Odessa - Via Richelieu
V E N T I M I G L I A
ANTICHI COMMERCI NEL MAR NERO
di Erino Viola 2022
La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha ribadito in un vertice dell’Ue che “la Crimea non sarà mai russa”. Per parlare di questi territori, da qualche mese motivo di serie preoccupazioni, bisogna retrocedere nella storia e arrivare, come scrive Gabriella Airaldi, docente di Storia medievale all’università di Genova, a “l’altra Liguria” sul Mar Nero.
Fin dal 1261 con il trattato del Ninfeo i genovesi ebbero potere su alcune aree dell’impero bizantino in cambio della collaborazione militare e navale a Costantinopoli. Infatti, Michele Paleologo promise ai liguri il quartiere occupato dai veneziani nella capitale, il possesso di Smirne e il passaggio verso il Mar Nero. Tale convenzione durerà sino al 1475, poiché i genovesi vedevano nel Mar Nero un potenziale nuovo bacino economico. A quel tempo la penisola di Crimea veniva chiamata “la Gazaria” dai genovesi; godeva di un’apposita legislatura, un “Officium Gazarie”, e di una serie di statuti per le varie località. All’inizio del Trecento fece la comparsa anche il “Liber Gazarie”, raccolta di una serie di norme relative alla navigazione genovese dal Mar Nero alle Fiandre, e si coniò l’“aspro”, una moneta specifica.
Nella capitale Caffa, la “Ianuensis civitas”, attuale Feodosia, la metà degli abitanti erano liguri. Lo stile di vita rispecchiava pienamente quello ligure così come si trovavano affinità negli elementi architettonici adottati: le torri della Città della richiamano la torre di Castel d’Appio o porta Canarda a Ventimiglia.
I genovesi erano padroni dei traffici marittimi nel Mar Nero da cui ottenevano schiavi, caviale, schienali di storione, pelli, allume, spezie, pellicce, miele e soprattutto il grano che fornivano all’Europa nei periodi di carestia. Oltre che esportare, importavano anche prodotti dai loro territori.
La produzione di fichi a Ventimiglia, e particolarmente di quelli secchi, era già rinomata nel XIII secolo visto che si trova menzionata la colonia genovese sul Mar Nero negli atti del notaio Lamberto di Sambuceto, stipulati nella Loggia dei Genovesi il 17 maggio 1290. Franceschino Morrinus incaricava Benedetto da Voltri di investire al meglio il ricavato di una vendita di una partita di fichi secchi avvenuta a Caffa, proveniente da Ventimiglia e spedita da Pera, quartiere genovese di Istanbul.
Venditore di fichi a Caffa
Quando Costantinopoli venne conquistata dai turchi, Genova trasferì l’amministrazione del Mar Nero al Banco di San Giorgio, primo istituto di credito moderno. Furono i marinai genovesi a fondare le prime colonie su queste rive del mar Nero, e chiamarono questo avamposto navale “Ginestra”, durante l’impero ottomano delle colonie ormai impoverite restò solo la fortezza di Khadjibey, conquistata da José De Ribas durante il regno di Caterina II di Russia. La zarina, sotto impulso di de Ribas, appoggiò nel 1794 la costruzione attorno alla roccaforte di un porto e di una città. Fu proprio De Ribas a trovarle il nome, optando per Odisseo ispirandosi all’Odissea. L’idea piacque molto alla zarina che lo volle declinare al femminile, pertanto divenne Odessa.
Alla morte di De Ribas, Armand Emmanuel du Plessis, duca di Richelieu, proseguì l’opera del suo predecessore. La città influenzata profondamente dalla comunità italiana ne ha anche un’impronta architettonica, tanto che alla fine del XIX secolo la città adottò l’italiano come seconda lingua ufficiale. Il giornalista italiano Ugo Poletti definisce Odessa la “Dubai degli italiani” d’inizio Ottocento, la “California dell’impero russo”, la “perla del mar Nero”, una città in bilico tra cultura europea e mondo slavo, snodo di traffici tra il Mediterraneo e l’estremo Oriente.
Dal libro-mastro della ditta Biancheri di Ventimiglia troviamo cinque scritture di spedizioni di olio a Odessa nella prima metà dell’Ottocento. I Biancheri, famiglia di commercianti d’olio di idee mazziniane, gestivano una delle ditte più importanti della Riviera. Tra i membri della famiglia si ricorda Giuseppe, primo presidente della Camera di Roma capitale, del quale l’anno scorso si è celebrato il duecentesimo anniversario della nascita. Il padre Andrea nel 1833 mise in salvo il mazziniano Giovanni Ruffini ricercato dalla polizia per i moti di Genova, riuscendo a farlo giungere in Francia. Ruffini è il noto autore del romanzo “Il dottor Antonio”, scritto in inglese durante l’esilio a Londra, che permetterà agli inglesi di conoscere la Riviera e iniziare i loro soggiorni sul Mediterraneo.
La storia delle relazioni tra Genova e il Mar Nero si mantenne nel tempo. Sono passati sei secoli e Ventimiglia commercia fino ad anni recenti con questa parte dell’est europeo, dove arrivavano anche i velieri degli Agnesi della vicina Oneglia a caricare il famoso grano “Taganrog” che prende il nome dell’omonima città nel Donbass. Il prezioso cereale fragrante e resistente materia prima a buon mercato, era considerato il migliore per la produzione di pasta.
Nel 1824 il giovane Garibaldi a bordo del brigantino “Costanza” in cerca di grano, si fermò ad Odessa durante il suo viaggio verso il mar d’Azov. I genovesi commerciavano in questi lidi, e nel 1833 sul brigantino “Clorinda” salpato da Nizza due mesi prima troviamo Garibaldi, comandante in seconda. Fu proprio in una bettola del porto di Taganrog, che avvenne l’incontro fatale tra lui e Giovan Battista Cuneo di Oneglia, probabilmente in missione per acquistare grano per la ditta Agnesi.1
Italo Nunes Vais - Garibaldi a Taganrok
Cuneo era un ardente mazziniano che parlava con passione del riscatto dell’Italia e che inizierà la filiazione di Garibaldi alla Giovine Italia: l’epopea dell’eroe dei due mondi nasce da un carico di grano Taganrog.
1 - Tale ipotesi non è condivisa da Alfonso Scirocco, che sostiene che i due si fossero conosciuti in America. Cfr. Scirocco Alfonso, Garibaldi. Battaglie, amori, ideali di un cittadino del mondo, Roma-Bari, Laterza, 2001, p. 19-20. Bibliografia AA.VV., Sanremo per Garibaldi nel bicentenario della nascita, De Ferrari, Genova, 2007. – Gabriella Airaldi, Mar Nero. La lunga storia dei genovesi a Est, in “Il secolo XIX, 9 marzo 2022 – Gabriella Airaldi, L’altra Liguria creata sul Mar Nero che portò l’impronta dell’Occidente, in “Il Secolo XIX”, 23 marzo 2022 – Enrico Ferrari, Il brigantino veliero che trasportava grano dall’Ucraina a Oneglia, in “La Stampa”, 21 aprile 2020. – Scirocco Alfonso, Garibaldi. Battaglie, amori, ideali di un cittadino del mondo, Roma-Bari, Laterza, 2001. |