liegi in Belgio, dove ha sede. |
La scelta del luogo di incontro è caduta su Lione in quanto centro geograficamente equidistante dalle aree rappresentate nell’associazione: Vallonia, Piccardia, Catalogna, Provenza, Monaco P.to e estremo Ponente ligure, quest’ultimo presente con il Centro di Cultura Dialettale delle scuole di Ventimiglia.
Il convegno è stato aperto dalla relazione del Presidente M. Jean Van Crombrugge, assistito dal Segretario M. Paul Lefin, che ha relazionato su questo primo anno di vita dell’associazione, nata per favorire incontri e scambi di esperienza fra persone e enti particolarmente interessati all’utilizzazione pedagogica delle lingue regionali pur lasciando ad ogni gruppo la più completa libertà di azione sul territorio in cui opera.
Come ha riferito il presidente, data l’internazionalità dell’Associazione e il suo carattere culturale, è stata avviata la pratica per il riconoscimento da parte del Consiglio d’Europa e dell’Unesco.
Fra gli argomenti all’o.d.g., l’esame delle domande di adesione pervenute da varie organizzazioni operanti in Valle d’Aosta, Savoia, Piccardia e regione narbonese, alle quali verrà inviato un questionario mirante ad accertare la rispondenza degli scopi con quelli statutari dell’Associazione.
Altro argomento affrontato, la costituzione presso la sede sociale di Liegi di un fondo di informazione e documentazione sulle attività svolte nonché la pubblicazione di un bollettino semestrale.
Per quanto riguarda il campo propriamente linguistico e pedagogico è stata prospettata l’effettuazione di ricerche e la realizzazione di cassette incise con testi nelle varie lingue regionali. Auspicata pure una sempre maggiore collaborazione con l’Association Internationale pour la Défense des Langues et Cultures Menacées che quest’anno terrà il suo congresso a Oviedo nei giorni 24-25 e 26 luglio.
La prossima riunione è stata fissata per la fine di aprile del 1988 nel Principato di Monaco su invito dell’Académie des Langues Dialectales di cui è stata decisa l’ammissione a far parte dell’Associazione.
In programma, una giornata pedagogica con l’intervento di esperti nell’insegnamento delle lingue regionali e una visita alle scuole del Principato dove si tengono corsi regolari di monegasco.
L’incontro del prossimo anno prevede anche una trasferta a Ventimiglia con visita dei monumenti e svolgimento della riunione amministrativa dell’Associazione che sarà ospite del Centro di Cultura Dialettale. Per la giornata ventimigliese si è pensato al venerdì 29 aprile, giorno di mercato. Ciò permetterà ai valloni di stabilire un confronto con La Batte, la famosa fiera conosciuta in tutto il Belgio e nei paesi limitrofi, che si tiene la domenica mattina a Liegi, lungo la riva sinistra della Mosa.
Renzo VILLA - LA VOCE INTEMELIA anno XLII n. 5 - maggio 1987 - p. 3
1988 - LINGUE REGIONALI A SCUOLA
Riunione a Monaco e a Ventimiglia dell’Associazione Internazionale sorta per favorire lo scambio di esperienze e informazioni fra gli operatori scolastici impegnati nell’insegnamento linguistico locale. |
Secondo quanto stabilito a Lione lo scorso anno, l’Association Internationale pour l’utilisation des langues régionales à l’école (A.I.U.L.R.E.) ha tenuto il suo incontro 1988 a cavallo della frontiera italo-francese con le riunioni del Principato di Monaco e di Ventimiglia di fine aprile.
Giovedì 28, ospiti dell’Académie des langues dialectales di Monaco e dell’Education Nationale monegasca, i membri dell’ A.I.U.L.R.E. si sono incontrati al Collège de Monte-Carlo, in avenue de l’Annonciade, per la giornata propriamente pedagogica, dedicata cioè ai problemi connessi con l’insegnamento delle lingue regionali e dei dialetti, nelle varie realtà scolastiche nazionali.
L’A.I.U.L.R.E., fondata a Liegi, in Belgio, nel 1986, si prefigge infatti di favorire lo scambio di informazioni ed esperienze fra gli operatori scolastici che si occupano dell’insegnamento delle lingue locali. Dell’Associazione fanno parte organizzazioni che operano in Vallonia, Piccardia, Catalogna, Provenza e Principato di Monaco mentre 1’ unica rappresentanza ¡italiana è costituita dal Centro di Cultura Dialettale creato nell’ambito della “Cumpagnia d’i Ventemigliusi” per diffondere la conoscenza del dialetto fra gli alunni delle scuole.
Dopo il saluto di S. E. M. René Novella, ambasciatore del Principato di Monaco a Roma e Presidente dell’Académie des langues dialectales, e l’introduzione da parte della Prof.ssa dell’Università di Nizza Eliane Mollo, si sono succeduti gli interventi di esperti altamente qualificati in materia quali M. Jean Van Cormbrugge, Presidente dell’A.I.U.L.R.E. e direttore onorario dell’Istituto Superiore di Pedagogia di Liegi (L’enseignement du wallon dans les écoles primaires); Jordi Pou i Vidal Segretario territoriale dell’Associaçiò Internacional per a la Defensa de les Lengues i Cultures Amenaçades (L’enseignement du Catalan); Lorenzo Còveri, professore all’Università di Genova (I dialetti nella scuola in Italia 1860-1988); M. Adolphe Viani, Consigliere del Rettore dell’Università di Nizza (L’enseignement des languers régionales en France: la formation des maîtres).
Per Ventimiglia sono intervenuti Renzo Villa, direttore del CCD. e Vice Presidente dell’A.I.U.L.R.E. (Il Centro di Cultura Dialettale a dieci anni dalla fondazione) e la Direttrice Didattica Rita Zanolla (Gruppo di lavoro per un intervento di cultura dialettale nelle scuole di Ventimiglia). Fra gli invitati anche le insegnanti del 2° Circolo di Ventimiglia Giovanna Pizzio e Renata Pallanca che svolgono attività dialettale nelle scuole di Roverino.
Dopo il pranzo al ristorante dell’Ecole Hôtelière del collegio di Monte-Carlo, la giornata pedagogica è proseguita con gli interventi di Vito Elio Petrucci, noto scrittore e uomo di teatro genovese (Scrivere i dialetti: problemi di trascrizione); M. Jean-Claude Ranucci, Consigliere pedagogico de l’Inspection d’Académie de Nice (Méthodes pour l’enseignement des langues régionales (maternelle et primaire); M.me Ariette Dauphin, segretaria del Walon à l’école di Charleroi (Méthodes pour l’enseignement des langues régionales).
È seguita una relazione del Canonico Georges Franzi, Ispettore per l’insegnamento del monegasco nelle scuole del Principato, presente alla riunione con le maestre, su obiettivi, programmi e problemi dell’attività che viene svolta a Monaco. Dopo la sintesi della Prof.ssa Eliane Mollo, membro della commissione per la lingua monegasca e Vice Presidente dell’A.I.U.L.R.E., i convegnisti si sono incontrati col sindaco di Monaco M. Jean-Louis Médecin nel corso di un ricevimento alla Mairie del Principato.
Il giorno seguente, venerdì 29 aprile, i rappresentanti dell’A.I.U.L.R.E. e dell’Académie des langues dialectales, con i rispettivi presidenti (in tutto una quarantina di persone) si sono trasferiti a Ventimiglia per la cosiddetta riunione statutaria, che si è svolta al Forte dell’Annunziata, sede dell’A.A.S.T., e nel corso della quale sono stati esaminati i problemi organizzativi e finanziari dell’Associazione, i rapporti fra centro e periferia e le richieste di affiliazione da parte di nuovi enti.
La riunione era organizzata dal Centro di Cultura Dialettale di Ventimiglia e patrocinata dall’Amministrazione Provinciale di Imperia e dal Distretto Scolastico N° 1.
Parole di benvenuto agli ospiti sono state rivolte dall’assessore provinciale alla P. I. Lorenzo Viale e dal presidente del Consiglio Distrettuale Scolastico prof. Carlo Pozzi.
Fra i presenti il dott. Emilio Azaretti membro fondatore dell’Accademia di lingue dialettali di Monaco e il Prof. Edoardo Todeschini Direttore Didattico del 2° Circolo di Ventimiglia Accanto al tavolo della presidenza faceva bella mostra di sé il nuovo gonfalone del C.C.D. realizzato da Mario Piccioni.
Al termine della riunione í prima del pranzo, i partecipane accompagnati dal Direttore dell’A.A.S.T. Piero Raneri, si sono recati a visitare i monumenti del centro storico: Chiesa di San Michele, Cattedrale e Biblioteca Aprosiana. Il pomeriggio è stato invece dedicato a una visita libera al mercato dei venerdì che, come è noto. è assai conosciuto all’estero.
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Dati i numerosi argomenti da trattare, l’incontro dell’A.I.U.L.R.E. ha richiesto una ulteriore riunione a Monaco, il mattino di sabato 30 aprile, durante la quale si è parlato della stampa del bollettino dell’Associazione, della creazione di uno schedario lessicografico di opere per l’insegnamento delle lingue regionali e dell’incremento del fondo di documentazione costituito da opere didattiche e metedologiche nonché da mezzi e sussidi per l’insegnamento.
Fra le numerose iniziative in programma, una esposizione documentaria che si terrà a Monaco in occasione del prossimo “Colloque” dell’Académie des langues dialectales.
Sottolineati, infine, i rapporti preferenziali fra A.I.U.L.R.E. Association Internationale pour la Défense des Langues et Cultures Menacées, fondata in Belgio e che, alla fine di luglio, terrà a Liegi il suo congresso.
LA VOCE INTEMELIA anno XLIII n. 5 - maggio 1988 - pagg. 1 > 2
Per salvaguardare lingue e culture in pericolo
Association internationale
pour la
Défense des Langues et Cultures menacées
Lo stato di salute dei dialetti in Italia non è dei più confortanti, stando almeno a quanto dicono le statistiche di una recente indagine Doxa. Fra le parlate in via di estinzione, quella delle regioni nord occidentali destano maggiori preoccupazioni poiché i parlanti sono scesi al 19% della popolazione. In Liguria, come altrove, il dialetto è ancora parlato dalle persone anziane, ma è pressoché una lingua straniera per i giovani e, se si analizza la situazione dal punto di vista geografico, si nota che l’uso del dialetto è vivo soltanto nelle località rurali mentre è quasi scomparso nei centri urbani.
Di questa situazione si è discusso al XIV congresso dell’ A.I.D.L.C.M. (Association Internationale de defense des langues et cultures menacées) che si è tenuto recentemente a Liegi, in Belgio. Fra le mozioni presentate dalla delegazione italiana, capeggiata dal biellese Tavo Burat, segretario territoriale per il nostro paese, vi è quella inviata al Parlamento e riguardante l’applicazione dell’art. 6 della Costituzione in base al quale la Repubblica dovrebbe tutelare, con apposite norme, le minoranze linguistiche. Purtroppo, a distanza di 40 anni, le «apposite norme» devono ancora essere varate e, per le 13 minoranze ufficiali esistenti sul territorio nazionale, poco o nulla si è fatto, ad eccezione dei provvedimenti adottati dalle regioni a statuto speciale.
Ma, oggi, il problema non riguarda più soltanto le minoranze D.O.C, (come vengono comunemente indicati i gruppi linguistici riconosciuti) poiché, nel corso di questo quarantennio, i dialetti, ormai avviati sulla strada decadenza, sono diventati a loro volta altrettante lingue minoritarie, come provano appunto le statistiche.
Un fatto che, nel 1947. i «padri costituenti» non potevano certamente prevedere, ma che oggi impone l’adozione di misure adeguate da parte dei pubblici poteri se non si vuole che l’immenso patrimonio linguistico locale del nostro paese vada definitivamente perduto.
Ed è per questo che, nella mozione italiana, scaturita dal congresso di Liegi, si fa esplicito riferimento alla proposta di legge n° 1865. presentata lo scorso anno dal deputato Tealdi e contenente le norme in materia di tutela dei patrimoni linguistici regionali.
Quanto all’A.I.D.L.C.M., essa fu fondata a Tolosa nel 1964 in seguito all’appello all’UNESCO di un gruppo di professori universitari scandinavi, guidati dal poliglotta Pierre Neart, che avevano dichiarato la loro intenzione di non limitarsi più a studiare le lingue, ma di voler fare qualcosa per salvarle.
Compito principale dell’Associazione è per l’appunto quello di sollecitare gli Stati e i governi ad applicare le norme sul rispetto e la salvaguardia delle minoranze linguistiche o lingue minoritarie. Norme che, oggigiorno, sono generalmente previste da tutte le legislazioni ma che, spesso, rimangono sulla caria.
Oltre la delegazione italiana, con rappresentanze piemontesi, liguri, slovene e siciliane, erano presenti al XIV congresso, catalani, asturiani, aragonesi, baschi di Francia, provenzali, monegaschi, nizzardi, ungheresi d’Austria e valloni, naturalmente.
Questi ultimi, attraverso la potente Union Royale des Fédérations dramatiques et litteraires vallonnes. si sono fatti carico dell’organizzazione del convegno e dell’ospitalità agli oltre 70 delegati, dei quali, Joaquin Galarza, difensore delle lingue amerindiane del Messico, era certamente quello venuto da più lontano.
Durante la conferenza stampa, tenuta alla sede del congresso, in via Georges Simenon, il catalano Jordì Costa i Roca, assistito dal segretario generale Paul Lefin, e appena rieletto presidente all’unanimità, spiega: «Noi difendiamo tutte le lingue indistintamente, senza preferenze né preclusioni e siamo pronti anche ad interessarci delle lingue nazionali, là dove sono minoritarie».
Poi aggiunge: «Alle nostre spalle non vi sono forze politiche né interessi economici né noi intendiamo interferire negli affari interni dei vari stati. Consideriamo la morte di una lingua, o di un dialetto, una perdita irreparabile così come lo è la scomparsa di una specie nel sistema ecologico».
Le riunioni congressuali sono state intervallate da varie manifestazioni collaterali, fra cui l’esposizione, alla Cité adininistrative, di una mostra di libri per l’insegnamento a scuola delle lingue regionale, dove non mancava una vetrina con le pubblicazioni del Centro di Cultura Dialettale delle scuole di Ventimiglia.
Fra le altre manifestazioni, il festoso Gala des Nationalites con la partecipazione di cantanti folk e gruppi in costume e la messa in vallone celebrata nella chiesa di Saint Nicolas, durane la quale i delegati hanno potuto; recitare una preghiera, ognuno nella propria lingua.
Renzo VILLA - LA VOCE INTEMELIA anno XLIII n. 9 - settembre 1988 - pagg. 1 > 2
La letteratura in lingua regionale come espressione di specificità culturale Colloquio a Liegi, sulle possibilità di impiego a scuola del patrimonio Letterario delle regioni, promosso dall’associazione «Sco.la.re» |
Organizzato da «Sco. la. re.» Association internationale pour l’utilisation des langues régionales et des nationalités à l’école, si è svolto, dal 24 al 27 maggio scorso, a Liegi, in Belgio, un incontro sul tema «Littérature en langue régionale, l’expression d’un génie propre et son exploitation pédagogique».
Della «Sco.la.re» fanno parte associazioni operanti, oltre che in Vallonia, in Provenza, Savoia, Piccardia, Catalogna, Liguria e Principato di Monaco, tutte impegnate a introdurre nelle aule scolastiche l’insegnamento delle lingue autoctone dei rispettivi territori.
Il tema dell’incontro di quest’anno era incentrato su un particolare aspetto del problema, quello dell’utilizzazione del patrimonio letterario in lingua regionale.
Tema stimolante quanto mai, specie in questo particolare momento di felice riscoperta delle letterature regionali, come avviene, ad esempio nella nostra Liguria con la pubblicazione dell’opera in sei volumi «Letteratura genovese e ligure» di Fiorenzo Toso, edita da Marietti.
E la relazione presentata al convegno, a nome del Centru de Cultura Dialetale di Ventimiglia aveva appunto per titolo «La letteratura regionale ligure tra passato e futuro. Problematiche della sua introduzione a scuola».
Problematiche che non sono di facile soluzione, specie quando si tratta di recuperare ai fini didattici testi arcaici come quelli medievali non certo utilizzabili nelle scuole primarie, ma che potrebbero comunque contribuire ad allargare l’orizzonte linguistico degli studenti delle scuole secondarie e delle università.
E, in ogni caso, la consapevolezza di avere alle spalle una tradizione letteraria propria e originale non può che servire a far acquisire quella coscienza culturale regionale che significa identità e connotazione propria da non disperdere in un magma linguistico, ma da conservare gelosamente.
Come è stato brillantemente sottolineato a Liegi dal presidente Van Crombrugge, «la lingua, mezzo di espressione e di comunicazione, è rivelatrice sia a livello individuale che di gruppo sociale, di uno spirito proprio, di attitudini specifiche, artistiche e di pensiero. La scoperta di una specificità culturale regionale, di cui occorre saper utilizzare la ricchezza nel processo educativo, deve essere conciliata con la standardizzazione linguistica dell’Europa».
L’intervento del presidente si è chiuso con una citazione di Borges «Penso per me, per i miei amici e per addolcire il corso del tempo».
Il presidente onorario Josserand, nella sua dotta e spiritosa relazione «Nos belles infideles ou l’art de bien trahir» si è invece occupato della controversa questione delle traduzioni. Spesso le letterature regionali sono tributarie di quelle nazionali per via delle traduzioni di grandi e piccoli capolavori. Queste operazioni di adattamento transculturale sono un bene o un male, rappresentano un valore o un disvalore ? E fino a che punto è lecito e utile «tradire» nel tradurre ?
Per il Prouvecau a l’escolo, la dirigente, Pierrette Berengier, ha parlato delle opere di Mistral come «prodotti» tipici del mondo provenzale e della sua organizzazione nonché della sua terra e del suo sole. In una parola della «provenzalità», un concetto di non facile definizione ma pregnante di significato come la nostra «liguritudine».
Per l’area monegasca, sono intervenuti Eliane Mollo e Mons. Georges Franzi che hanno parlato del teatro e della poesia come espressioni dell’anima popolare.
E ancora M. Landredis «Dans la forêt invisible: pour une exploration de la culture picarde à l’école»; Jean-Luc Fauconnier «Variantes ou la fausse hétérogénéité»; Marc Bron «Difficulté de l’utilisation pédagogique de la littérature existante pour un court vivant» e Marcel Slangen «La littérature en français régional au carrefour de la langue régionale et du français central».
I lavori si sono conclusi con l’assemblea generale statutaria dell’Associazione e con l’ascolto di una trasmissione in lingua vallone mandata in onda dalla RTBF.
Fondata nel 1986, l’associazione «Sco.la.re.», anche in collaborazione con la consorella A.I.D.L.C.M., che difende le lingue e le culture minacciate, e con l’Académie des langues dialectales di Monaco, ha già organizzato sei incontri a livello internazionale, pubblicato e distribuito voluminosi bollettini di informazione e raccolto nel suo fondo di documentazione qualcosa come seicento pezzi, fra libri, documenti, sussidi pedagogici ed altro materiale vario sempre inerente le lingue regionali.
Al termine del convegno i rappresentanti delle varie associazioni che compongono la «Sco.la. re» sono stati ricevuti all’Hotel de Ville di Liegi dall’assessore all’istruzione pubblica M. Alain Tison e, poiché, con il C.C.D. di Ventimiglia era presente anche la rappresentanza italiana, alla cerimonia ha partecipato il Console Generale d’Italia a Liegi Giuseppe Filippo d’Alessandro.
Nel pomeriggio, l’incontro ha avuto il suo risvolto turistico con un’escursione nelle Ardenne e una visita al Centre Nature Botrange, nel cuore della regione delle Fagnes.
Per tutta la giornata del convegno i partecipanti sono stati ospiti del Centre Provincial de la Jeunesse et de la Culture dove l’accoglienza è stata cordiale e inappuntabile ad un tempo.
Ancora una volta dobbiamo ringraziare i Valloni per tutto quanto fanno, non soltanto a difesa della loro lingua, ma anche di quelle delle altre regioni.
Per il prossimo anno, l’appuntamento è fissato nel centro residenziale franco-belga di Marcinelle en Montagne, in Savoia.
Renzo VILLA
LA VOCE INTEMELIA anno XLV - n. 6 - giugno 1990 - pag. 3