CROAIRÖRA
S O L A R E
Luigino Maccario - 1997
Sull’esoterismo sacrale che emana dal sito di Cima Croairöra, in comune di San Biagio, non ci sono mai stati dubbi, ma il fatto che dall’Ottocento il luogo sia chiamato Santa Croce, conduceva le ricerche verso il periodo di calendario riferito alla festività cristiana del 3 maggio, quando il popolo sambiagino si reca in folla, al raduno campestre, proprio dedicato al sito.1
Fino al periodo interbellico, era usanza locale andare a “ciantà magi” in vetta alla Çima, con girotondi rituali, allietati da filastrocche dialettali, interpretati da tutto il paese, grandi e piccoli, con la gioiosa presenza delle mùsseghe fiorite.2
L’antico toponimo della Çima, aggiunto a quello della “Pila d’u cròu”, un masso coppellato poco discosto dalla chiesa, davano al luogo parvenze celtiche o preceltiche.3
Anche il 14 settembre era usanza santificare il luogo, ma il fatto pareva inquadrato nella dedicazione medesima, anche se il fattore equinoziale faceva pensare a ritualità ancestrali, vissute anche dalle altre genti, di tutte due le vallate collaterali al sito.4
La vicinanza della chiesetta dell’Annunziata alla rupe Nord del luogo, proprio sull’importante quadrivio di crinale,5 suggeriva la devozione equinoziale di primavera, senza dare ulteriori indicazioni esoteriche.
Invece, proprio nell’architettura delle “poderose” fondazioni dell’Annunziata stava forse racchiusa la misteriosa presenza sacrale legata ad entrambi gli equinozi. In lontani tempi, preromani, quelle basi a bastione potevano aver costituito l’opportuno basamento per un “osservatorio sacrale”, adibito a riti legati al percorso del sole.
La cima dirupa della Croairöra può esser vista come un gigantesco gnomone naturale, che opportunamente inquadrato, dal sito dell’Annunziata, segnalava il preciso momento degli equinozi, al druido di turno.6
Dal rilevamento certo di quella notizia astrologica, sarebbero addivenute le sacralità, legate al periodo calendariale e conseguentemente al territorio ed allo sviluppo della comunità.
A pila d'u crou
NOTE:
1) II toponimo di Santa Croce gli deriva dall’iniziativa del padre scolopio Vitaliano Maccario, nativo di San Biagio, il quale, nel 1820, dispose la riedificazione e l’ampliamento di un precedente antichissimo tempietto.
2) Come tradizione, il Calendimaggio deriva da antichi riti celtici, che in quel periodo celebravano Lug, divinità “politecnica” della luce. Le “mùsseghe” sono i fugaci fiori rosei del cisto, localmente detto scornabécu”.
3) “U cròu”, il corvo era uccello sacro per i Celti, attributo del dio Lug, con capacità divinatorie, che era Beleno per i celto-liguri.
4) Nelle popolazioni pre-cristiane, il simbolo della croce era collegato al sole equinoziale, che pare crocifisso a quella fetta di cielo, quando lo vede lungamente indeciso sul percorso da prendere; in salita a marzo e verso l’orizzonte a settembre.
5) La strada che sale da San Biagio trova le direttrici per la Croairöra, per Camporosso, per Perinaldo e per il tratto iniziale della più importante variante locale all’Alta Via dei Monti Liguri.
6) Viceversa e più propriamente, dalla Cima della Croairöra, si potevano tenere d’occhio le apposite tracce, vistosamente segnate sulla balconata che oggi sostiene l’Annunziata.
BIBLIOGRAFIA DELLE FONTI
A: A. V. V.
IL GIORNALINO DI SAN BIAGIO - Numero unico su Santa Croce
Scuola Elementare a Tempo Pieno - San Biagio della Cima 1987
Riccardo Petitti
SENTIERI PERDUTI un sistema celtico di allineamenti
Priuli & Verlucca - Ivrea 1987
Nilo Calvini
CAMPOROSSO - Storia civile e religiosa
Alzani - Pinerolo 1989
Jean Chevalier - Alain Gheerbrant
DIZIONARIO DEI SIMBOLI
miti, sogni, costumi, gesti, forme, figure, colori, numeri vol. I - II
BUR Rizzoli - Milano 1986