Scögliu Autu
U Giardin d’ê Strie
Alle rovine de U Scögliu Autu, abbattuto dai marosi il 17 febbraio 1917, è toccato di rimanere conglobate col riempimento per la realizzazione della Passeggiata Marconi, proprio sotto il tondo belvedere affacciato su A Pria Margunaira. Ben lo documenta Adriano Maini, postando una testimonianza del 1950; una delle ultime foto nella quale si può intuire la presenza dei resti de A Pria Naviglia, mandata in rovina da una mareggiata nel 1932.
Nel blog di Adriano, un’altra foto certifica in bell’evidenza la presenza de U Giardin d’ê Strie sul culmine dello Scoglio Alto, che riusciamo a cogliere nella sua interezza dall’immagine fornita da Andrea Niloni, ripresa da U Cavu.
A parte lo stregonesco toponimo, pare proprio che il muretto a secco ubicato da secoli a quell’altezza inusuale, per cingere alberelli di olivastro e caprifico assediati da ciuffi di gariga mediterranea; possa costituire il residuo d’un ben più prolungato muretto adagiato sul pendio argilloso che in epoche remote incorporava il nostro possente scoglio, congiuntamente a Naviglia e Margunaira, costituendo un ubertoso declivio, rivolto verso il mare, a partire dall’altura del Cavu, fino alla Punta d’a Roca e oltre, celando alla vista anche tutti I Scöglieti.
Si può azzardare un’epoca sull’innalzamento di quel muretto, non antecedente all’Età del Bronzo, quando agricoltura e allevamento hanno iniziato a convivere sul nostro territorio, demarcando i primi confini.
La prassi accertata de A Buca d’a Scciümàira di conseguire il suo sbocco rivolta verso Levante, avrebbe potuto concedere per secoli a quelle argille di declinare, caso mai, in direzione del suo ultimo tratto di corso, appoggiate a quella parte de U Scögliu * sul quale oggi sono costruite le case affacciate su Via Biancheri, a patire da Porta Marina. Verso Nord, non più argille, ma terreni quanto basta sfaldabili costituivano i declivi a copertura degli attuali Rivai, e quelli che occultavano U Cioussu e Peglia fino a Ripa San Steva e forse oltre Manéira.
Dunque, quelle pendici inconsistenti e quelle argille potrebbero aver cominciato a sgretolarsi, mettendo in luce l’attuale aspetto di Levante dello Scögliu, l’inaffondabile base a sostegno della Città Alta, quando la portata della Roia ha definitivamente captato le consistenti piene fornite dall’affluente A Bevera, rese potenti dalla costrizione de L’Avaudurin. Si tratterebbe dell’Era in cui quella rivaira, dopo aver smesso di sfociare nel mare a Latte, ha potenziato la Roia tanto da dare inizio ad epoche con frequenti inondazioni per gli ampi pascoli invernali della transumanza, ospite de I Paschei e oggi porta a temere l’allagamento degli scantinati di buona parte del Sestiere Cuventu, eretto sulle ghiaie alluvionali, ovvero il centro della Città Ottocentesca.
Intaccate com’erano state dalla Scciümàira le argille hanno cominciato a cedere anche all’impeto delle mareggiate di Rebossu, arrivando a mettere in luce A Ciàsa suta â Cola, così com’era decorata dei suoi scogli e scoglietti. Non hanno però mancato di serbare il nostro Giardino delle Streghe, sul culmine dello Scoglio Alto, fino al fatidico 17/2/17, dal gusto seriamente scaramantico.
*) Il toponimo Scögliu è assegnato alla struttura rocciosa che sorregge l’abitato di Ventimiglia Alta, dalla Punta del Cavu alle pendici di Forte San Paolo.
L.M.
da U BERRIUN n. 11 - 2019
EVOLUZIONE STORICO TERRITORIALE
Frana del "Funtanin"-"Suta a Cola", pag. 128