ZONA INTEMELIA
ECONOMIA
del
TERZIARIO
Dal 1860, con la cessione della Contea di Nizza alla Francia, la gestione del terziario di Ventimiglia e della Zona Intemelia divenne in prevalenza una economia di frontiera. Di per se’, una favorevole situazione che avrebbe però dovuto fare i conti con le politiche economiche variamente instaurate dai due Stati confinanti; a volte favorenti l’uno o l’altro dei territori, con conseguenti situazioni di alti e bassi attinenti.
Dal XII secolo, con la frontiera lungo il rio Garavano, Ventimiglia aveva, di fatto, continuato a mantenere i suoi confini col Principato di Monaco, comprendente Roccabruna e Mentone. Diventate queste francesi dal 1814, la città mantenne una particolare attenzione di amicizia col principe, di fatto, ben ricambiata. Era una felice frontiera diretta, con Montecarlo in grande espansione.
Molta manodopera edile nostrana e numerosi artigiani intemeli prestavano la loro opera nel Principato, ivi recandosi stagionalmente e magari trasferendosi. Quest’aspetto ha riguardato anche molti professionisti, in tutti i campi. Inoltre, a Montecarlo, da sempre, il personale d’albergo e le mansioni nei pubblici esercizi sono stati coperti dalla popolazione intemelia, in cifre percentualmente elevate.
Al concludersi del XIX secolo, la venuta della linea ferroviaria della costa ligure, che avrebbe proseguito lungo la costa provenzale, richiese il sorgere, attorno alla stazione, di attività per l’accoglienza e il supporto dei viaggiatori. Allora, si verificò l’edificazione del quartiere moderno, sui terreni fino ad allora rivolti verso il convento agostiniano, con la primaria costruzione di alberghi e l’apertura di caffè e ristoranti, nei pianoterra dei palazzi che vi sorsero numerosi.
L’attività alberghiera e quella dell’intrattenimento, oltre ad una intensa attività ferroviaria, appoggiate ognuna da un consistente indotto, decretarono lo spostamento del centro cittadino sulla riva sinistra della Roia, relegando la finora centrale città alta ad uno straordinario sobborgo.
Le poche giornate di intrattenimento dedicato ai molti viaggiatori che dovevano sbrigare farraginose pratiche doganali ebbe luogo fino alla istituzione della Unione Europea. Già a metà del XX secolo i primi alberghi, ristoranti e caffé-spettacolo inseriti attorno alla Stazione ferroviaria, iniziarono un lento declino, fino alla trasformazione in appartamenti, negozi e uffici, quasi per tutti avvenuta entro gli Anni Novanta. Più recente è stato il declino dell’attività alberghiera turistica, dei siti affacciati sul mare, o quella dei Grand Hotel di Bordighera, che fin dall’Ottocento hanno ospitato una invidiabile clientela d’elite. Oggi, molti di quei plessi attrezzati attendono ancora di essere convertiti in seconde case, contro il parere della burocrazia. Intanto, il settore dell’accoglienza è stato sostituito da un promettente inserimento di semplici attività “B&B” e, nell’entroterra, di “Albergo diffuso”.
Ventimiglia si era dotata di un teatro, nel 1816, chiuso nel 1884 e spostato a Nervia fino al 1892. Nel 1904, i commercianti ventimigliesi costruirono il Politeama Sociale, oggi Teatro Comunale. Dal Primo Novecento Bordighera vantò il Teatro Zeni, oggi cinema e appartamenti. Nel periodo tra le due guerre, la Zona Intemelia si dotò di parecchie sale cinematografiche, quasi tutte fagocitate dall'avvento della televisione.
Assieme agli alberghi, all’inizio del Novecento, le cittadine della costa Intemelia si dotarono di Stabilimenti Balneari. Il Miramare a Ventimiglia e il Kursall a Bordighera, dettero avvio ad un’attività stagionale molto seguita. Nelle due città trovarono anche spazio file di cabine temporanee, gestite con strutture di accoglienza montate su palafitte, ma assai funzionali.
Miramare - Ventimiglia
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Nel settore della comunicazione, l’Intemelio si è evoluto come in ogni altra parte del Mondo, arrivando ad elaborare “u nostru parlà”, che oggi è in involuzione. Finito l’Evo Antico si è attrezzato di calamaio, inchiostro, carta e penna; anche per foggiare la corrispondenza che le "Poste" distribuirono ovunque, magari servendosi del telegrafo. Si arrivò poi ad usare: macchina da scrivere, calcolatrice, telefono, radio e televisione.
Sì, dallo scadere gli Anni Settanta, come altrove, la “Gente Intemelia” ha saputo emanare strepitosi programmi radio e televisivi locali. Questi, ancor oggi, si affaccendano nel frenare l’irruenza dei “Social locali”, così come di quelli mondiali, che scaturiscono dallo strapotere del computer e del WEB, nell'attuale Terziario avanzato.
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Per la città, sede di Stazione Ferroviaria Internazionale, un’attività fiorente è stata quella del cambiavalute. Questa era affiancata da un viavai ferroviario di popolazione, specialmente femminile, che in qualche modo spostava valuta da e per la Francia. Nel viaggiare, questa popolazione, come quella che vi si recava per lavoro, non mancava di acquistare oltralpe generi coloniali e alimentari di settore per uso proprio, ma soprattutto da distribuire in città, al rientro. Nel viaggio d’andata, avrebbe portato: bottiglie e tabacchi, giacché sovente i prezzi d’acquisto convenivano in Italia. Al contrario i nostri concittadini non si recavano per acquisti oltre confine, anche perché vigeva l’impressione che la lingua italiana fosse sconosciuta alla maggior parte dei bottegai mentonaschi, causando una conseguente incomunicabilità.
A cominciare dal 1998, l’attività dei cambiavalute venne rarefacendosi per scomparire nel 2002 con l’entrata in circolazione dell’€uro. Con essa, scomparvero anche quella ampia serie di botteghe alimentari e coloniali, che a Mentone costellavano l’ultimo tratto di strada prima di imboccare la salita per Ponte San Luigi. Per contro, con l’apertura del valico di Ponte San Ludovico e la comodità dell’€uro, divenne maggiormente fruibile la venuta di francesi a Ventimiglia.
Era il 1964 e per questo fatto, in città, si verificò il prosperare abnorme delle bottiglierie, ben rifornite di alcolici e liquori d’ogni specie, tra i quali i più ricercati, per il prezzo erano le più pregiate marche di aperitivi provenzali, trovati da noi a prezzi inconcepibili, a causa delle clausole d’esportazione del prodotto.
Intanto, oreficerie e gioiellerie, che da sempre venivano visitate da francesi di ogni dove, per merito della qualità che vi trovavano, sostenuta dell’equità del prezzo; iniziarono ad attrezzarsi di laboratorio orafo, se non avessero già trovato una proficua convenzione con uno dei numerosi “laboratori d’oreficeria” che presero ad attivarsi in città.
A fine Anni Sessanta, si insediarono in Zona i primi supermercati, che cambiarono la geografia dei punti vendita, sia di generi alimentari che d’uso. Mentre i supermercati sono cresciuti di numero, molti negozi sono spariti e altri si sono trovati un posto di nicchia, Nel proseguo, troppe serrande restano chiuse, mentre molte attività si insediano per sparire dopo breve tempo.
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La presenza degli uffici doganali internazionali, nella stazione ferroviaria, richiamò a Ventimiglia una folta schiera di funzionari e di agenti di frontiera sia italiani che francesi, le famiglie dei quali presero abitazione in loco. La Polizia Ferroviaria aveva una sede in stazione. Inoltre, l’internazionalità del luogo aveva richiesto l’appropriata presenza di Carabinieri, Polizia di Stato e Guardia di Finanza. Questa ha una vasta caserma in Via Trossarelli, la Polizia di Stato in Via Aprosio; mentre i Carabinieri tennero quartiere in Piazza XX Settembre, per poi dotarsi di un’ampia caserma in Via Chiappori. Divenuti Carabinieri, i componenti della Guardia Forestale, da poco hanno lasciato la loro sede di Via Lamboglia. Nella Zona Intemelia, l'operatività dei Vigili del Fuoco ebbe una storia assai travagliata. Soltanto nel 1980 la loro presenza divenne stanziale a Ventimiglia, dove cambiarono varie volte la sede. 1
Nel settore della promozione sociale, dal XIX secolo la Croce Rossa Italiana è stata presente in Zona; operando, dal 1884, nell’assistenza e nel soccorso sanitario, come Ente Pubblico, attraverso Sottocomitati. Dal 2016 è un’Associazione di Volontariato.
Nel 1948, un nucleo di appassionati volontari, creò il Comitato di fondazione della Croce Verde Intemelia che, l’anno successivo, cominciò a operare nell’ambito della Pubblica Assistenza, dapprima servendosi di una lettiga a mano, ma quasi subito ricevette dai cittadini una funzionale autolettiga. Ora le ambulanze sono numerose, parcheggiate nei pressi della sede di Piazza XX Settembre. Nel tempo trovò modo di insediarsi con presìdi nei centri più popolosi della Zona, poi sostituita dalla nascita di altre Croci, dai diversi colori.
Dagli Anni Ottanta, con sede in Via Tenda, opera la Protezione Civile “L. Veziano”. I suoi volontari compongono la Squadra Antincendio, il Nucleo Soccorso Acquatico e cooperano nelle emergenze di qualsiasi tipo.
Nell’assistenza, la “Chiesa” è stata in prima linea fin dal medioevo. Gli Antoniani all’Oliveto, divenuti poi Lerinesi, in San Michele. I Minori all’Annunziata e i Templari a Porta Nizza e a Sospello, rilevati poi dai Minori. Le Clarisse sul Cavu. Gli Agostiniani alla Bastida e le Lateranensi in Ciassa, seguite poi dalle Giannelline, dell’Orto. A Bordighera, i Benedettini a Capo Ampelio e poi i Cappuccini in Terrasanta.
Nel 1866, a Vallecrosia Luisa Murray Boyce, costruirà la Casa Valdese accogliendo bimbi poveri. Nel 1876, vennero chiamati i Salesiani e le suore dell’Ausiliatrice, che nel 1880 costruiranno gli Istituti del Torrione.
Nel 1887, il vescovo Reggio creava l’orfanotrofio per le bimbe, dopo il terremoto, presso le suore di Santa Marta, dietro la Cattedrale. Per le sempre più numerose orfanelle, il vescovo Daffra, appoggiato da Sir Hanbury, nel 1912, costruirà l’Orfanotrofio San Secondo, che rimase attivo fino agli Anni Settanta.
A Bordighera, nel 1880, Clarence Bicknell e Giacomo Viale, u fratin, collaborarono nell’assistenza alle famiglie povere e nell’erigere la chiesetta di Montenero. Inoltre fecero studiare Pietro Zeni, che diverrà un grande tenore.
Nel 1905, coi fondi lasciati da Ernesto Chiappori, verrà costruito il Ricovero per anziani, sulla piana di Latte.
Dal 1971, la Caritas ha trovato sede anche nella Diocesi di Ventimiglia, sostituendo più capillarmente la Poa.
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Con la dogana in vigore, in città fiorirono le Agenzie doganali: Spedizionieri per il disbrigo dei documenti opportuni; i quali divennero molti durante gli Anni Sessanta.
La scelta di far viaggiare su gomma, quanto aveva fino ad allora viaggiato comodamente su ferro, dopo anni di peripezie, coi TIR mal “posteggiati” alle Gianchette e persino a Roverino, nel 1986, portò a creare una comoda sede alle Agenzie, accanto al sospirato “Autoporto Riviera dei Fiori”, aggregato alla Autostrada A10.
Fin dal 2018, l’Autoporto intimò la chiusura dell’ultima manciata di Agenzie Doganali ancora attive nelle strutture del sito che oggi funge solo da parcheggio per i TIR.
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Con la dichiarazione della Stazione Ferroviaria ad Internazionale, nel 1882, l’edilizia cittadina prosperò fino alla completa costruzione del tessuto urbano nel Sestiere Cuventu, concluso negli Anni Trenta. Per questa impresa le ditte edili richiamarono l’attenzione di manodopera proveniente dal meridione nazionale, che si trasferì, con la famiglia, integrandosi in un tessuto urbano consono.
Nel dopoguerra, le pressoché medesime ditte si cimentarono con una gravosa ricostruzione, mentre dagli Anni Sessanta, sconsideratamente il settore aumentò di numero e di bramosia aderendo alla cementificazione impropria di un territorio, fino ad allora, ben conservato. Anche questa volta, manodopera e bracciantato vennero importati dal meridione, ma con criteri esageratamente fuori controllo, per ottenere un abbassamento abnorme dei salari. Esaurito il compito locale, molta di questa manodopera trovò ingaggio nella vicina Francia in qualità di lavoratore frontaliero. La città alta ed alcune frazioni divennero dormitorio per tali lavoratori discriminati, che tardarono ad integrarsi, fino al loro abbandono, a causa della sostituzione concorrenziale, operata in Francia, verso la manovalanza nordafricana.
Da allora, Francia e Principato si rivolgono ancora al settore nostrano dell’edilizia artigianale, trovandolo molto ben strutturato, mentre la manovalanza viene trattata, ancor oggi, pressoché come lo era negli Anni Sessanta, quando nei giorni di paga il lavoratore consegnava la busta-paga in Francia e al suo arrivo in Italia la trovava già volturata in Lire italiane e forse decurtata della percentuale di assistenza.
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È documentato come, dall’anno 824, in Zona, i giovano studenti abbiano potuto avvalersi di una idonea istituzione scolastica, ma soltanto nel XVI secolo i maestri erano anche presenti nei pagi dell’entroterra. Nell’Ottocento vennero aperte scuole per le ragazze e molti più giovani poterono istruirsi. Nel 1880, col contributo di Sir Thomas Hanbury, venivano costruite la scuole di Mortola, di Grimaldi e di Latte. Nel 1882, a Ventimiglia veniva aperta una Scuola Tecnica Municipale e l’anno successivo erano costruite le scuole di Via al Capo.
Nel 1900, trentasette Congregazioni cattoliche francesi, vennero a stabilirsi nella Zona Intemelia, in attesa che la politica francese si rivolgesse verso altre maggioranze.
Nel 1915, il Consolato di Francia, dotato di Scuola Francese, operava in Lungomare Cavallotti. Nel 1928, era completato l’edificio scolastico di Via Vittorio Veneto. Nel 1947, il Liceo scendeva in Piazza XX Settembre e nel 1985 apriva il liceo Scientifico Aprosio.2
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Ventimiglia e Bordighera sono state sedi di una Pretura che, nel 1911, dalle città alte verrà trasferita nei quartieri moderni. A Ventimiglia trovò sede in Via Cavour, lungo la curva poco prima del ponte, per essere poi ubicata nell’ala più recente del Palazzo Municipale. Negli Anni Ottanta, la riorganizzazione del settore cancellò entrambe le strutture. Più di recente, anno 2000, Ventimiglia ha trovato modo di avere una sede staccata di Tribunale che durò meno di un decennio. Col loro intenso viaggiare verso il Tribunale di Imperia, gli avvocati ventimigliesi portano avanti un’attività insostituibile.
Già nell’Ottocento, Ventimiglia è stata sede degli Uffici Finanziari: Catasto e Imposte. Negli Anni Sessanta, l’evoluzione di questo settore a livello regionale, trasferì questi uffici a Sanremo e Imperia, favorendo di fatto, in città, l’insediamento di molti studi tecnici: Geometri e Ingegneri; ma anche molti Ragionieri e Commercialisti per curare le pratiche, nella continua evoluzione dei regolamenti nazionali dei settori.
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Fin dall’inizio Ottocento, tra gli Intemeli, la professione medica è stata assai in auge. Dai borghi dell’entroterra, parecchi giovani ben indirizzati praticarono profondi studi sulla materia e le specializzazioni, esercitando poi le loro capacità nelle città della costa, fino ai primi decenni del Novecento. Forniti di cospicui mezzi dalle famiglie, fondarono apprezzate case di cura. 3
Ventimiglia era fornita di un ospedale documentato fin dall’anno 954. Dalla metà del 1400, abbiamo documento sull’esistenza dell’Ospedale Santo Spirito, forse sito nel Borgo, che alla metà del 1200 è citato in Oliveto e nel 1860 troviamo sul Munte d’ê Muneghe, dove rimane fino al 1956, quando viene trasferito al Funtanin, dove lo smottamento del colle lo costringerà, fin dal 1961, a trovare sede presso il cavalcavia di Nervia, fino al 1980. Sorgevano le ASL e Ventimiglia vantò per breve tempo la sede della ASL1, poi spostata a Bussana, ma l’unificazione degli ospedali di Ventimiglia e Bordighera, migliorò il servizio andando a risiedere nella struttura del Saint Charles sui confini Est di Vallecrosia. 4
Bordighera accoglieva i malati fin dalla metà del 1200, alla Madonna della Ruota. Nell’Ottocento si dotò di un ospedale sulla Via Romana.
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A partire dall’Ottocento, il trasporto pubblico locale, verso i centri più importanti dell’entroterra è stato sostenuto da avvedute ditte private, con l’impiego di omnibus e carrozze fino a quando non comparvero le variopinte “corriere” a motore.
Nel 1901, la società inglese Woodhouse & Baillie inaugurò la tranvia elettrica tra Ventimiglia e Bordighera, che smise di funzionare nel 1936, lasciando in eredità la concessione per una filovia alla STEL, che proseguirà fino a Taggia.5
Alla fine del Secondo Conflitto Mondiale, la genovese SATI curò il collegamento fra tutte le città costiere della Liguria, mettendole in comunicazione anche con un tratto di Costa Azzurra. La SAPAV ha sostituito il treno in Val Roia fino al 1979.
Nel 1975, la Provincia attuò la fusione di tutte le ditte di trasporto pubblico nella S.T.P., che serviva soprattutto l’entroterra; poi, dal 1983, incorporando anche la STEL, definì la sua sigla in RT Riviera Trasporti. Da allora anche Ventimiglia venne dotata di un servizio urbano, del quale Bordighera fruiva già da molti anni.
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Dai primi decenni dell’Ottocento, oltre alla raccolta spontanea di legna e pigne negli accuditi boschi d’allora, l’approvvigionamento di materiale per produrre energia si effettuava dalle ditte fornitrici di legna e carbone, che erano presenti, con sufficiente concorrenzialità, in tutte le città. Poi vennero introdotti, nel settore, le forniture di gas e di energia elettrica, ampiamente presenti in Zona.
Poco dopo l’istituzione del Regno, da Torino si mosse l’Italgas che venne a mettere in funzione, a Nervia, una Officina per il Gas, con due gasometri, che oltre alla illuminazione delle strade, forniva energia alle famiglie e alle aziende. Dagli Anni Cinquanta, entrò in commercio anche il gas liquido, distribuito in bombole da parecchi rivenditori della Zona, che offrivano un ottimo servizio di consegna. Poi arrivò il metanodotto, che sostituì i gasometri, ora divenuti esposizione di archeologia industriale, nei pressi dell’archeologia romana.
All’inizio, la produzione e la fornitura di energia elettrica era riservata a piccole ditte locali della Zona. A Ventimiglia operò la Riviera Electric Supply Company, che riforniva anche la tranvia. Nei primi decenni del Novecento, subentrò nel servizio elettrico regionale la società CIELI, che, nel febbraio del 1963 venne incorporata nell’ENEL, in tutta Italia.
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A cominciare dal XVI secolo, Ventimiglia visse la mancanza di un mercato settimanale di generi d’uso, che era mal rimpiazzato dalle fiere annuali e stagionali. Nel 1517, a causa di gravi fatti d’ordine pubblico, il Capitaneo genovese, sostenuto dal Consiglio e dai Sindaci, cancellava il mercato settimanale dei generi d’uso che verrà nuovamente istituito soltanto nel 1946.
La durevole assenza di bancarelle, in loco, favoriva nell’approvvigionamento del settore gli empori a posto fisso; che in città arrivarono ad esprimere notevoli entità: nella qualità, come nel prezzo; attraendo un vasto bacino d’utenza, anche da oltralpe, perdurato fino a tutti gli Anni Settanta.
Nel 1920, per movimentare la prima domenica d’agosto, i negozianti ventimigliesi di generi d’uso hanno chiesto all’Autorità competente di poter esporre su bancarelle la merce invenduta, depositatasi nei loro magazzini, per essere offerta a prezzi di vero realizzo, una svendita. Nasceva così “U Desbaratu”, ubicato lungo la maggiore via di traffico cittadino, opportunamente deviato. La kermesse piacque soprattutto ai francesi che, per decenni, hanno partecipato numerosi agli acquisti.
Dalla fine degli Anni Sessanta, manifestazioni similari sono sorte nelle città della costa intemelia, sempre in piena estate, fino ad inflazionare l’evento in generale.
Come abbiamo detto, soltanto dal 1946, potrà tornare a svolgersi il mercato settimanale. Avrà come titolo “Mercato del Venerdì” e finirà per attrarre i venditori ambulanti di molte italiche regioni, espandendo continuamente il plateatico occupato, fino a diventare, per la città, una vera e propria manifestazione internazionale. L’intera popolazione francese è al corrente dell’avvenimento settimanale e, venendo in vacanza nella vicina Costa Azzurra, non manca mai di programmare una visita alla “braderie” ventimigliese, frequentatissima inoltre, nel resto dell’anno, dalla popolazione di un’area locale, ampia come tutta la Provenza. 6
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Nei primissimi Anni Duemila, non più vincolato da tempo quale Mercato dei Fiori, sul luogo, gli assegnatari dei traballanti banchetti negli spazi di Mercato Annonario ottennero la disponibilità fissa del loro posto, provvedendo a renderlo chiudibile da serrande. La trasformazione richiamò una ancor più ampia clientela in arrivo dalla Francia, che già apprezzava la qualità dei prodotti esposti, a prezzi equi, in specie nei: salumi e formaggi, pasta fresca e ortofrutta a kilometro zero. Ma anche la miglior produzione di frutta e verdura di ogni parte d'Italia. 7
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Come è capitato altrove, nel mese di marzo 2020, la pandemia “Covid19” ha bloccato l’economia intemelia e non solo nel terziario; ma in questo settore è apparso più evidente il disagio, soprattutto per la scomparsa totale del cliente d’oltralpe.
Se in tempi rapidi la condotta del virus ci farà ritrovare un comportamento di vita simile a quello che abbiamo lasciato per debellarlo, potremo tornare a portare avanti una efficace economia anche nel nostro terziario.
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