ANCORA "BATTAGLIA"
nel XX secolo ?
Analisi del prof. Mario Ascheri
da "BATTAGLIA dei FIORI" del DLF anno 1987
Ma, allora, com’è potuto accadere? Che cosa è cambiato tanto da mettere in crisi la Battaglia proprio quando la sua tradizione sembrava saldamente consolidata e la sua immagine indiscussa e acquisita a livello nazionale e internazionale?
Hanno avuto un peso, certo, la crisi della “centralità” floricola di Ventimiglia e della Riviera, e quindi i costi crescenti; inoltre la nuova struttura dei bisogni e del tempo libero con l’inflazione dei “media”, ma anche, non da ultimo, il progressivo deteriorarsi del clima politico-amministrativo locale, qui più evidente e tangibile che altrove. La città è cresciuta e cambiata profondamente, nella sua struttura urbanistica e nel suo assetto culturale, prima ancora che sociale ed economico. E non è stata una crescita “in positivo”, venuta meno l’omogeneità della piccola “patria” d’un tempo. I problemi pubblici si sono acuiti e non hanno avuto una risposta all’altezza della loro gravità e complessità. La Battaglia sempre più è divenuta ed è stata sentita come un “miracolo”, un lusso che non ci si poteva permettere in mezzo a tanto dissesto; un’eccezione in troppo stridente contrasto con una realtà sgradevole, da dimenticare, di cui non si poteva andare fieri.
La Battaglia voleva dire mettersi per un giorno sul palcoscenico, in mostra davanti a tutti. Per sfoggiare che cosa? Un centro antico tra i più notevoli in condizioni di pauroso degrado, un anfiteatro abbandonato, un museo romano chiuso, un giardino botanico tra i più prestigiosi del mondo nell’incuria più irresponsabile...? Ventimiglia, centro troppo antico e unico nella Liguria occidentale per i suoi primati, non poteva sentire che come insopportabile una crisi così grave.
Ma questo libro non è solo un documento di storia e un atto d’amore per la città e il suo passato recente. Porta anche un messaggio per il futuro, in primo luogo per i suoi giovani, che della Battaglia non hanno potuto apprezzare la dimensione più qualificante. Lo sforzo prolungato e scandito nel tempo, che faceva della Battaglia un fatto normale, una consuetudine che come le stagioni segnava i ritmi biologici, naturali.
Come riprodurre quel miracolo a cadenze regolari e continue? Può la Battaglia divenire di nuovo il fiore all’occhiello della città? Tra le tante condizioni necessarie, una sembra pregiudiziale: la Battaglia, dopo i mitici primordi e gli entusiasmi del dopoguerra, non può riprendere e crescere in un deserto, sempre esposta al rinsecchimento. Può essere vitale solo in un clima di “rinascita” più generale, imposto da un attento e corale impegno sui problemi dello sviluppo civile della città tutta. La Battaglia può rivivere, ma non solo come magnifica e profumata evasione; se sarà sintomo e manifestazione d’un progetto complessivo di rifondazione della città.
Lo “stato di necessità” postbellico è finito ormai da tempo. La fame di cose e di case è fortunatamente passata in quest’angolo privilegiato di mondo che è l’Europa. La crescita tumultuosa e disordinata, incurante dei danni all’habitat, tipica di un benessere improvviso, non sedimentato, deve lasciare ora il posto ad uno sviluppo equilibrato e rispettoso di quanto la natura e il passato ci hanno tramandato. Bisogna per questo che vitalità economica e riflessione culturale s’incontrino e che i termini dell’accordo siano mediati e rappresentati a livello politico. Allora si potrà riqualificare l’esistente, recuperando il dissipato e il degradato; allora si potrà a tutti i livelli organizzare e valorizzare l’ambiente: grazie ad uno sforzo fin qui mancato di forze politiche e culturali, economiche e sociali.
CAPANNONI Dal 2022 gli esigui ridottissimi Gruppi Carristici ancora operativi sulla carta non dispongono più dei capannoni e, molti di loro, neppure dei materiali “fittizi” per innalzarli. I “Capannoni” sono stati la concretezza della manifestazione, dove avveniva la costruzione e soprattutto la “infioratura” dei carri. Fortunatamente, in passato, le amministrazioni non hanno provveduto ad innalzare una apposita struttura per ospitarli; altrimenti ci troveremmo l’ennesima costruzione abbandonata e decadente. In effetti, non è la mancanza dei capannoni a non permettere di spendere l’eventuale finanziamento, aggiunto al bilancio comunale, per effettuare una manifestazione che non dispone più di un futuro concreto. Luigino Maccario |
ALLORA ERA
UN LIBRO DA SCRIVERE
Dal 1970, la Battaglia veniva sospesa in attesa di finanziamenti. Ancora dodici anni più tardi non sembra potersi riavviare, così, spronato dall’intraprendente Danilo Gnech, il DOPOLAVORO FERROVIARIO di Ventimiglia aveva deciso di raccogliere i materiali per allestire una mostra, che fosse di sprone alla ripartenza, mentre sarebbe servita certamente per scrivere il libro di storia della manifestazione.
Nei primi giorni del 1984, la mostra apre i battenti, mentre il Consiglio Comunale decideva di riprendere la Battaglia il 24 giugno. Lo sprone era riuscito, ma intanto i materiali saranno conservati, mentre si lavorerà al libro, che vedrà la luce nel 1987, quando già da due anni la Battaglia è nuovamente sospesa.
Articoli “VOCE” apparsi nel 1984, anno di ripresa
1984 UN LIBRO ANCORA TUTTO DA SCRIVERE
La “BATTAGLIA” di Ventimiglia
Una grande allegoria floreale fra mito, storia e cronaca
La leggenda della “Battaglia” di Ventimiglia, come tutti i miti, affonda le sue radici nella notte dei tempi e a noi, posteri, non resta che brancolare nel buio ogni qual volta andiamo alla ricerca di quando, come e perché essa nacque.
Del resto, la sua storia attende ancora di essere scritta e la numerazione delle edizioni, che dovrebbe aiutarci a ricostruirne la cronologia, è considerata del tutto incerta.
E certamente il copioso materiale esposto alla Mostra Retrospettiva, organizzata dal Dopolavoro Ferroviario e dalla “Cumpagnia d’i Ventemigliusi” potrà costituire, per i futuri storici della “Battaglia”, un fondo insostituibile di documentazione.
Infatti, benché la nostra “Battaglia” risalga a non più di settantacinque anni fa, oggi come oggi, riesce sommamente difficile stabilire delle date certe, ricavare delle notizie sicure sulle prime pionieristiche edizioni che furono certamente improntate allo spontaneismo popolare, a cominciare da quella, mitica, del 1909, agli albori della floricoltura.
Un dato può essere tenuto certo: anche se, col passare dei decenni, i ventimigliesi portarono la “Battaglia” a livelli eccelsi di perfezione tecnico-artistica, essi non furono gli inventori della manifestazione.
E ciò per un fattore storico-economico ad essa strettamente legato: la floricoltura, che sorse e si sviluppò dapprima - come, d’altra parte, il turismo - sulla vicina Costa Azzurra da dove, in seguito, si diffuse nella nostra zona.
Già sul finire del secolo scorso, a Cannes, Nizza e Montecarlo, si svolgevano -per lo più nel periodo di carnevale - eleganti sfilate di carrozze infiorate, organizzate dai proprietari degli alberghi per offrire un divertimento ai clienti che, all’epoca, erano, per la maggior parte, inglesi.
In ogni caso, sia sulla Costa Azzurra prima, che da noi dopo, la “Battaglia” fu la conseguenza di una superproduzione floricola che si verificava ogni anno nel periodo primaverile.
La fantasia popolare trovò il modo di utilizzare, a scopi ludico-pittoreschi, l’abbondanza di fiori che la cornucopia della natura riversava sulla nostra terra e che non trovava, ad un certo punto, più sbocco commerciale sui mercati.
A voler vedere la cosa da un punto di vista filosofico, si può dire che le due categorie crociane dell’economia e dell’estetica abbiano determinato la nascita della “Battaglia”, sull’onda dell’euforia floreale che, ogni anno, contagiava i coltivatori e i turisti.
* * * *
Sia nel nizzardo che da noi, le prime leggendarie edizioni della “Battaglia” furono, come si è detto, manifestazioni di stile naif. Si trattava di sfilate di carrozze e calessi, infiorati bonariamente e sommariamente, secondo l’estro dei “carristi” che potevano essere una singola persona, un nucleo familiare o un gruppo di amici buontemponi.
Col primo timidissimo diffondersi dell’automobile, fra i veicoli a trazione animale, poteva comparire anche qualche autovettura dell’epoca, infiorata anch’essa sulla carrozzeria e sulle ruote.
Non vi erano, in pratica, regole ne percorsi fissi da seguire e i carri infiorati giravano liberamente per le vie della città fra l’entusiasmo popolare che andava crescendo di anno in anno.
A Ventimiglia, la “Battaglia” - con il patrocinio dell’Associazione degli Esercenti - comincia a diventare una manifestazione ufficiale all’inizio degli Anni Venti. Si ha notizia di una edizione, svoltasi proprio nel 1920, con ben settantadue veicoli infiorati.
Nel 1922, la manifestazione ebbe luogo in ottobre, in occasione della inaugurazione del nuovo Mercato dei Fiori, a sottolineare la stretta connessione e interdipendenza fra produzione floricola e “Battaglia”.
Nel 1923, i carri furono “soltanto” una cinquantina, ma di dimensioni maggiori di quelli che avevano sfilato negli anni precedenti e su molti di essi cominciarono a comparire le prime allegorie infiorate a mosaico.
Anche i soggetti dei carri meriterebbero un lungo e approfondito discorso. Mentre, agli inizi, riflettevano principalmente fatti ed aspetti della realtà locale, col passare degli anni, l’interesse e la fantasia dei carristi si andava rivolgendo sempre più verso soggetti esotici, prevalentemente orientali. Evidentemente la “Battaglia” trovava, nel fascino dell’Oriente, temi congeniali al suo carattere favoloso e magico.
Così come, nel secondo dopoguerra, col diffondersi dei mezzi di comunicazione e della cultura di massa, i soggettisti dei carri cominciarono a rivolgere la loro attenzione a storie e personaggi che film (specie a cartoni animati), fumetti, canzoni, trasmissioni televisive e avvenimenti sportivi avevano reso famosi.
* * * *
Ma il periodo forse più glorioso della “Battaglia” fu quello degli Anni Trenta, che ci regalò edizioni stupende e indimenticabili, a cominciare proprio da quella del 1930, che ebbe luogo il 23 marzo.
La “febbre” della “Battaglia”, in quegli anni, era tale che, per ogni edizione, veniva composta e musicata una apposita canzone. Alcune delle più belle e celebri Cansun Ventemigliuse - come: Adiu Cavu, U Tran Lümassa, Legenda Ventemigliusa, Sciure e Garsune - entrarono nel repertorio popolare come inni delle “Battaglie” Anni Trenta.
Infiniti erano i fatti di cronaca che si potrebbero raccontare come infiniti erano i problemi tecnici, economici, meteorologici e di varia altra natura che i carristi dovevano affrontare ogni anno.
Valga, per tutti, quello del Tran-Lümassa, il carro presentato dalla Ventemigliusa nel ‘31.
Il soggetto - che rappresentava la sgangherata vettura n. 5 del servizio tranviario allora in funzione, trainata da una lumaca - era stato ideato con chiari intenti satirici nei confronti dell’Azienda che lo gestiva, a causa dell’esasperante lentezza con cui i tram viaggiavano sul tratto Ventimiglia - Bordighera, allora servito da questo mezzo pubblico di trasporto.
La cosa non piacque alle autorità del tempo, timorose com’erano di ogni sia pur scherzosa forma di protesta. Venute a conoscenza del téma che il gruppo carrista avrebbe presentato e della canzone che sarebbe stata cantata, posero un pesante veto in quanto consideravano disdicevole che una istituzione pubblica, come il servizio tranviario, fosse oggetto di critica nel corso della manifestazione.
Dopo lunghe e difficili trattative, poiché il carro era oramai pronto, lo scoglio fu superato con la stesura di una nuova canzone e facendo sfilare la lumaca su un carro separato da quello del tram.
Ma l’intento satirico fu raggiunto egualmente: durante la “Battaglia”, si finì per cantare la canzone originale e, nel corso, la “Lumaca” precedeva il “Tram” senza che quest’ultimo ... riuscisse mai a raggiungerla.
* * * *
Così la serie delle Battaglie continuò fino al 1938 quando bruscamente si interruppe. La pesante situazione internazionale, con le incombenti minacce di guerra, impedì che si realizzasse l’edizione del 1939.
“Battaglie” di tutt’altro genere attendevano purtroppo Ventimiglia: la guerra con la Francia del 1940, i bombardamenti aerei, le distruzioni, gli sfollamenti. Nel volgere di poco tempo, i tragici avvenimenti di quegli anni trasformarono la “Battaglia” in un ricordo struggente del tempo passato.
Soltanto nel 1948, la “Battaglia” rinacque con la volontà dei ventimigliesi di far risorgere la loro Città dalle rovine della guerra.
LA VOCE INTEMELIA - anno XXXIX - n° 6 - giugno 1984
DAL LIBRO DLF 1987
Battaglia “dei fiori” o “di fiori”?
Renzo Villa
Oltre i tanti problemi organizzativi e finanziari che la Battaglia ha sempre posto, vi è anche quello - secondario fin che si vuole, ma non del tutto trascurabile - della sua esatta denominazione. Un problema che, nel libro dedicato alla lunga storia della manifestazione, vale certamente la pena di porre sul tappeto se non altro come curiosità linguistica.
In un trafiletto, a firma R.V., apparso nel numero di maggio 1984 de La Voce Intemelia - mensile di informazione e difesa degli interessi locali – si leggeva: «È più giusto dire “Battaglia dei Fiori” come è oramai nella consuetudine ventimigliese o “Battaglia di Fiori” ?
Nei lontani Anni Cinquanta, il quesito fu posto, da parte del Comitato, all’allora Provveditore agli Studi di Imperia il quale non esitò a rispondere che era corretto dire “Battaglia di Fiori” in quanto il “di” (antica e sempre valida Analisi Logica alla mano !) ha, in questo caso, il valore di complemento di mezzo o strumento nel senso che la nostra battaglia la si fa, la si combatte mediante i fiori.
Mentre, invece, la dizione “Battaglia dei Fiori” potrebbe grammaticalmente non essere esatta in quanto starebbe a significare: “battaglia che i fiori combattono fra di loro”.
All’epoca il quesito fu posto, da alcuni giornalisti locali, anche al critico linguistico di un autorevole quotidiano nazionale che però fu di avviso contrario dichiarandosi favorevole alla forma usuale “dei fiori”.
Non v’è dubbio che “Battaglia dei Fiori” porta con sé il sapore e il suono della parlata popolare che la mediò certamente dalle denominazioni francesi “Fète des Fleurs” e “Bataille des Fleurs” trasformandolo poi agevolmente nel dialettale “Bataglia d’ê Sciure”. Ed essendo sciure di genere femminile, il “de” dialettale può corrispondere indifferentemente all’italiano “di” o “dei”. Da qui l’italianizzazione popolare Battaglia dei Fiori e quella ufficiale Battaglia di Fiori.
Lungi da noi, comunque, voler esprimere un giudizio definitivo sulla sottile questione che intendiamo, invece, lasciare aperta a chi, in merito, avesse qualcosa da aggiungere».
Il mese successivo, sempre sullo stesso giornale, il direttore Emilio Azaretti rispondeva: attraverso l’articolo pubblicato di seguito a questo.
Posti nella necessità di scegliere, i redattori di questo libro - in cui il nome della manifestazione, oltre che nel titolo, appare decine di volte - hanno preferito il “dei” della affermata tradizione orale al “di” burocratico dei documenti ufficiali.
E ciò pur rispettando le opinioni dei singoli collaboratori, liberi di usare l’una o l’altra forma della controversa dizione.
ARTICOLO DI RICHIAMO
Che cosa significa “Battaglia di Fiori”?
Emilio Azaretti - 1984
Mi richiamo alla questione se si debba intitolare la nostra manifestazione floreale Battaglia dei Fiori o Battaglia di Fiori, dibattuta sul numero di maggio della Voce, avendola io stesso provocata negli Anni Cinquanta.
Non c’è dubbio che in quell’occasione avesse torto il Provveditore agli Studi di Imperia, malgrado il suo altisonante incarico, ed avesse ragione il giornalista-linguista del grande quotidiano, che se ben ricordo era il Corriere della Sera.
Ma, si sa, a Ventimiglia, la confraternita degli analfabeti ha sempre avuto ragione ed ha preferito continuare a scrivere Battaglia di Fiori, come preferisce scrivere XXmiglia invece del banale Ventimiglia, perché fa più “in”.
La preposizione “di” forma un complemento di specificazione e quindi Battaglia di Fiori vuol dire una Battaglia fatta di fiori, come uno stufato di maiale significa uno stufato fatto con carne di maiale. Ma, mentre uno stufato di maiale è fattibile e gustoso, una Battaglia non può essere fatta di fiori, ma soltanto di contendenti che si affrontano e i fiori non usano neanche combattersi fra loro.
Il “di” può anche andar bene per una battaglia quando il sostantivo specificante è un toponimo senza articolo e si dice Battaglia di Legnano ed anche la Battaglia di Ventimiglia, sottintendendo dei Fiori, ma, se ha un articolo, la Battaglia della Meloria.
Con la preposizione articolata si può invece formare uno speciale complemento dì attribuzione, attraverso una frase parzialmente sottintesa.
Così, da Battaglia (fatta gettandosi) dei fiori, si passa a Battaglia dei Fiori e da una Battaglia (combattuta per incrementare la produzione) di grano alla famosa Battaglia del Grano degli Anni Trenta.
LA VOCE INTEMELIA anno XXXIX n° 6 - giugno 1984
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Una Mostra Retrospettiva
al Dopolavoro Ferroviario
Rita Lorenzi - 1984
Presso i locali del Dopolavoro Ferroviario è aperta una interessante mostra che ha come oggetto “La Battaglia di Fiori” dagli inizi fino ai nostri giorni.
Il materiale che è esposto è di grande interesse: il pubblico può osservare dei manifesti del 1930, fotocopie di giornali che riportano notizie della manifestazione del 1922 unitamente a biglietti d’ingresso che vanno dal 1922 al 1969.
Non mancano, fra le tante cose esposte, anche testimonianze di fatti curiosi come il “permesso di matrimonio” che “A Mar Parà” rilasciava agli associati a patto che la moglie permettesse al marito di continuare la collaborazione con il gruppo.
Si possono vedere inoltre molte foto che si riferiscono ai carri eseguiti nei vari anni ed alle personalità di maggior rilievo che hanno contribuito a rendere famosa la manifestazione.
Quasi la totalità del materiale fotografico esposto viene dall’archivio dello Studio Fotografico “Mariani” che si è anche occupato di provvedere alla stampa delle preziose immagini.
Per i visitatori inoltre è a disposizione nei locali adibiti alla Mostra un video TV a circuito chiuso con film di amatori che vanno dall’anno 1959 fino al 1969, con una interessantissima presenza della “Battaglia” avvenuta nel 1930; i filmati sono trasmessi in continuazione e tutti potranno fare questo tuffo nel passato.
La mostra è resa possibile proprio dal contributo di moltissimi privati che non hanno esitato a mettere a disposizione degli organizzatori tutto ciò che si poteva reperire sull’argomento; ad essi si è aggiunta la “Civica Biblioteca Aprosiana” che tramite il signor Carlo Canzone ha dato quanto era in possesso della Biblioteca.
Gli organizzatori hanno veramente fatto un ottimo lavoro e meritano sicuramente di essere ringraziati da tutti i ventimigliesi che possono così ripercorrere le tappe fondamentali di un avvenimento che sempre ha avuto grande parte nel loro cuore; merita un plauso soprattutto il signor Danilo Gnech, responsabile di tutta l’organizzazione che, grazie anche alla collaborazione della Cumpagnia d’i Ventemigliusi, ha saputo unire la cura nel raccogliere tutto il materiale al buon gusto nell’averle così graziosamente esposto.
Per la Cumpagnia, Erino Viola aveva già raccolto materiali vari e manifesti, nel 1975, tanto da allestire una mostra col titolo: “C’era una volta la Battaglia dei Fiori”, nell’atrio ingrandito del Teatro Comunale, durante tutto il gennaio 1976.
LA VOCE INTEMELIA anno XXXIX n° 6 - giugno 1984
È ARRIVATO
IL SECONDO VOLUME
MA ANCHE LA RISTAMPA DEL PRIMO
Dopo ventisei anni, con la Battaglia giunta faticosamente alla Cinquantesima edizione, a completamento della storia scritta nel primo volume del 1987, nei primi giorni di dicembre è arrivato in libreria il Secondo volume “Battaglia di Fiori” 1995 - 2013, che riporta la cronaca, ma soprattutto le immagini delle diciassette edizioni che non erano contenute in quel primo volume
Entrambi i libri sono pubblicati dalla Editrice ALZANI di Pinerolo, la quale per favorire quanti iniziano o rinnovano l’abbonamento a
LA VOCE INTEMELIA
per l’anno 2014 lo riservano al prezzo lancio di copertina.
Gli abbonamenti a LA VOCE INTEMELIA si ricevono anche nella libreria
MONDADORI BOOKSTORE
in Via Roma 44/a Ventimiglia.
DA TEMPO COSTANTEMENTE DIMESSA
Articoli “VOCE” apparsi negli Anni Novanta e sempre attuali
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1977
PERCHÉ “LA BATTAGLIA DEI FIORI” NON PUÒ ESSERE INTERNAZIONALE ?
Siamo giunti alla Battaglia di Fiori 1997. Una Battaglia sempre bella, sempre amata dai ventimigliesi, ma ... e qui è d’obbligo un ma ... che non riesce a decollare in campo nazionale ed internazionale a vasto raggio.
I motivi di questa “defaillance” possono essere molteplici, ma penso che in buona parte vadano attribuiti all’improvvisazione dell’ultimo momento che ogni anno si ripete.
Forse da parte dell’Amministrazione non c’è la convinzione che la nostra “Battaglia”, possa essere “sfruttata” in modo positivo per la promozione turistica della città.
In pratica, il grosso investimento finanziario che il Comune ogni anno assicura, viene in parte sprecato per mancanza di programmazione e pubblicità e la “festa” in definitiva tocca solo le zone limitrofe della Liguria, Piemonte e Costa Azzurra.
Ben altra cosa sarebbe, se la manifestazione fosse pubblicizzata con costanza e in modo adeguato, a livello nazionale ed europeo, tramite Tv in programmi specializzati e con i canali informativi del turismo. Non ci starebbe male un coinvolgimento degli operatori turistici-alberghieri con iniziative e sconti legati a questa settimana del fiore.
Ma tutte queste cose e altre (ce ne sarebbero da mettere di idee !) necessitano di tempo e buona volontà e non può bastare l’impegno di alcune persone limitato negli ultimissimi mesi precedenti la manifestazione, perché fino a poco tempo prima non c’è la certezza che la stessa possa essere effettuata.
Noi siamo convinti invece che già all’indomani della Battaglia, un comitato “gagliardo” e con un po’ di autonomia, dovrebbe mettersi al lavoro per pensare ed organizzare la Battaglia dell’anno seguente, non lasciando nulla al caso: dalle informazioni e presenze della Tv e dei mass-media, agli accordi vantaggiosi per l’acquisto dei fiori in modo comunitario per contenere i prezzi.
Questo è il principio che regge l’economia. Che senso ha se non investire centinaia di milioni se poi il tutto si risolve in una sagra paesana e non c‘è ritorno diretto e indiretto di immagine della città?
Basterebbe vedere la cosa con queste idee, che qualsiasi anche piccolo imprenditore ha per trarre molti più benefici per la zona.
Il Comune dovrebbe essere un imprenditore che quando investe lo fa - in questo caso - perché qualcosa ritorni per regalare alla città qualcosa di più di un bei sogno floreale che all’indomani sparisce.
G.C.
LA VOCE INTEMELIA anno LII n° 7 - luglio 1997 - pag. 5
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1999
Curiosità sulla Battaglia
ovvero, l’importante è che se ne parli ...
Secondo alcuni dati i paganti sono stati circa 12.000, se qualcuno afferma che vi erano 20.000 persone; quanti sono stati i beneficiati ?
L’Assessore ... si è fatto richiamare dalla speaker perché aveva lasciato la sua auto in divieto di sosta, ricevendo applausi dal pubblico più di quelli che erano stati attribuiti a Cannelle.
Molti non si sono accorti del lancio dei 5.000 palloncini: su 10 di essi sarebbero stati introdotti altrettanti biglietti validi per assistere ad una serata del Festival di San Remo. Molti non se ne sono accorti, gli altri non li hanno visti.
Battaglia di Fiori abbinata alla Lotteria Italia: i ventimigliesi hanno cercato ovunque di acquistare i biglietti ma senza “fortuna”, niente presso i tabaccai, cartolerie, edicole, pare che qualche raro esemplare sia stato visto presso un autogrill di Savona.
Dopo l’entrata nel corso a bordo di un’auto d’epoca, in testa al corteo delle neo miss. Cannelle si è volatilizzata per circa due ore. Sembra che abbia raggiunto il fidanzato, allergico al polline, per poi riapparire in compagnia del Leone di Lernia per la “battaglia”.
Al microfono di Tele Monte Carlo, la nostra concittadina Tiziana Arona presentatrice/giornalista dell’Emittente monegasca ha invitato Sandra Milo: l’attrice si è fatta attendere qualche minuto, scusandosi perché stava mangiando un uovo duro offerto da un gruppo folkloristico.
Ai giornalisti è stato inviato un biglietto valido per due persone per la tribuna stampa. Dopo qualche giorno attraverso una telefonata dal responsabile dell’Ufficio Manifestazioni è stata disdetta la “seconda persona” per mancanza di posti e sottolineando che comunque non c’era nulla da sperare. Contare tutti coloro che non hanno mai scritto un articolo è stato un gioco da ragazzi.
Giù la testa ... dei garofani se si vuole battagliare. I fiori con i gambi fanno gola alle signore che dopo averne arraffato un bel mazzo se lo portano a casa.
Le auto d’epoca con sopra le miss si fermavano davanti al palco delle annunciatrici e poi sfrecciavano per il corso senza fermarsi. Clay Regazzoni ha detto: “belle carrozzerie”, ovviamente riferendosi alle macchine, anche perché le ragazze era impossibile giudicarle.
I dipendenti comunali hanno dovuto sopperire alla mancanza di parte del personale, assunto dal Gestore dell’evento per i transennamenti: si erano scordati ?
Nonostante gli addetti e le Forze dell’Ordine presenti alla serata in compagnia di Rita Forte, l’amico Sandrino ha condotto una sua battaglia a favore di chi era seduto dietro il transennamento che divideva le autorità e gli invitati d’onore dai comuni mortali. Parecchi “big” invece di stare al loro posto formavano dei capannelli creando così una continua barriera che procurava le giuste lamentele degli spettatori.
Il fedele Sandro, ligio al dovere, si è adoperato per tutta la sera per mantenere l’ordine e grazie a lui siamo riusciti a sentire, ma soprattutto ad ammirare la brava e bella cantante.
LA VOCE INTEMELIA anno LIV n° 7 - luglio 1999 - pag. 5
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FOLLA a MENTONE in febbraio
ARTICOLO DI FONDO DELL’ANNO 1999
SPERARE È LECITO OPERARE È NECESSARIO
Diffuso e contrastato è circolato il venticello per alcuni come calunnia e per altri come constatazione: che la gente quest’anno sia stata meno del previsto.
Verità o diceria, è certo che lo sforzo dei “costruttori” dei carri (dall’ideatore all’ultimo addetto a passare i chiodi) merita di una maggiore ricompensa morale, che è data dal pubblico, il quale non può essere folto e attento se non è tempestivamente informato.
Questo termine “tempestivo” include la necessità sia di una preparazione molto anticipata, che di una data sempre fissa.
Per la Trentanovesima edizione siamo già in ritardo: più o meno si discuterà su chi, come, quanto e quando; poi all’ultimo minuto, forse un mese prima, si prenderanno le decisioni, e tutto ricomincerà come sempre: molta fatica, ottimo risultato ma poca gente, perché con tutta la buona volontà non c’è stato il tempo per avvertire le agenzie, sia italiane sia straniere, che programmano i viaggi almeno a distanza di un anno.
Non è facile: ma chi dice che lo sia ?
Occorre mettere d’accordo chi fornisce i fiori; occorre spronare i carristi nelle loro varie compagnie e metterli d’accordo al di là delle scontatissime discussioni e pareri contrari: occorre trovare una data conveniente per tutti e stabile negli anni; occorre ... trovare i soldi (!): per tutto questo occorre una istituzione che con la collaborazione di tutti (Provincia, Regione, Associazioni varie, culturali, pubbliche o private e altro ancora) sia definita per più anni, svincolata dai pareri eventualmente mutevoli dell’amministrazione comunale e che oggi - non domani - stabilisca il programma della Quarantesima Battaglia e di quelle future, lasciando le cose come stanno per la Trentanovesima.
Illusione ? Quasi certamente, ma non è detto che don Chisciotte non possa rivivere.
Fondo da LA VOCE INTEMELIA anno LIV n° 7 - luglio 1999
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FOLLA a MENTONE in febbraio TENACIA a VENTIMIGLIA in giugno
Oggi, nel 2013, si sono svolte più di altre dieci edizioni, che hanno persino influito sulla dinamica tradizionale, ma l’attualità degli scritti citati resta invariata.
Non viene, non può venir gente !
La vede pochissimo pubblico attraverso i Media
Persino la stampa locale ne parla soltanto per tre giorni
Anno dopo anno assistiamo al vistoso calo del pubblico che dovrebbe venire ad assistere alla “Battaglia dei Fiori” e notiamo come, anno dopo anno, non si decidono provvedimenti sostanziali.
Il costo della manifestazione è considerevole, per cui sarebbe necessario corrisponderlo dopo aver valutato, ampiamente, una qualche validità di programmazione, almeno a lunga scadenza.
Oggi, anno 2008, la manifestazione serve soltanto a celebrare la bravura artigianale dei carristi, mantenendo vive alcune tecniche che altrimenti andrebbero irreparabilmente perdute. Così com’è pubblicizzata non serve al sostegno turistico della Città, né serve a pubblicizzare una produzione floricola che non ci appartiene più; due degli obbiettivi che erano ampiamente sostenuti dalle “Battaglie” fino agli Anni Cinquanta.
La data di metà giugno era stata scelta per approfittare della “seconda fioritura” dei garofani, nelle nostre fasce; sanissime corolle sbocciate su gambi corti ed incontrollati, che i floricoltori avrebbero sradicato e gettato comunque.
Oggi, giacché i garofani usati sono relativamente limitati, vengono acquistati a prezzo pieno in ogni parte del mondo; per cui quella data di metà giugno non rappresenta più alcun vincolo all’effettuazione dell’evento, se non quella di uno sconsiderato legame verso l’annosa tradizione.
La validità telegenica delle nostre opere d’arte itineranti è minimizzata dall’eccessiva perfezione della nostra infioratura, che la maggior parte degli spettatori remoti non è in grado di visivamente apprezzare.
Di per sé, la “Battaglia dei Fiori” potrebbe ancora rappresentare un fiore all’occhiello della Città, ma, a sostegno delle valutazioni di cui sopra, dovrebbe rendersi più telegenica, privilegiando infiorature di nuova concezione, con fiori anche diversi dal garofano, persino se questa affermazione sarà valutata come bestemmia dai carristi.
La data, non essendo oggi più attendibile presso alcuna agenzia turistica (vedi lo scarso numero di pullman), potrebbe tranquillamente essere spostata in una parte dell’anno, dove una festa dei fiori, immersa in una natura benigna come la nostra, sbalordisca il pubblico remoto, conducendolo verso i nostri lidi, per verificare di persona, magari scendendo in albergo a Bordighera.
L.M.
LA VOCE INTEMELIA anno LXIII n° 7 - luglio 2008 - pag. 1
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Aneddoto di Battaglia
Bimbo regolatore
Un frugoletto, impegnato nel gruppo di apertura d'uno dei carri partecipanti, abbigliato nei panni dell'elfo, durante l'esplodere del getto di fiori, prima di ogni lancio, diligentemente staccava la corolla dei garofani che gli spettava di lanciare. Una signora del pubblico, comprensibilmente forestiera, osservando il certosino procedimento, suggeriva al bimbo di lanciare il fiore con l'intero gambo, com'è nella prassi. Il piccoletto, senza neppure alzare lo sguardo, tutto intento nel suo operare, la apostrofava: «Eh, brava, così invece di rilanciarlo, te lo porti a casa !»
Il giovane gnomo ha subito percepito uno degli inopportuni aspetti, assunti dal pubblico, durante la Battaglia dei Fiori, o almeno nelle più recenti.
L. M.
LA VOCE INTEMELIA anno LXII n. 7 - luglio 2007
I BUMBARDEI
carrini per il trasporto e la distribuzione del “gettito”
PRESENZA DEI BOMBARDIERI
dal 2001
Nel 1995, anno della ripresa, il Comitato ha iniziato a tessere una rete di abbinamenti con le maggiori manifestazioni italiane che prevedano corsi fioriti o battaglie itineranti tra la popolazione; contatti questi, che hanno portato una certa dose di fiato e nuove idée alla nostra Battaglia.
Quell’anno, a rimpinguare gli inariditi complessi musicali partecipanti tra i troppo pochi carri fioriti; dalla battagliera Ivrea, “I Grifoni” portarono il loro carro trainato da due pariglie di gagliardi cavalli tintinnanti. Un complesso figurativo di grande impatto e di poderosa efficacia battagliera.
L’anno successivo toccò ad un nostro carro fiorito sfilare tra le strade di Ivrea, durante il solo giro di presentazione, giacché non avrebbe potuto reggere l’impatto della cruenta battaglia di arance. Ad accompagnare il carro fiorito ventimigliese, per compensare il deficitario armamentario bellico, erano stati abbinati i nostri “balestrieri”, che si esibirono in Ivrea, dopo aver sfilato anche loro nel giro di presentazione.
Ma i balestrieri trassero da quella partecipazione e dalla ormai ricorrente presenza di un battagliero carro eporediese alla nostra Battaglia l’idea di dotare il nostro corso fiorito di fortezze itineranti simili, stracariche di fiori da “gettito”, come a Ventimiglia si è sempre inteso il materiale “bellico”, convenzionale per l’occasione.
Alcuni balestrieri proposero l’idea al Comitato, il quale però poteva contare sull’apporto di ben tredici Compagnie, quindi quel tipo di proposta era immatura. Maturò nei due anni successivi, quando le Compagnie calarono di colpo a nove unità; suggerendo quindi di tappare la falla con qualsiasi proposta utile.
Anno 2001, quarantesima edizione, oltre ai sette carri presenti, sfila un primo timido carro bombardiere realizzato dal Gruppo carristico “i Deřusciai”, del Presidente Domenico Miceli, balestriere.
Nel 2002, entrano in azione “i Bumbardei” veri e propri, guidati ancora da Domenico Miceli; il quale, col contributo tecnico del “Carlevà d’a Ciassa”, riusciva a confezionare ben tre carri bombardieri di grande capacità per il “gettito”.
Per la caparbieria del comitato di ottenere dai Bumbardei, o da chi per loro, almeno un carro a soggetto, i carri bombardieri si ridussero a due, ormai protagonisti fissi, che svolgono egregiamente il loro lavoro, per una Battaglia veramente combattuta.
Intanto, la necessità che le Compagnie Carristiche si dotino di opportuni carri bombardieri, che sfilino precedendo il “grande carro” ed ingaggino una furibonda “Battaglia di Fiori” al momento convenuto svanisce di edizione in edizione, perché “battagliare” ai carristi proprio non interessa.
Viceversa, un maggior impegno floreale da parte di tutti i partecipanti attivi, porrebbe, in modo definitivo, gli attuali bombardieri a non usare più coriandoli e neppure a dover sostenere pubblici incaricati in troppo goliardici ed indelicati gavettoni.
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NUMERO DEI CARRI
PARTECIPANTI DAL
1995
edizione della ripresa dopo dieci anni di inattività
1995 : dieci
1996 : undici e carro comitato
1997 : cinque grandi e otto medi
1998 : quattro grandi e sette medi
1999 : quattro grandi e cinque medi
2000 : quattro d’onore e cinque grandi
2001 : sette e un carro bombardiere
2002 : sette e tre bombardieri
2003 : sei e due bombardieri + Verbania
2004 : -
2005 : sette - due comitato e due bombardieri
2006 : sei - comitato e due bombardieri + “Sanremo”
2007 : sette - comitato e due bombardieri + “Sanremo”
2008 : sette e due bombardieri + “Sanremo”
2009 : otto e due bombardieri + “Pigotta UNICEF” e “Bombarock”
2010 : nove e tre bombardieri: “Il Festival del Circo a Monaco”
2011 : otto e tre bombardieri: “Quarto, la partenza dei Mille”
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Come la nostra Battaglia non sia capace
a gestire ed esportare modelli vincenti
EVOLUZIONE DI UN’IDEA
Con la ridotta partecipazione di carri, nelle Battaglie dei Fiori, dalla ripresa del 1995, la necessità di favorire il gettito dal termine del giro di presentazione, ha portato in scena “I Bumbardei”, una serie di carri da trasporto, realizzati da Domenico Miceli e infiorati, a corbeille, dal gruppo di signore guidate da Mariapina Lorenzi Golgo.
A seguire, in considerazione che anche le bande musicali si sono rarefatte nel tempo, ai Bumbardei è venuta l’idea di creare uno studiato gruppo di supporto, cavalcante biciclette e carretti da mercato, da alternare tra due carri, ad inizio e alla metà del complesso di sfilata, potenziando al contempo la distribuzione del gettito al pubblico.
Le biciclette impiegate sono state scelte rigorosamente d’epoca, anni Cinquanta, periodo nel quale erano moltissimi i floricoltori che si affidavano a quel mezzo di trasporto per raggiungere il Mercato dei Fiori, con le ceste ricolme del loro prodotto.
Alla bicicletta, attrezzata d’un gancio di traino, veniva unito un carretto a pianale, supportato da due ruote di bicicletta, opportunamente frenabili. Un’idea, quindi, in linea con un’accurata ricerca storica, che divulgava la conoscenza di usanze ormai desuete e forse incredibili da parte delle generazioni motorizzate ed informatizzate.
Si era nel giugno dell’anno 2002, quando sei baldi figuranti, nei panni di robusti floricoltori ed alcune graziose floricoltrici, pedalavano trainando voluminosi carretti stracolmi di masserizie floricole, lungo il corso della Battaglia.
Nel giugno del 2003 i Bumbardei collaborarono con i tecnici del Corso Fiorito di Verbania, che portarono a Ventimiglia un carro infiorato con la tecnica a colla, tipica della manifestazione verbana.
In quell’occasione, i tecnici insubri hanno ammirato il gruppo delle biciclette locali, tanto che tornando in patria hanno premuto per crearne uno simile, ovviamente di sole biciclette, essendo per loro estranea la tradizione del carretto ciclato da trasporto floricolo.
Nel giugno 2005, l’ormai consueta partecipazione verbana alla nostra Battaglia aveva già come protagonista un nutritissimo stuolo di bellissime cicliste, dotate di smaglianti biciclette infiorate, quale gruppo ufficialmente sostenuto dal Comune di Verbania, in qualità di messaggero di folclore.
I nostri ciclisti carrettati, rimasti a scampare tra i Bumbardei, risultarono eclissati dalla preponderanza e dalla studiata coreografia del gruppo verbano, tanto da far apparire che fossero stati loro ad aver appreso l’idea sul Lago Maggiore.
Gennaio 2006, “Europa in Fiore” a San Remo, il gruppo delle quaranta cicliste verbane, in elegante e studiata divisa, esprimeva un ammirabile folclore ciclistico, lungamente ammiccato dalle telecamere dell’Eurovisione, pubblicizzando il Corso Fiorito di Verbania, a chiare lettere.
Il Comune di Ventimiglia era presente col suo carro, a San Remo; il Comitato Battaglia di Fiori era ovviamente assente, mentre l’idea dei Bumbardei, lasciata languire nella regolare mancanza di fondi e di volontà, assumeva viepiù il marchio verbano.
da LA VOCE INTEMELIA anno LXI n° 7 - luglio 2006
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FUTURO DI BATTAGLIE
Articoli “VOCE” che suggerirebbero pareri ad una “festa” in disagio
2009
A QUANDO IL RILANCIO
DELLA “BATTAGLIA”
L.M.
Con il varo dell’Ente Battaglia dei Fiori, c’era da sperare in una scossa, nell’allestimento del potenziale evento ventimigliese, viceversa, il “Comitato” è saltato a pie pari nell’Ente, portandosi appresso la usuale tenuità.
La filosofia che lo dovrebbe ispirare, non può limitarsi al fatto di come resti necessario far sopravvivere l’annosa tradizione, per evitare che non vada perduta. Questa situazione d’emergenza deve in qualche modo interrompersi, nell’eventualità, considerato che decurta il pubblico bilancio di un gran bel gruzzoletto. Quindi deve contare su un rilancio alla grande.
Il successo di pubblico non può limitarsi alla presenza dei poco più di diecimila spettatori la sera di sabato 20 ed i quasi diecimila di domenica 21 giugno. Nel passato, questo evento è stato avvezzo a cifre di presenza ben più alte e assolutamente percepibili. L’arrivo dei pullman di spettatori superava notevolmente l’attuale quindicina; durante la mattinata, la Stazione Ferroviaria vomitava per ore fiumane di spettatori, allora paganti. Persino i pochi alberghi che esistevano, ospitavano potenziali partecipanti.
Però, nei mesi precedenti, la campagna pubblicitaria interessava tutta la Costa Ligure ed il Basso Piemonte, per il lato italiano, mentre curava particolarmente il lancio verso la Costa Azzurra, persino con l’invio di opportune carovane pubblicitarie. Oggi, a parte la presenza ad una Fiera, non abbiamo notato nulla, a riferimento, già poco oltre Vallecrosia, Trucco o Ponte San Ludovico. Inoltre, quest’anno, si attendeva l’aumento significativo dei soggetti partecipanti al concorso, ma invano. Si può notare il risveglio dello spirito carristico in un paio di Compagnie, mentre le più cercano di barcamenarsi, con l’intento di salvaguardare la gestibilità del capannone durante tutto l’anno, specie d’inverno, quando ci si propone mercenari per il redditizio Sanremo.
LA VOCE INTEMELIA anno LXIV n° 7 - luglio 2009 - pag. 2
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2011
Occorre rigenerare la Pugna
di Luigino Maccario
Se la Battaglia dei Fiori può augurarsi un futuro, questo passa dall’anteprima in notturna del sabato. La kermesse tardo serale in riva al mare si è ritagliata una concreta affermazione: la sera si esce più volentieri, si vedono i carri e poi è “Notte Bianca”, come seguito di buon livello. Sono senza dubbio i concittadini che approfittano di quel corso fiorito, gli stessi che nel giorno di domenica preferiscono andare in spiaggia piuttosto che partecipare ad una sana tenzone a colpi di fiori.
Nella pluridecennale competizione còte-rivierasca, l’evoluzione del nostro “Corso Fiorito” ha saputo riservarsi, per la sagra della domenica, una “Battaglia” a colpi di fiori; formidabile peculiarità che pare non riesca più a ad attrarre il pubblico, specie quello giovanile locale, non coinvolto, o meglio, attratto esclusivamente dalla “Notte Bianca” .
Se la sfilata della sera rappresenta dunque un “Corso Fiorito”, la distribuzione gratuita di fiori potrebbe risultare eccessiva. Quella sera, distribuire proiettili floricoli non rappresenta granché, nell’economia della festa.
Considerata l’opportunità della vetrina serale già definita, la “Battaglia” della domenica, dopo un “giro” di presentazione, più dinamico e meno oleografico di come avviene ora, dovrebbe trascinare i presenti alla “pugna floreale”, ma soltanto ed esclusivamente floreale, con l’uso di tutte le qualità di fiori possibili ed immaginabili; ma soltanto fiori.
Da quando il garofano è in produzione su altri territori, non più sul nostro, quello dovrebbe servirci soltanto nella realizzazione del nostro peculiare infiorare a mosaico, non siamo più tenuti a pubblicizzarlo; quindi sfruttiamolo dove serve, sostituendolo dove può essere sostituito, tanto più nel “gettito”, dove il gambo che regge le corolle da “gettare” o distribuire non dovrebbe superare il palmo, ponendo fine all’attuale infausta moda dell’accaparramento.
La data di metà giugno, così propensa ad essere messa in forse da elezioni e performance estive nazionali, ha avuto senso fino agli Anni Sessanta, quando la seconda fioritura locale del garofano metteva a disposizione materia prima a prezzo vantaggioso. Oggi, qualunque periodo dell’anno mantiene i costi al medesimo livello, quindi; ad esempio, fine aprile potrebbe essere meno calda e meno a rischio, per essere fissata onde agevolare la pubblicità di continuità. La collocazione primaverile, viste le ridotte ore di luce, renderebbe dunque coerente lo svolgimento tardo-mattutino, altrimenti impropriamente introdotto.
LA VOCE INTEMELIA anno LXVI n° 7 - luglio 2011 - pag. 1
2011
LA NOSTRA BATTAGLIA
Osservo, avvolto in una coltre di pensieri garbati, un bellissimo gesto altrettanto garbato che considero conclusivo della nostra splendida Battaglia di Fiori. Una persona offre con gentilezza una orchidea alla presentatrice Mara Cilli, già ... coperta di fiori lanciati dagli indomiti battaglieri. Aria di grande gioia si eleva dalla moltitudine di partecipanti che si avvia sulla via del ritorno con le braccia colme dei nostri fiori, lanciati e offerti dai partecipanti alla sfilata dei carri e dai tanti figuranti, grandi e piccini, assieme ad un messaggio di pace e di allegria. Abbraccio il maggior responsabile Bruno Manera, raggiante e circondato da un mare d’affetto e di riconoscenza, che ha voluto caricarsi di un impegno sovrumano fatto di passione e competenza - cume semu andai ? - è la domanda che mi pone con garbo.
Caro Bruno. Cari tutti ... siete stati magnifici dal primo all’ultimo carrista, alla marea di persona che rende la nostra Battaglia qualcosa di straordinariamente unico, impegnando mesi e mesi di passione partecipata, rimettendoci tempo e denaro. Per cui, a ragione, la nostra Battaglia è stata definita “il più bello spettacolo del mondo”. Ed è per questa unicità che mi sento indotto ad una riflessione e ad una proposta. Il ricordo si invola ad un vecchio poster che ci mostra un bimbetto mentre infila un garofano nella canna del fucile di un soldato portoghese. Si trattava della rivoluzione incruenta nella capitale Lisbona. Propongo che la nostra città colga quel messaggio floricolo e che la proponga in avvenire per far divenire Ventimiglia messaggera di pace universale. Mi piace talmente questa idea che la sottopongo a tutti quelli che la amano e che invito far lavorare la fantasia in questa direzione. Chissà che qualche governante o poeta (il mondo ne ha così tanto bisogno) voglia farla propria, e che la nostra Ventimiglia divenga, oltreché città dei fiori, anche città della pace.
S.C.
LA VOCE INTEMELIA anno LXVI n° 7 - luglio 2011 - pag. 10